“In Paradisum deducant te angeli
in tuo adventu suscipiant te Martyres
et perducant te in civitatem sanctam Jerusalem
Chorus Angelorum te suscipiat,
et cum Lazaro quondam paupere,
aeternam habeas requiem”

Pucci Cipriani ed Ascanio Ruschi, annunziano, a nome della Comunione Tradizionale, di “Soldati del Re” ( www.soldatidelre.it) e di “Controrivoluzione”(www.controrivoluzione.it) la scomparsa del 

Conte Giovanni Vannicelli Casoni

BALUARDO DELLA TRADIZIONE CATTOLICA
E DIFENSORE DELLA MESSA TRADIZIONALE

Mentre esprimono sentite condoglianze ai familiari informano che i funerali si svolgeranno domani venerdi’ 1o settembre 2011, alle ore 15, presso la cappella di Famiglia di Pozzolatico-Impruneta

Si associano al lutto: Guido e Marianna Scatizzi, Lorenzo Gasperini, Francesco Atria e Dea Avenoso, Andrea Tani,Francesco Tosi, Fabio ed Eleonora Scaffardi,Gregorio Martinelli da Silva, Giovanni e Lucia Tortelli con Andrea e Gemma, Augusto Fontanelli, Alberto Ammirati, Filippo Balugani, Daniel Vata, Luigi Bassi, Bernardo Panchetti, Riccardo Dimida, Vittorio Acerbi, Edgardo Benfatto, Manuel Baldi

E’ deceduto mercoledì otto settembre, il Conte Giovanni Vannicelli Casoni, avendolo il Signore chiamato a sé proprio nel giorno della Nascita della Vergine Maria (“…il giorno in cui Dio – scrive San Pier Damiani – comincia a mettere in pratica il suo piano eterno, poiché era necessario che si costruisse la casa, prima che il Re scendesse ad abitarla”); e anche questo è non è un caso: il Conte Vannicelli era devotissimo della Madonna, la “cara Mamma celeste”, e la sua “arma” di combattimento, sull’esempio di Luigi Maria Grignion de Monfort, era il Santo Rosario, per cui poteva ripetere con A. Conte: 

Oro non v’ha nella corona mia 

………………………… 

Non la si cinge in capo, e non si pone 

Ove la vanità mette corone: 

Ma quando cade tacita la sera… 

Mi dicono come nella sua ultima immagine, ripresa prima di entrare nella terapia intensiva, appaia sofferente, ma abbandonato a “Quei che volentier perdona” , con un grande rosario tra le mani.  

La nobile famiglia Vannicelli è di origine umbra: “…Nella metà del Secolo XIII – scrive il Cav. Moroni nel suo celebre dizionario – nell’ardore dei partiti Guelfi e Ghibellini, Vanno di detta celebre casa Monaldeschi ,s’invaghì di una Filippeschi della stessa città di Orvieto, non ostante appartenesse alla famiglia di opposto partito. Dopo averla sposata, temendo che la parentela non fosse sufficiente ad estinguere le rivalità cittadine…risolvé di allontanarsi dalla patria, ritirandosi a Lugnano …fu allora che dal suo nome. Vanno derivò il cognome Vannicelli e volle assumere uno stemma istorico :…uno scudo diviso a metà da una fascia. Nella parte superiore lo stemma Monaldesco…pose due teste d’uomo insieme legate per significare l’unione indissolubile delle due famiglie, nominate anche da Dante, l’una appartenente alla famiglia de’ Neri di Firenze, l’altra a quella de’ Bianchi; nella parte inferiore mise …tre contrabbande nere in campo bianco per indicare i colori delle stesse fazioni tra sè riunite…un angelo con la spada in mano come sacro custode dell’amistà, e con l’epigrafe  : Semper eris firma : alludendo al testo evangelico : Quod Deus conjunxit, homo non separet. … il suo figlio Giovanni (figlio di Vanno Vannicelli n.p.c) e il nipote Vannicello furono iscritti alla nobiltà generosa di Amelia nel 1392…” 

Il nostro Conte Giovanni Vannicelli Casoni era nato a Firenze il 18 settembre del 1944, figlio del Conte Giuseppe e della Contessa Maria Vittoria Bargagli Petrucci, sposò la Marchesa Chiara Gerini, nipote di Pio XII. Ha avuto undici figli, se maschi e cinque femmine delle quali Giulia ha sposato Mario Coda Nunziante, figlio del Marchese Luigi e Vittoria ha sposato Rodolfo, figlio del professor Roberto de Mattei, il personaggio più rappresentativo e carismatico nel mondo della Tradizione cattolica. 

La villa di Pozzolatico – Impruneta del Conte è stata nel corso degli anni un punto d’incontro tradizionalista nel cuore della “rossa” Toscana e un grande numero di sacerdoti, delle più diverse nazionalità e provenienza, hanno potuto celebrare la Messa Tradizionale nella cappella privata della sua residenza, dove, domani venerdì 10 settembre alle ore 15, si terrà la cerimonia funebre. 

Fin qui la cronaca, ma vorrei aggiungere i miei ricordi personali : nel 2011, il 20 settembre, nella chiesa fiorentina di Ognissanti S. Messa tradizionale in onore del Beato Pio IX, con il bacio alla Reliquia della Sacra Pantofola del grande Pontefice, nell’Anniversario dell’eroica difesa della Civiltà Cristiana a porta Pia contro l’invasione rivoluzionaria e massonica; la cerimonia promossa dal Conte Neri Capponi e dal NH Ascanio Ruschi, in collaborazione con i Frati dell’Immacolata di p. Serafino M.Lanzetta, si tenne di fronte a centinaia di fedeli. Dopo la S. Messa nel Salone del Ghirlandaio conferenza con Domenico Del Nero, Massimo Viglione e il sottoscritto proprio sulla Difesa dela Civiltà Cristiana a Porta Pia contro l’invasione rivoluzionaria, conferenza che si tenne alla presenza di centinaia di fedeli e di tante personalità tra cui quella del caro amico Principe di Cerveteri Sforza Ruspoli e, appunto, del Conte Giovanni Vanicelli Casoni, con un bellissimo messaggio dell’insigne medievalista prof. Franco Cardini (clicca qui per leggerlo) 

Ascanio Ruschi al termine della conferenza mi presentò il Conte Vannicelli che si congratulò per l’iniziativa: resto esterreffatto, finalmente – mi disse – nella Firenze rossa e centro della Massoneria si è reso onore al Beato Pio IX, questo grandissimo Santo Pontefice; da allora l’amicizia con il Conte Vannicelli fu siglata: l’ho incontrato a decine di iniziative, sempre in prima fila, con la sua fede, il suo coraggio e la sua generosità. Un esempio per tutti noi: è stato davvero fedele al suo motto Semper eris firma secondo l’ evangelico Quod Deus conjunxit , homo non separet…una famiglia benedetta da Dio, con undici figli, e un immenso stuolo di nipoti, come Abramo a cui Dio concesse : “una discendenza numerosa come le stelle del cielo”…e quante volte, in chiese diverse, alla ricerca della Messa tradizionale o, almeno, di un prete fedele, ho visto una fila di bimbi e di bimbe, educati, composti, in ginocchio davanti al Divin Sacrificio…e a chi domandava “ma chi sono quei bambini che sembrano estasiati di fronte alla Transustantazione?” altri rispondevano a bassa voce quasi con orgoglio: “sono i nipoti del Conte Vannicelli”. 

Ogni mattina la S. Messa, quella in rito romano antico, la Messa di sempre e di tutti, alla qual assisteva, la confessione, la Santa Comunione. 

Era uno persona franca, senza ipocrisie, aveva le sue certezze e lo sosteneva con forza, la sua devozione mariana…ti diceva le cose in faccia, molte volte senza diplomazia, perché il suo parlare era il linguaggio evangelico: “Ma il tuo parlare sia sì sì – no no ciò che è in più vien dal Maligno” ; detto questo posso davvero affermare come il Conte Vannicelli non sia mai entrato in sterili polemiche o in pttegolezzi, il suo posto era con chi difendeva la Tradizione, la Santa Messa…in prima fila alla “Marcia per la Vita” , alle conferenze, sostenitore dei Frati Francescani dell’Immacolata: soffrì molto per la persecuzione e la distruzione dell’unico Ordine che aveva vocazioni nella Chiesa…una persecuzione in cui intravedeva i prodromi dell’attuale rivoluzione giacobina ai vertici della Chiesa. Ci facevamo coraggio a vicenda quando ci trovavamo alla “prima Messa” o all’ordinazione di qualche novello sacerdote negli Istituti fedeli alla Tradizione e mi raccontava della desolazione dei seminari modernisti come quello di Firenze che ha due o tre seminaristi… 

Lo ricordo a Firenze sostenitore di tutti i gruppi della Tradizione; non aspirava a cariche, non chiedeva “cadreghe”, erano ammirevoli la sua modestia e la sua umiltà…lui che poteva vantare alte benemerenze del suo casato… 

Lo ricordo alla presentazione dei nostri libri: ne acquistava sempre, senza darlo a vedere, una certa quantità, per regalare agli amici, ma soprattutto per incoraggiare le nostre iniziative… nei viaggi in corriera, di ritorno dalla “Marcia per la vita”, quando Ascanio ed io facevamo i conti e ci grattavamo la testa perché mancavano le quote…si avvicinava il Conte e, quasi sommessamente, ci domandava quanto mancasse e, garbatamente, metteva lui la cifra… 

Sono cose che non si dimenticano. La sua devozione mariana – che personalmente mi ha aiutato,in momenti tristi – era un esempio per tutti noi, la sua casa (ma soprattutto il suo cuore) sono stati un “fortilizio” in difesa della Messa di sempre. 

E’ morto addolorato per questa rivoluzione tremenda nella Chiesa, ma con la certezza della vita eterna, stringendo al petto la sua “grande corona” e, forse ripetendo, le parole di un altro “innamorato della Madonna”, Tito Casini: 

“Tu legherai ancora le mie falangi quando le mie carni saranno fieno sopra lo spazio ristrettito su cui una croce porterà forse ancora qualche lettera del mio nome: e cancellatasi, perdutasi di me ogni altra memoria tra gli uomini, di me si dirà, per quei grani congiunti con le mie ossa, si dirà, e sarà la mia gloria: “Era uno che diceva il rosario”. 

Così possa trovarmi l’angelo che tuonerà: “Il tempo è finito: tempus non erit amplius” , e tornerà il fieno in carne per chiamarla in giudizio! Così possa trovarmi, e così ammanettato, legato tra le tue ritorte, tradurmi al gran tribunale! 

Così, e io non avrò da temere, avendo nelle mani la mia difesa, in te la mia avvocatura; il memoriale di ciò che, Maria mediante, Dio fece perché fossi salvo. 

Così la corona della mia vita, la corona della mia morte, si cambierà nella corona della mia eternità 

Grazie, caro Conte, per la sua testimonianza, preghi per noi. 

PUCCI CIPRIANI