Quando annunziai a gennaio del 2018, alla venerabile età di anni 73, che dopo le vacanze estive, avremmo aperto un sito della Tradizione Cattolica anche per iniziare una sorta di fattiva collaborazione tra le varie anime fedeli al motto “Tradidi quod et accepi”, lo feci, nonostante molti mi sconsigliassero : ma chi te lo fa fare? Accontentati di dirigere la tua “Controrivoluzione” (www.controrivoluzione.it attualmente è in preparazione il nuovo numero cartaceo, il N.128). Ed ancora: ma non ti basta la tua attività giornalistica? Son quasi sessant’anni che scrivi sulla carta stampata..e poi hai la tua attività di conferenziere e di organizzatore di eventi culturali…non ti aspetterai per caso la gratitudine della gente!

Se in questi oltre sessant’anni di militanza mi fossi aspettato la gratitudine o la ricompensa terrena avrei smesso da un pezzo la mia attività : ripenso al tempo in cui la gente come me veniva messa nel “ghetto degli intoccabili” e non era neanche frequentabile (ma ancor oggi poco è cambiato!); ricordo il Sessantotto, quegli anni di rivoluzione permanente che sfociarono, poi, nella lotta armata e nel terrorismo e ricordo anche che le prime “legnate” (i colpi dati all’animo comunque ti feriscono più delle botte date al corpo), le sconfitte di tante nobili battaglie che rifarei immediatamente, la prima quella contro il divorzio che perdemmo grazie ai cedimenti dei vertici ecclesiastici e alla distruzione o al “trasbordo ideologico” di quelle che, un tempo, furono valenti organizzazioni cattoliche, a cominciare proprio dall’Azione Cattolica, un tempo guidata da un vero “gigante della Fede” come il professor Gedda. E poi la battaglia contro l’aborto che non potemmo neanche combattere in quanto i vari Quisling, “sedicenti cattolici”, si rifiutarono di portare avanti facendo il solito vergognoso pastrochio e proponendo addirittura due referendum uno “minimale” e uno “massimale”…come se ci fosse un aborto più grave e un aborto meno grave, insomma un “abortino”.

E dalla vittoria dei sostenitori del crimine dell’aborto venne tutto il resto….la droga, il divorzio breve, l’espianto di organi a cuor battente e sangue circolante, la pre – eutanasia, il matrimonio pederastico, il gender. Insomma siamo arrivati a quel “mutamento genetico” a cui mirano tutti i regimi radicalsocialisti “zapateriani”, ovvero alla società di Sodoma e Gomorra..

Ma la lotta più feroce, quella che ci è costata tanta amarezza, l’abbiamo fatta, in tutti questi anni, contro la peggiore e la più demoniaca delle eresie : il Modernismo, condannato da un grande Papa : San Pio X…

Con il Concilio Vaticano II iniziò l’era dell’iconosclastia con l’abolizione del latino : “Una lingua universale per la Chiesa universale! Da polo a polo, il cattolico ch’entra in una chiesa del suo rito è in casa sua, – scriveva Joseph de Maistre – in famiglia e niente è forestiero ai suoi occhi. Giungendovi, egli ode ciò che udì tutto il tempo della sua vita e può mescolar la sua voce a quella dei suoi fratelli: li comprende n’è compreso.” 

E più che la battaglia per il latino combattemmo e tuttavia combattiamo quella per La Messa tradizionale, la Messa nel rito romano antico, la Messa di sempre e di tutti, trasformata, ora, in una sorta di “cena protestantica”. A suonare la Diana della riscossa fu lo scrittore cattolico mugellano Tito Casini – il “Virgilio cristiano”, come lo chiamò Papini, che ebbi l’onore di avere come amico fraterno e sodale,-  con la sua “La Tunica stracciata” e fu la “rossa” Toscana e Firenze, la Patria dei “cattolici belva”, come Papini, Giuliotti, Tirinnanzi e Tozzi, la città simbolo della “Resistenza” all’iconoclastia conciliare. Ecco, nell’iniziare questa mia nuova attività, il mio riverente ricordo va, innanzi tutto, ai miei familiari, che in tanti e tanti anni, molte volte anche non condividendo la mia foga e il mio impeto e, talvolta, neanche alcune mie battaglie, sempre mi compresero e mi sostennero e, poi, ad alcuni sacerdoti : don Luigi Migliorini, il non dimenticato traduttore del “Mistero Pasquale” di Boyer e di “Joslin” il poema Lamartiniano che egli rese ancor più bello con i suoi cinquemila versi martelliani, che fu anche mio collega nella Scuola Media di Borgo- l’anno del suo pensionamento coincise con il primo anno del mio insegnamento – don Ivo Biondi, il grande latinista firenzuolino, parroco della minuscola parrocchia di San martino in Argiana, che mai celebrò il nuovo rito, Mons. Luigi Stefani, l’intrepido Cappellano militare della Divisione Tridentina, il fiero combattente anticomunista e antimodernista e anche molti laici che ricordo con molto rimpianto: i professori Adolfo Oxilia, Bernardo Benoix Cherix, Dino Pieraccioni, Liliana Balotta, Chiara Asselle, insieme ad alcuni amici del Fronte Monarchico Giovanile, e, soprattutto, il Conte Neri Capponi, il simbolo e il baluardo della Tradizione non solo toscana, che per me è stato e, fortunatamente è , e spero lo sarà per molto ancora, un padre e un fratello, al quale i primi di settembre, in uno dei nostri periodici incontri, al suo rientro in Firenze dalla campagna, farò la sorpresa di mostrare questo nuovo sito ed egli, ne sono certo, gioirà per questa nuova iniziativa, semmai stemperando l’entusiasmo con una delle sue battute: “Ma Pucci, i guai te li vai a cercare… e così ti vuoi inimicare mezzo mondo anche nell’ultima tappa della tua vita?” .

Nel “combattimento ad majorem Dei gloriam” io ho sempre avuto dei punti di riferimento nei sacerdoti della Fraternità Sacerdotale San Pio X che ci hanno sempre assicurato la Messa cattolica negli annuali convegni della “Fedelissima” Civitella del Tronto e mi onoro di aver conosciuto il grande Mons. Marcel Lefebvre ( una delle sue prime conferenze : “La Messa di Lutero” il cui testo, poi, stampammo a cura di “Una Voce”, la tenne a Firenze presso il Circolo Borghese e della Stampa a cui seguì, l’indomani, il Pontificale solenne nell’Imperiale e Regia Arcibasilica di San Lorenzo) il quale, prima ancora della sua conferenza stampa, mi confidò – e io  pubblicai la notizia in un grande articolo su “Candido” quando ero vaticanista di quel settimanale fondato da Giovannino Guareschi) – che, proseguendo quella che lui chiamava “l’apostasia di Roma”, sarebbe stato costretto a fare, stante lo stato di necessità, dei vescovi…

Le motivazioni per continuare il “bonum certamen” le trovavamo e le troviamo tuttavia nell’attività culturale e politica delle associazioni culturali del professor Roberto de Mattei, in quella sua sana dottrina, in quei giornali, in quelle pubblicazioni, in quei libri che, per tutti noi, sono stati e sono fonte sorgiva di Fede e Dottrina. E insieme al professor de Mattei non posso non ricordare un’altra colonna, un altro carissimo amico fraterno e Maestro : il professor Massimo de Leonardis.

Molti sono stati i fatti che, in più fasi della mia ormai non più breve vita, mi hanno fatto dispiacere ( ed io, per vincere i dispiaceri, le delusioni, le amarezze – e molte son state quelle della mia vita – anziché “gettare la spugna” moltiplico il mio impegno) sono l’arroganza, l’ignoranza, la maleducazione e la supponenza – e parlo di gente del mio ambiente che credeva o crede, sbagliando, di essere “tradizionalista”, degli altri, dei “lontani”, me ne frego altamente  – di quelli, insomma, che il Carducci definiva “tanti cazzerellini tutto pepe e sale” e che, io, più semplicemente, chiamo “le caccole della tradizione”.

Sono uno che ama davvero la Tradizione anche nei suoi aspetti esteriori: mi piacciono oltre al canto gregoriano e al latino, i bei paramenti, le nuvole d’incenso, la cappamagna, il camauro, le chiroteche, la sedia gestatoria, financo le trine, i merletti e il “valletto” con la feluca e l’alabarda…di fronte al cialtronismo attuale che vede i preti vestiti da pagliacci e i chierici in mutande e le monache in minigonna o peggio, fa piacere riportare alla luce questi antichi costumi della Santa Chiesa. Ma, sia chiaro, tutta questa magnificenza ha un senso quando alla forma (importantissima) si aggiunge anche la sostanza (altrettanto importante) : non si può fare una bella liturgia, tacendo, poi, sulla Dottrina…in altre parole non si possono fare compromessi: celebrate pure la S. Messa ma tacete sul resto altrimenti…insomma il “do ut des”.

L’uomo della Tradizione non può tacere e deve sempre ricordare l’ammonimento evangelico : “Se anche un solo iota (“iota unum”) sarà cambiato sia anatema”…e, ora, non uno iota, ma addirittura i Comandamenti Divini vengono cambiati.

Quando poi al colpevole silenzio si aggiunga la guerra, non certo palese, ma sotterranea, nei confronti di coloro che la Verità la gridano dai tetti, allora si arriva all’alto tradimento. E, in guerra, chi tradisce va fucilato…alle spalle.

Chiudo la parentesi.

Inizio dunque questa mia nuova avventura ma non avrei mai avuto il coraggio di portarla avanti se, al mio fianco, non avessi avuto Ascanio Ruschi che, adesso, ha poco più di quarant’anni e che mi è stato vicino, fraternamente e fedelmente (e la fedeltà è merce rara oggidì), da quando aveva sedici anni e, per la prima volta, venne a Civitella del Tronto e rimase ammaliato dalla Tradizione : “Aspetto ogni anno la seconda settimana di marzo per il Convegno della “Fedelissima” Civitella del Tronto, come un bambino attende l’Epifania” ci diceva…

Ascanio è un valente avvocato,un ottimo padre di famiglia, un uomo di cultura ed è nobile, ha dunque una nobiltà di origine ( i “quarti” di nobiltà e il Granduca di Toscana Sigismondo lo ha anche, meritatamente, creato cavaliere di Santo Stefano) ma alla nobiltà di origine, egli aggiunge quella che, in politica, si chiama nobiltà di esercizio e, nel nostro caso, nobiltà di cuore.

In tanti anni abbiamo sempre “marciato” affiancati, e, quando ci sono state decisioni, anche gravi, da prendere, non ci sono mai stati tentennamenti…egli ha, molte volte, sopportato anche le mie impuntature, i miei scatti d’ira, insomma il mio carattere che – mi dicono – non sia dei migliori. Egli, e lo noto, ha delle doti che anch’io dovrei coltivare: la pazienza, la sopportazione e l’equilibrio,…e io lo apprezzo anche per questo oltre che per la sua generosità. Quante castagne mi ha tolto dal fuoco!

Sia  Ruschi che il sottoscritto hanno avuto il privilegio di conoscere negli ultimi anni un santo sacerdote, un frate dell’Immacolata e di p. Kolbe, un frate di San Francesco (lo stesso frate che lo ha sposato ) e che ci ha confermati nella Fede e nella Dottrina di sempre e, per questo, è stato “esiliato”, perseguitato, calunniato, senza che i “falsi tradizionalisti”, le “caccole della tradizione” muovessero un dito in sua difesa. E’ grazie anche al p. Serafino M. Lanzetta, ai suoi studi, al suo apostolato, alla sua azione, alla sua dottrina, che abbiamo avuto, entrambi, la forza di continuare la nostra battaglia quando egli è “partito” e, con lui, sono morte quelle eccezionali iniziative che altri, per “viltade”, si sono ben guardati dal portare avanti….

Inizio dunque, come Direttore del Sito “Soldati del Re”, con al fianco, in qualità di “Condirettore”, Ascanio Ruschi, questa nuova impresa facendo mie le parole, con cui l’amico Tito Casini, nel febbraio del 1967, spiegava, nella premessa a “La Tunica Stracciata”, il perché del “bonum certamen” in difesa della S. Messa cattolica e della Tradizione “vita e giovinezza della Chiesa” :

“Cui bono? Vale a dir con quale speranza? Rispondiamo: nulla nell’uomo, tutta in Colui del quale la Cresima ci fece soldati. Costretti a combatter da partigiani – con le intemperanze, possibili, dei partigiani – ci accade, pur nella sproporzione del confronto , di ripensare alle parole che un grande partigiano di Dio, Matatia, rivolgeva ai figli morendo : “Ora prevale la superbia e il sovvertimento. Perciò, figlioli, siate zelanti e state saldi nella fede…”

Armati di fede, noi combattiamo e combatteremo, per Israele dentro Israele, per la Chiesa dentro la Chiesa, memori di quelle parole, ‘non veni pacem mittere sed gladium’ , offrendo a Dio anche per questo dolore di dover guerreggiare contro “nemici” che sono nostri amati fratelli…”

Ecco, con questo spirito, con questa determinazione iniziamo la nostra impresa, inaugurando il sito “Soldati del Re”, oggi 16 agosto 2018, nel giorno di S. Stefano Re d’Ungheria.

PUCCI CIPRIANI