Presentazione di La Porte Latine
Roberto de Mattei è stato Professore di Storia in diverse Università italiane, nonché Vice Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), la più grande istituzione scientifica d’Italia. Attualmente è Presidente della Fondazione Lepanto, Direttore dell’agenzia d’informazione Corrispondenza Romana (in francese Correspondance européenne) e della rivista mensile Radici Cristiane.
E’ autore di numerosi lavori, in particolare, tradotti in francese: Vatican II, une histoire à écrire (Muller, 2013) [Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta, Lindau, 2011]; Apologie de la Tradition (Chiré, 2015) [Apologia della Tradizione, Lindau, 2011]; Le Vicaire du Christ. Peut-on réformer la papauté ? (Le Drapeau blanc, 2016) [Vicario di Cristo. Il primato di Pietro tra normalità ed eccezione, Fede e Cultura, 2013]; Le ralliement de Léon XIII : l’échec d’un projet pastoral, (Cerf, 2016) [Il ralliement di Leone XIII. Il fallimento di un progetto pastorale, Le Lettere, 2014]; L’Église dans la tourmente : histoire du Ier millénaire de l’Église (Le Drapeau blanc, 2017) [La Chiesa fra le tempeste. Il primo millennio di storia della Chiesa nelle conversazioni a Radio Maria, Sugarco, 2012].
Egli ha concesso a La Porte Latine, il sito ufficiale del Distretto di Francia della FSSPX, una lunga intervista, senza infingimenti, senza concessioni, senza timore di offendere i “benpensanti” e i “condiscendenti” di ogni latitudine! Il suo sì è sì, e il suo no è no!
Noi lo ringraziamo per la sua franchezza e per il suo coraggio che non possono che rafforzare la nostra volontà di instaurare tutto in Cristo.
La Porte Latine: Il 4 giugno 2014, la sua Fondazione Lepanto organizzò a Roma un incontro che aveva per tema «La Chiesa cattolica è alla vigilia di uno scisma?». Tenuto conto degli ultimi anni trascorsi, può delimitare quello scisma che intravedeva allora?
La Porte Latine: Lo scisma odierno non consiste forse nella rivolta di una prassi che ha preso il sopravvento sulla dottrina e, in caso affermativo, in che misura si può dire che essa sia stata ufficialmente aperta dallo stesso concilio Vaticano II?
Questa concezione si fa chiara nella Esortazione post-sinodale Amoris laetitia. La Amorislaetitia non nega esplicitamente la dottrina della Chiesa sui divorziati risposati, ma afferma che bisogna distinguere tra l’idea, che non muta, e la realtà pastorale, mutevole, in cui la applicazione concreta del principio è lasciata alla coscienza del fedele, o della sua guida spirituale. La pastorale perde i riferimenti assoluti della metafisica e della morale e ci propone un’etica del caso per caso. L’agire umano si riduce a scelta di coscienza del singolo, radicata non nell’oggettività di una legge divina e naturale, ma nel divenire della storia.
La Porte Latine: Il 5 gennaio, lei ha lanciato un appello ad ogni persona che detiene autorità nella Chiesa, chiedendo di «adottare un comportamento di critica filiale, di deferente resistenza, di devota separazione morale dalle responsabilità di auto-demolizione della Chiesa. Da diverso tempo, lei richiama il «falso concetto di obbedienza» che si pratica oggi nella Chiesa. Può precisare qual è il posto dell’obbedienza nella Chiesa, e dove e quando comincia, secondo lei, la falsa obbedienza?
Oggi purtroppo è diffusa una “papolatria”, per cui , il Papa non è il Vicario di Cristo in terra, che ha il compito di trasmettere integra e pura la dottrina che ha ricevuto, ma è un successore di Cristo che perfeziona la dottrina dei suoi predecessori, adattandola al mutamento dei tempi. La dottrina del Vangelo è in perpetua evoluzione, perché coincide con il Magistero del regnante Pontefice. Al magistero perenne si sostituisce quello “vivente”, espresso da un insegnamento pastorale, che ogni giorno si trasforma e ha la sua regula fidei nel soggetto dell’autorità e non nell’oggetto della verità trasmessa.
La Porte Latine: Nell’ottobre del 2018, Papa Francesco ha canonizzato il suo predecessore Paolo VI. Le sue riserve su questo Papa sono note. Che ne pensa di questa canonizzazione?
Naturalmente cade qui il problema della presunta infallibilità delle canonizzazioni, un tema complesso su cui rimando agli studi di mons. Brunero Gherardini, l’abbé Jean-Michel Gleize, Christopher Ferrara, John Lamont, John Salza e Robert Siscoe. Mi basti osservare che mentre l’infallibilità delle canonizzazioni non è un dogma di fede, è dogma di fede l’impossibilità di una contraddizione tra la fede e la ragione. Se io accettassi, per fede, un fatto che contraddice la ragione in maniera evidente, quale è la inesistente santità di Paolo VI, cadrei nel fideismo assoluto. Da quel momento dovrei rinunciare alla possibilità di qualsiasi dimostrazione apologetica fondata sulla ragione, per esempio l’esistenza di Dio, perché avrei distrutto il principio di razionalità su cui la mia fede si fonda.
La fede oltrepassa la ragione e la eleva, ma non la contraddice, perché Dio, Verità per essenza, non è contraddittorio. Possiamo dunque, in coscienza, mantenere tutte le nostre riserve su queste canonizzazioni. Colpisce inoltre la pretesa di canonizzare tutti i Papi successivi al Vaticano II e non quelli che hanno preceduto tale Concilio. Sembra che il fine sia quello di rendere retroattivamente infallibile ogni loro parola e atto di governo.
La Porte Latine: Nel 1988, Mons. Lefebvre procedette alle consacrazioni episcopali invocando la vera obbedienza. Al di là dell’avvenimento, quale posto occupa per lei la figura di Mons. Lefebvre, e che giudizio dà sulla continuazione odierna della sua opera attraverso la Fraternità Sacerdotale San Pio X e le comunità amiche?
Lo “spirito romano”, che Louis Veuillot chiamava “il profumo di Roma”, è la capacità di attingere i più alti valori soprannaturali, attraverso quella speciale atmosfera di cui Roma è impregnata e che solo a Roma si respira. Lo spirito romano è il “sensus ecclesiae”: la percezione dei mali che aggrediscono la Chiesa, la fedeltà a tutti i tesori di fede e di tradizione che questa Città racchiude. Questo spirito romano si è perduto oggi nella Città del Vaticano, che è divenuta purtroppo un centro di diffusione di antiromanesimo.
La Porte Latine: Se in seguito a questo appello, Papa Francesco le chiedesse un consiglio – tutto si può immaginare – sulle misure da prendere per raddrizzare la barra della Chiesa, che gli direbbe?
Il pentimento è richiesto per i peccati personali di ognuno di noi, ma a maggior ragione per i peccati pubblici delle autorità civili ed ecclesiastiche. Un esempio di pentimento pubblico è l’istruzione che, a nome del Papa Adriano VI, il nunzio Francesco Chieregati lesse alla Dieta di Norimberga, il 3 gennaio 1523. Dopo aver confutato l’eresia luterana, nell’ultima parte dell’istruzione, il Papa tratta della defezione della suprema autorità ecclesiastica di fronte ai novatori. “Dirai ancora”, ecco la espressa istruzione che egli dà al nunzio, “che noi apertamente confessiamo che Iddio permette avvenga questa persecuzione della sua Chiesa a causa dei peccati degli uomini e in particolare dei preti e prelati (…) Non è pertanto da far meraviglia se la malattia s’è trapiantata dal capo nelle membra, dai Papi nei prelati. Tutti noi, prelati e ecclesiastici, abbiamo deviato dalla strada del giusto e da lunga pezza non v’era alcuno che facesse bene. Dobbiamo quindi noi tutti dare onore a Dio e umiliarci innanzi a Lui: ognuno mediti perché cadde e si raddrizzi piuttosto che venir giudicato da Dio nel giorno dell’ira sua”.
Solo dopo un solenne atto di pentimento, accompagnato dall’esaudimento delle richieste di Fatima, l’Angelo potrebbe rinfoderare la sua spada fiammeggiante, come fece nel 590, alla sommità di Castel Sant’Angelo, dopo la processione penitenziale di san Gregorio Magno per le strade di Roma. Temo che sarà altrimenti difficile evitare il castigo che incombe sull’umanità a causa dei suoi peccati.