Che fare?

 

Sono trascorse tre settimane dall’uscita del memoriale di Mons. Carlo Maria Viganò e il clamore suscitato non accenna a calare, anzi. Sino a quando continueranno ad uscire commenti esasperati, sia dall’una che dall’altra parte dei due schieramenti, sarà difficile riflettere con calma e serenità d’animo per meditare il da farsi. Non si potrà, infatti, restare inerti come se nulla fosse accaduto. È accaduto qualcosa di sconvolgente che va analizzato e approfondito in tutti i suoi risvolti al fine di cominciare a valutare le azioni da intraprendere per risolvere i problemi che, volenti o no, sono emersi dal memoriale. Reagire a caldo sarebbe pericoloso per tutti, in considerazione che qualcosa si dovrà fare e fare il primo passo nella direzione sbagliata potrebbe essere disastroso sia per chi è per Papa Francesco, sia per chi vorrebbe un mutamento radicale della situazione.

 

Perché tanta precauzione?

 

Ci rendiamo conto, purtroppo, che siamo sull’orlo di uno scisma dolorosissimo, ancor più doloroso di quello causato da Lutero o di quello che ha diviso la Chiesa d’Oriente da quella di Roma. Certamente quei lontani eventi sono stati di una gravità immane e quanto mai dolorosi per tutta la Cristianità, ma oggi è in discussione la stessa Chiesa Cattolica Romana nel suo complesso, anzi nella sua essenza fondata sull’autorità del papa, del successore di Pietro. In discussione è la Chiesa di Nostro Signore, quella Chiesa che da duemila anni si regge sulla nostra fede e sulla fiducia nel Suo fondatore e nella Sua Madre, la sempre vergine Maria e, non dimentichiamolo, anche sul Magistero della Chiesa di Cristo il cui vicario in terra è il Vescovo di Roma. Quella Chiesa nutrita dal sangue di migliaia e migliaia di martiri di ogni età e in ogni epoca, quella Chiesa che ci ha dato santi sublimi e idee derivate dalla Rivelazione Divina che sono ancora il fondamento della civiltà dell’Occidente. Ferire ancora una volta la Chiesa di Roma sarebbe uno smacco per tutti, per coloro che sono portatori di un attaccamento alla Tradizione, che di per sé è tutt’altro che un difetto; per coloro che auspicano una collaborazione più stretta col Mondo Moderno che , in fin dei conti, è una necessità perché è questo e soltanto questo il nostro Habitat; per i Riformati di ogni tendenza che hanno ragione di esistere proprio in funzione della esistenza della Chiesa Romana dalla quale hanno voluto differenziarsi e che, se scissa ancora una volta, porterebbe i riformati a dividersi ancora di più per la simpatia verso una delle due o più soluzioni che potrebbero sortire da un probabile scisma; per la Chiesa d’Oriente nelle sue molteplici differenziazioni locali o nazionali, perché a fronte di un altro scisma della sua sorella maggiore si sentirebbe essa stessa menomata giacché le divisioni indeboliscono tutti i membri della grande diaspora. Le divisioni indeboliscono, hanno sempre indebolito il Cristianesimo nel suo insieme rendendolo meno compatto e più sensibile agli attacchi dei vari avversari che, da quando è nato dalla costola ebraica e sul fondamento della persona di Gesù Cristo, hanno sempre cercato di combatterlo per farlo fuori.

Ciò detto, analizziamo la situazione. Al punto in cui siamo non si può far finta che nulla sia successo e che si ricominci come se l’esplosione che ha sconvolto l’ecumene cattolico fosse un innocuo sparo a salve. Non lo potrà essere, perché i problemi emersi sono reali e richiedono un intervento radicale ed immediato. Se Roma restasse inerte perderebbe la faccia verso sé stessa e verso l’intero mondo comprese le altre Confessioni cristiane. Perderebbe la faccia verso l’Islam che, al contrario – almeno ufficialmente – è sempre stato draconiano su certi aspetti dei comportamenti umani (peraltro l’omosessualità nel mondo islamico è diffusa quanto lo è nei paesi cristiani e non è una novità). Affrontare il problema omosessualità all’interno della Chiesa è di fondamentale importanza e la sua presa in esame da parte della Curia e dal Papa stesso non è più rinviabile. Non è più possibile rinviarlo perché non è soltanto al suo interno che va risolto in quanto la discussione approfondita di questo problema sarebbe di grande aiuto anche per gli Stati e per tutta la civiltà occidentale. La discussione, in seno all’ecumene cattolico, richiamerebbe l’interesse del mondo moderno in preda ad una rivoluzione antropologica che sta prendendo una deriva quanto mai pericolosa che rischia di portare il mondo intero verso la sua distruzione morale e, di conseguenza, materiale. Il mondo, soprattutto quello occidentale, ha trasformato i vizi dell’uomo in diritti civili a causa dell’errato concetto che è l’Uomo nel pieno esercizio della sua libertà a decidere democraticamente quali sono i diritti in assenza di qualsivoglia vincolo morale estraneo alla comunità umana. La morale per il mondo moderno è una variabile dipendente unicamente dalla ragione umana che si esprime col metodo democratico. Ogni riferimento a vincoli esterni di carattere metafisico soccombono di fronte all’imperio dell’umana ragione.

Proprio per questo motivo il mondo moderno ha bisogno che chi ha una elevata autorità morale – come la Chiesa di Roma ha e che, seppur appannata per i cedimenti al pensiero dominante, potrebbe tornare ad essere come un faro se soltanto lo volesse seriamente – si faccia sentire e che, prendendo spunto dai suoi stessi errori, ammonisca a non proseguire sulla strada intrapresa che conduce direttamente alla dissoluzione dell’Occidente una volta cristiano. Dissoluzione divenuta evidente non soltanto per la decadenza morale ma soprattutto per l’elevato tasso di denatalità che sta portando all’ estinzione delle nazioni dell’Occidente.  Per tornare a farsi sentire come maestra di morale la Chiesa di Roma ha da fare pulizia al suo interno, una pulizia radicale, coraggiosa, direi quasi temeraria, senza alcun privilegio verso chicchessia. Il Popolo di Dio saprebbe apprezzare e tornerebbe a guardare verso Roma con fiducia, una fiducia che ora è quasi azzerata a causa dei comportamenti indecenti e delittuosi di molti suoi altolocati rappresentanti e di tante persone consacrate.