Tratto da: https://www.destra.it/laltro-risorgimento-francesco-v-deste-un-duca-sorprendente/

di Franco Maestrelli

Consigliato da un amico lettore attento di libri di storia ho letto questa bella biografia dell’ultimo Duca di Modena, Francesco V d’Austria Este scritta dalla modenese Elena Bianchini Braglia e pubblicata nel 2019 da Terra e Identità. Soffocati dalla retorica risorgimentale inoculataci obbligatoriamente nella scuola dell’obbligo, sfugge ai più la ricca varietà delle dinastie che esistevano nella penisola italiana prima che si raggiungesse l’unità statale del 1861.

Ci siamo dimenticati le piccole capitali come Firenze, Parma e appunto Modena. Ma alle spalle di quelle piccole capitali ricche di arte cancellate in un fiat da plebisciti manipolati esistevano anni di storia e di dinastie antiche. Soprattutto Francesco V d’Austria Este è stato vituperato dagli storici risorgimentali come tiranno antitaliano. Dalla lettura della bella biografia che si fonda su una bibliografia notevole di varia tendenza ma anche su documenti ufficiali ed epistolari poco noti nonchè sulla monumentale biografia ottocentesca di Teodoro Bayard de Volo fedelissimo del Duca, Francesco V appare invece un Capo di Stato, pur di un piccolo Stato, culturalmente vivace e tutt’altro che retrogrado. Autore in gioventù di uno studio su una possibile Confederazione italiana comprendente gli Stati preunitari che se realizzata avrebbe forse evitato quell’unificazione forzata nata in ambiente massonico liberale da cui sono nati molti mali che tuttora ci affliggono. Il Duca inoltre era un cattolico fedele al Papa Pio IX e sostenne sempre l’ambiente legittimista e controrivoluzionario che faceva riferimento alla combattiva rivista La Voce della Verità (sui cui scrivevano Monaldo Leopardi e Antonio Capece Minutolo Principe di Canosa) e questo spiega l’astio della produzione storica successiva.

Il piccolo Ducato era fiorente di arti e industrie e fu arricchito di artistici edifici ed istituzioni d’avanguardia come la locale Università tuttora rinomata. C’era anche il progetto di una ferrovia che avrebbe favorito gli scambi commerciali col nord Europa e col resto della penisola. Progetto realizzato in minima parte a causa degli eventi bellici del 1859. Dopo l’occupazione da parte del Regno di Sardegna il popolo del Ducato manifestò a lungo fedele attaccamento al Duca e, caso unico, l’intera Brigata Estense, cioè il piccolo esercito di Modena, seguì in blocco Francesco V nell’esilio nei territori allora sottoposti all’Impero d’Austria Ungheria.

La fedeltà della popolazione del Ducato è confermata dai rapporti inviati a Cavour dll’agente segreto e provocatore Filippo Curletti che invano aveva tentato di sollevare le folle per giustificare l’invasione militare.Il libro della Bianchini Braglia ci conduce con tono divulgativo attraverso al vita di Francesco V fino alla morte sopravvenuta in esilio a Vienna nel 1875 , esaminando anche il periodo giovanile ai tempi del padre Francesco IV( la madre era Maria Beatrice Vittoria di Savoia) coinvolto nelle agitazioni del 1848 (compresi alcuni episodi sanguinari avvenuti ad opera dei liberali) e del celeberrimo caso di Ciro Menotti.

Francesco V morì ancor giovane da privato cittadino e abbandonato da tutte le potenze europee (la clausola del trattato di Villafranca che avrebbe dovuto far restituire il Ducato agli Austria Este non fu mai rispettato) poiché il personaggio era troppo cattolico controrivoluzionario (non volle mai riconoscere il parvenu Napoleone III né l’usurpatore Vittorio Emanuele II) e ormai il clima era mutato e il liberalismo trionfava in tutte le capitali europee e non perdonava al Duca la coerenza legittimista che lo aveva spinto oltre che ad aiutare i controrivoluzionari italiani anche ad ospitare i legittimisti portoghesi (Miguelisti) e quelli spagnoli (Carlisti). Una figura considerata ormai fuori moda ma che resta un personaggio di grande spessore.

Elena Bianchini Braglia, L’ultimo Duca, Terra e Identità, Modena 2019, ppgg. 272, euro 15,00

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