Soldati del Re, nome tratto dall’omonimo capolavoro di Carlo Alianello insieme al quale si condivide di perfetta concordia lo spirito e la fiamma che lo animano e che trova perfetta sintesi in questa citazione:

“Qui non c’è vanità, non c’è successo, non c’è ambizione. Noi moriamo per essere uomini ancora. Uomini che la violenza e l’illusione non li piega e che servono la fedeltà, l’onore, la bandiera e la Monarchia… Ieri forse poteva sembrar più nobile, più alta la parte di là, ma oggi con noi c’è la sventura, e questa è la parte più bella. Perché sopra noi ci possiamo scrivere: senza speranza…”

La sventura, l’assenza di speranza dovrebbero essere la parte più bella? Circondati dal nemico da ogni parte, dovremmo forse esser lieti?
Chesterton ne “La ballata del Cavallo Bianco” racconta gesta simili, quando a Alfred Re del Wessex si appresta disperato a raccogliere i pochi soldati rimasti per fronteggiare l’invasione dell’Inghilterra ad opera dei barbari danesi. Gli appare in soccorso la Madre di Dio che, dopo un breve colloquio, si congeda dal nostro eroe lasciandogli da meditare una strana domanda: “Non dico nulla per il tuo conforto, e neppure per il tuo desiderio, dico solo: il cielo si fa già più scuro ed il mare si fa sempre più grosso. La notte sarà tre volte più buia su di te e il cielo diventerà un manto d’acciaio. Sai provar gioia senza un motivo, dimmi, hai fede senza una speranza?”.

Soldati del Re, sì, del Re dei re, questa è la speranza, questa la certezza, e tal è l’appartenenza poiché “gli uomini segnati dalla croce di Cristo vanno lieti nel buio”.

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