L’annunzio della mia presenza al Convegno di Bergamo del 30 novembre: “Da Barbiana a Bibbiano” e il titolo della mia relazione: “L’attacco alla famiglia, dal ‘donmilanismo’ al Forteto” hanno fatto insorgere le truppe cammellate dei nipotini di Stalin e dei “Figli della vedova”, mentre i “pennaruli”, aedi del cattocomunismo, stracciandosi le vesti, hanno consumato fiumi d’inchiostro per gridare allo scandalo.

A questa gente preferisco non rispondere se non con le argomentazioni: nulla di nuovo sarà da me detto che già non sia stato ampiamente scritto e confermato da don Milani stesso (Lettera a Giorgio Pecorini “Amo talmente i miei parrocch…” per tacere il resto…) dal giornalista di “Repubblica” Sebastiano Vassalli in più articoli pubblicati anche in un libro “milaniano”, dallo scrittore di sinistra Walter Siti, da personalità della cultura e della Chiesa come il teologo domenicano Padre Tito S. Centi, i professori Mons. Luigi Stefani, Rita Calderini e Domenico Magrini e giornalisti come Pier Luigi Tossani (con la sua esaustiva biografia on line su don Milani), Alcide Cotturone ed Enrico Nistri, e soprattutto, da un prestigiosissimo sito “Il Covile”, diretto da Stefano Borselli, dove su don Milani e i collegamenti e le affinità con “Il Forteto” c’è addirittura un intero “volume” di prove.

Io non intendo rispondere agli insulti del PD e dei suoi tirapiedi, ovvero agli insulti di coloro che, in via di estinzione, cercano, almeno, di salvare i loro idoli, come fecero con la mummia di Lenin i comunisti dell’URSS. Resto fedele alla Verità e ai miei vescovi di cara e venerata memoria che condannarono don Milani  e il “donmilanismo”: il cardinale Elia Dalla Costa, Mons. Giovanni Bianchi (che subì un “processo popolare” a Barbiana di fronte ai ragazzi di don Milani) e l’arcivescovo Cardinale Ermenegildo Florit. Tutti e tre portarono sulle loro spalle la pesante croce della contestazione sessantottarda e cattocomunista dei “preti rossi” fiorentini.

In particolare l’arcivescovo di Firenze S.E. il Cardinal Florit “sequestrato” e oltraggiato in Curia dalla teppa isolottiana di don Mazzi, svillaneggiato e delegittimato da un suo successore, amaramente riferisce il suo ultimo colloquio con don Milani: “È stata una conversazione concitata di oltre un’ora. Momenti angosciosi. È (don Milani npc) un dialettico affetto da mania di persecuzione. Non preoccupazione di santità fondata sull’umiltà, ma pseudo santità puntata verso la canonizzazione di se stesso. Egocentrismo pazzo, tipo orgoglioso e squilibrato.”

Insomma mi trovo benissimo in questa compagnia, conscio di seguire la dottrina e i dogmi perenni della Chiesa santificati dai Martiri e dai Confessori della Fede, non le idee peregrine dei predicatori di odio “canonizzati” a Barbiana da Walter Veltroni e dal Segretario di Rifondazione Comunista Bertinotti.

 

Pucci Cipriani, 24 novembre 2019