di Pucci Cipriani

“Tunc…Iudas qui eum tradidit(…) paenitentia ductus rettulit triginta argenteos principibus sacerdotum et senioribus (…). At illi dixerunt: “Quid ad nos? Tu videris!”  Et proiectis argenteis in templo, recessit et abiens laqueo se suspendit”

(Allora… Giuda, il traditore (…) pentito, restituì i trenta denari d’argento ai sommi sacerdoti e agli anziani (…). Ma essi dissero: “Che ci riguarda? Veditela tu”. Ed egli gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi.”)

(Matteo, 27, 3-6) 

Giuda si pente del tradimento e comprende la gravità del peccato, ma invece di affidarsi alla misericordia del signore si abbandona alla disperazione(“Abyssus abyssum invocat”) e si getta nelle braccia di Satana, prende una corda e si impicca. Ma nel suo gesto disperato c’è, se non altro, una drammaticità, qualcosa di angosciante, come nelle tragedie greche.

Del resto anche il male e il peccato hanno una loro grandezza. Sissignori. Prendete l’Innominato – grande nel peccato grande e paragonatelo a don Rodrigo o al suo cugino, il Conte Attilio, due imbecilli, ignoranti e cattivi, che si divertono a insidiare una povera ragazza…

Nella mia lunga milizia – sessant’anni che avrei dovuto festeggiare a Civitella del Tronto lo scorso anno se non ci fosse stato il golpe criminale sanitario –  ho pensato a lungo a quanti Giuda (“si parva licet componere magnis”) ho incontrato nel mio cammino : gente di cui avevo stima e affetto, con i quali avevo amicizia fraterna, che hanno tradito e tuttavia tradiscono vilmente, non la mia persona che non significa niente, ma la Tradizione, quel “tradidi quod et accepi” di cui si erano dichiarati orgogliosi, quella “Tradizione vita e giovinezza della Chiesa” come la definì un grande teologo, Mons. Brunero Gherardini che, più volte, abbiamo avuto tra noi, nella nostra Firenze.

Era un caro amico il primo che, più volte, aveva collaborato con noi. “A Pucci Cipriani, amico e Maestro di cui intendo seguire il suo motto : “A  voi il tempo a noi l’eternità” fu la dedica che vergò su un libretto di racconti abruzzesi che mi regalò e di cui non ricordo il contenuto ma che, comunque, prima o poi ri-leggerò.

Inaspettatamente mi disse che avrebbe abbracciato l’abito talare e sarebbe entrato in seminario…mi venne un tuffo di gioia  al cuore, come quando me lo annunziò Stefano Carusi (ora don – prof) che entrò nel Seminario di Econe fondato da Mons. Lefebvre e che, infatti, si è mantenuto fedele alla Tradizione. Altri cervelli…altri cuori…altre anime.

Beh al soggetto di cui parlavo sopra, autore di “Pezzi” (non viene specificato di che cosa), – che mi disse anche che sarebbe andato in un seminario “modernista” ma che si sarebbe mantenuto fedele alla Tradizione (“Una volta consacrato, verrò a Civitella del Tronto e sarò io a celebrare la S.Messa di sempre in rito romano antico”) – feci presente che sarebbe stato assai difficile mantenere la Fede cattolica in mezzo ai modernisti; ma era tanto il suo entusiasmo  la sua sicumera e altrettanto grande la mia emozione che non dissi più nulla.

Poi il silenzio. 

Mi arriva ora un giornalino della sua congregazione in cui il medesimo tiene una rubrica di “Il Vangelo della rosa” (ohibò!) in cui, con tono paternalistico di chi la sa lunga, ammonisce noi “poveri untorelli” su come credere e, soprattutto in chi credere,insegnando poi alla Chiesa (che per chi non lo sapesse è la Sposa Immacolata di Cristo) a fare la Chiesa: il nostro teologo mistico (insomma un Mons. Gherardini o un padre Lanzetta…in sessantaquatresimo) citando “il vescovo del popolo di Dio don Tonino Bello” afferma (udite!) che “Ognuno di noi ha il suo macigno (…)che impedisce la comunicazione con l’altro”  per cui – ora è lui che ci ammaestra – “solo l’esperienza dell’amicizia di Gesù ci libera dai macigni che ci opprimono”

Direte voi : questa è la scoperta dell’acqua calda! Male fareste a dirlo perché il nostro Giudacchiotto ha citato nientemeno che il “vescovo del popolo di Dio” don Tonino Bello, di fronte al quale ognuno dovrà scappellarsi.

Poi Giudacchiotto nostro diventa sempre più ardito e, montando in cattedra, ammonisce che la Chiesa non deve avere pretese egemoniche infatti: “in un’epoca di mescolamento di popoli e di religioni è improponibile e inattuabile una pretesa egemonica di una religione sulle altre, il rischio sarebbe quello di produrre scontri, violenze e disordini vari. Il cristianesimo ha però il compito di proporre sempre e comunque il Vangelo e la maniera per farlo meglio ce la suggerisce uno dei più grandi uomini di sempre, il Mahatma Gandhi : “Vorrei che la vita di voi cristiani ci parlasse nel modo in cui lo fa la rosa, che non ha bisogno di parole,ma semplicemente diffonde il suo profumo”.

Avete sentito il novello Aquinate? Qui chiudiamo la nostra nota (con la promessa di chiudere per sempre con questa gente) e ci par di sentire una voce che viene dal sottosuolo e che gli consiglia :“Giuda la corda…”

Tra i miei amici della Tradizione, che ho conosciuto recentemente, ce n’è uno che mi è particolarmente caro: Gregorio Martinelli da Silva. Ha ventitré anni e ha fatto gli studi pre universitari dai salesiani di ora (riuscendo, ciononostante, a mantenere integra la sua fede) , poi, si è laureato in scienze economiche e commerciali e si è candidato come consigliere comunale nelle liste della Lega – Salvini nel comune di Bagno a Ripoli a Firenze, ottenendo un ottimo successo personale e quindi nominato Capogruppo in comune di quel partito, dopo essersi dato da fare anche per gli altri e contribuendo all’elezione – con i voti cattolici  – di diversi consiglieri comunali e regionali.

Il novembre scorso Martinelli presentò nel comune di Bagno a Ripoli – noto per aver incoraggiato e foraggiato il gay pride – presentò al sindaco una mozione (oltre tutto simpaticamente provocatoria) contro la legge altamente liberticida Zan (ora in discussione al Senato con l’opposizione della Lega) dopo aver  giustamente ribadito che, in questa società, i veri discriminati, “con la complicità di istituzioni e politici incapaci”, sono i maschi eterosessuali e cattolici infatti con l’approvazione della legge Zan si andrebbero a colpire e si  “punirebbero”, con anni di galera “nel nome della lotta alla discriminazione(…) le persone che seguono la dottrina cattolica e arriveremmo anche al punto di discriminare tutta la categoria degli eterosessuali…”

Gregorio Martinelli da Silva proponeva dunque una “giornata dell’orgoglio eterosessuale cattolico”, affermando, che con questa legge Zan verrebbe incrementata l’omosessualità,  il matrimonio omosessuale  l’affido di minori a coppie gay, ribadendo che lui, da cattolico,condanna, con la Chiesa, l’omosssualità, che secondo il catechismo rappresenta “Un grave peccato impuro contro natura” che induce a una vita disordinata.

Giusta presa di posizione di un cattolico impegnato nella politica per la difesa di quei “principi non negoziabili” (Benedetto XVI) per cui erano prevedibili gli “alti lai” delle verginelle dai candidi manti della Sinistra, a cominciare dal sindaco di Bagno a Ripoli, che si stracciarono le vesti e iniziarono il linciaggio nei confronti di Martinelli; definito: omofobo, talebano, persona fuori del tempo, provocatore, integralista per cui gli “strazianti lai” di questi “battelli senza vapore” giungevano, più che al cielo, all’inferno, da Satanasso. Il Sindaco di Bagno a Ripoli “rabbrividiva”,analogamente la deputata comunista del pd, cattolica, anzi cattocomunista (poi ci spiegherà la “contraddizion che nol consente”, ovvero la negazione del principio di non contraddizione speculativo: sì=sì; no =no) che, poveretta, pensava “ai giovani che temono per la vita” e invitava la Lega “a condannare senza esitazioni le parole del consigliere e che gli chieda di fare un passp indietro”.

L’Onorevole Marcucci del PD “basiva”, l’Arci Gay “ululava”, l’Arci lesbica “guaiva”, i responsabili ripolesi di Forza Italia Laschi e Bacicchi (ovvero i signori Nssuno) “uggiolavano” scodinzolando di sdegno…

Ma quello che nessuno si sarebbe aspettato è che si udissero anche gli squittii di alcuni leghisti che, andando perfino oltre le richieste dei trinariciuti compagni, chiesero la “testa”di Martinelli, reo di essere un cattolico coerente con la sua fede, i cui simboli (Vangelo e  Santo Rosario) erano stati ampiamente sventolati dal leader leghista Salvini nelle precedenti campagne elettorali, che chiese ed ottenne il voto dei cattolici, in nome della difesa dei “principi non negoziabili” e, ahimè, con il voto dei tanti, tantissimi cattolici “integralisti” sono sono stati eletti personaggi (Ziello, Montemagni, Belotti, Ceccardi e un certo Santini viareggino)che ottennero l’espulsione dalla Lega dell’ottimo Gregorio Martinelli da Silva. (Leggi  QUI l’intervista di Ascanio Ruschi a Gregorio Martinelli “Testimoniare sempre la verità” )

Noi, dopo aver vomitato, schifati, ci siamo appuntati (nel taccuino e nel cuore) i nomi di quei personaggi e ce ne ricorderemo, statene pur certi, alle prossime elezioni.

Ogni domenica o festa comandata, come ogni buon cristiano ben sa, ci si dovrebbe recare in Chiesa, per assistere alla Santa Messa, possibilmente a quella in rito romano antico, dove ci si può (ci si poteva) comunicare prendendo la Sacra Particola in bocca, evitando il sacrilegio di profanare l’Eucarestia prendendola in mano. 

Ora la Chiesa si è completamente inchinata al Baal, al regime criminale sanitario – comunista, per cui non solo ci ha tolto (come lo scorso anno) tutti i sacri riti della Pasqua, ma , da oltre un anno, le presenze alla Messa sono contingentate, mentre la STASI di Speranza vigila con la “milizia rossa armata”, interrompendo alla bisogna – qualora il numero di presenti non sia quello stabilito dal soviet –  le funzioni religiose: cosa che nemmeno Hitler aveva mai osato fare con i suoi scherani.

Consenzienti le “alte gerarchie della Chiesa”, anziché fare evangelizzazione, i nostri parroci fanno “profilassi”: nelle chiese, al posto dell’acqua santa c’è il gel , con il quale il fedele deve disinfettarsi le mani, e lo stesso deve fare il prete, come se il Corpo del Signore fosse infetto. Come e più che nei locali pubblici in chiesa occorre portare la mascherina, cosa cretina e demenziale, dato il distanziamento delle persone…ma, prima delle autorità rosse, sono la quasi totalità dei preti a farti mobbing perché tu sia degno figlio non di Dio, ma dello Stato orwelliano. Ti danno, “per igiene”, sacrilegamente, la Comunione in mano ma, pur avendo abolito (fortunatamente) il rito dello “scambio della pace” con le strette di mano, fanno fare lo stesso uno “scambio della pace” con la testa, per cui i “fedeli” si voltano, a destra e a manca, davanti e di dietro, smuovendo la testa e facendo smorfie come tante marionette…sembra di essere al teatrino de “I Piccoli di Podrecca”!

Ma poi, impossibilitati di farlo loro stessi, tanti parroci hanno mobilitato i loro eserciti di “Cervellini” che,contenti di indossare una giacchetta da stradini con le strisce fosforescentio una fascia al braccio o un cartellino al collo con la scritta “Servizio”, gallonati come i valletti del circo equestre, vanno avanti e indietro – lieti  superbi come la Bettina di manzoniana memoria – a “dirigere il traffico” ecclesiale…l’altro giorno, nella sua parrocchia, il nostro Ascanio Ruschi, che si trovava a Messa con moglie e prole, è stato avvicinato da uno di questi “questurini”(mancati) di basso grado che, con fare tra il serioso e il pagliaccesco, voleva sapere se il gruppo (moglie, marito e figli) fosse stato della stessa famiglia…altrimenti avrebbero dovuto dividersi.  

Ma torniamo a noi. Mi diceva il buon Gregorio Martinelli che, finalmente, nelle file della Tradizione cattolica aveva trovato, a differenza che nella Lega, la sua giusta collocazione; coerentemente, ogni domenica, si recava – e si reca tuttavia – alla S. Messa nella centrale chiesa fiorentina di San Gaetano dove officiano i sacerdoti dell’ICRSS (acronimo di Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote), ottime persone, lo dico sinceramente, che celebrano secondo il rito romano antico ma che, voi mi capite, per motivi di sopravvivenza, “attaccano il ciuco dove vuole il padrone”…e il Padrone è quello che è.

E allora i poveri sacerdoti in turchino, si adattano al clima e le grandi nuvole d’incenzo, le trine, i codazzi,i tricorni nappati, le trombe e i tromboni non bastano a far dimenticare che, anche loro, ti danno anche la Comunione, sacrilegamente, in mano (“ma con il corporale” argomentano a loro difesa) oltre  ad esigere mascherine e lo staliniano “distanziamento sociale”.

Ecco, concludiamo la vicenda di Gregorio che, domeniche fa, si trovò sulla porta della chiesa, un bamboccione cresciuto e paffuto (“non cerebri” però), con il giubbotto fosforescente e con i galloni degli inservienti del circo Togni, un ragazzone alla “Franceschiello” che “faciva ‘a faccia feroce” e  che intimò al povero Martinelli : “la mascherina, signore, qui ci vuole la mascherina, altrimenti non si partecipa alla Messa”… 

Naturalmente il Martinelli se ne andò, tomo tomo, al suo posto, senza dar retta al ragazzone imbronciato, che, ripetutamente, andò da lui, minacciando e, poi, facendo marcia indietro.

Sono quei personaggi senza personalità, vissuti all’ombra delle sagrestie, viziati dai parroci che gli gettano l’osso da leccare per le feste pasquali e ai quali, prima, brucano nelle mani, poi, quando hanno ottenuto ciò che vogliono mordano la mano, come i cagnacci rognosi, fino a staccargli qualche falange. Non hanno cervello,  navigano a vista; sono analfabeti ma si credono sapienti ripetendo i discorsi altrui, pieni di aria e di supponenza…

Quando poi mi fu fatto il nome del personaggio compresi tutto.

E anche Gregorio comprese….intelligenti pauca.