Il ’68 non è irreversibile

Il Sessantotto fu un movimento organizzato su scala internazionale da una minoranza organizzata, da una lobby intellettuale, potente e ramificata, che aveva un preciso progetto di trasformazione della società. E che si inserisce all’interno di una rivoluzione più ampia, chiamata “secolarizzazione”. Ma se ne può uscire. Ecco come.

Il passato presente

Il Sessantotto fu una rivoluzione in tutti i sensi. Si inserisce, secondo l’analisi fatta dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira in Rivoluzione e Controrivoluzione, in quella «lunga linea rossa», che parte dalla prima rivoluzione, il protestantesimo, passa alla seconda rivoluzione, quella francese e le varie rivoluzioni nazionali come il Risorgimento italiano, per giungere poi alla terza rivoluzione, il comunismo. Con il Sessantotto inizia la quarta rivoluzione, quella più grave perché ha radici profonde in interiore homine. Come scrive Corrêa de Oliveira: «Il ‘68 fu il risultato di una guerra psicologica totale, che ha in mira tutta la psiche dell’uomo,cioè lo lavora nelle diverse potenze della sua anima e in tutte le articolazioni della sua mentalità».

Eugenio di Savoia: un difensore della Civiltà cristiana e dell’Impero

  Eugenio di Savoia, il grande servitore dell’Impero Austriaco, il grande difensore della Civiltà Cristiana, può essere considerato la personificazione dell’uomo che respinge la tentazione della mediocrità e della resa e pone innanzi a tutto la fedeltà, il dovere, il sacrificio, la lotta. La sua scelta deve essere la nostra scelta. A questa scelta non si può sfuggire. È necessario sacrificarci e lottare oggi perché la Civiltà cristiana non perisca e perché il nostro avvenire, il futuro delle nostre famiglie e delle generazioni che verranno sia un futuro non di odio e di violenza, ma di ordine, di tranquillità, di pace, di quella vera pace a cui con tutte le fibre del nostro cuore, tutti noi sinceramente e profondamente aspiriamo.

Onore ai Serenissimi

Pregando sulla tua tomba nascosta / il saluto ti porge un veneziano / che al tuo calvario con pietà si accosta, / ultimo Doge, ultimo Sovrano. (Federico Fontanella)

Da Vienna a Belgrado

Di fronte all’Islam che ancora una volta avanza, il nostro sguardo si volge alla storia. Lo spirito dei combattenti di Lepanto e di Vienna non va relativizzato, come se fosse quello di un’epoca storica ormai conclusa, superata, da un nuovo Cristianesimo, buono, tollerante e arrendista. La disposizione di animo che animava san Pio V e il Beato Innocenzo XI e con la quale combattevano i guerrieri di Lepanto e di Vienna è una attitudine dello spirito mai tramontata, che sempre riaffiora nei momenti di crisi della civiltà. Per comprenderlo possiamo cogliere questo spirito nelle molte fotografie che conserviamo dei combattenti cattolici nella guerra di Spagna.
Soldati del Re