Tratto da Controrivoluzione n.135
Di Pucci Cipriani
Forse i più anziani si ricorderanno della frequenza alla Santa Messa prima del Concilio e delle statistiche: almeno il 97% degli intervistati si proclamavano cattolici, nel senso che erano stati battezzati, comunicati e cresimati… almeno la metà diceva di frequentare, seppur saltuariamente la Messa, i ragazzi conoscevano le prime nozioni del catechismo, i programmi scolastici prevedevano lo studio della religione cattolica “a decoro e coronamento dei programmi scolastici”… ancora c’era il matrimonio cattolico indissolubile. Dopo oltre cinquant’an- ni (con un Concilio che doveva essere una nuova Pentecoste) i cattolici dichiarati non arrivano al 50%… di questo 50% solo il 4% si reca alla
Messa domenicale, di questi ancor meno rispettano il precetto domenicale: “Il settimo giorno sarà di riposo assoluto dovuto al Signore”… quindi il 56% sono cattolici solo “di facciata”… in Europa il 20% della popolazione è di origine straniera, cioè un cittadino su cinque. Siamo in presenza di una vera e propria “sostituzione etnica” che va di pari passo con la scristianizzazione.
Fortunatamente in Italia (e non solo in Italia) abbiamo ultimamente assistito a una vera e propria Resistenza di fronte a un vero e proprio “cambiamento antropologico” portato avanti dalle sinistre con l’avallo di gran parte della gerarchia ecclesiastica: unioni pederastiche, convivenze civili che, a mano a mano, hanno sostituito il matrimonio cattolico, aborto, eutanasia, uso delle droghe “leggere” (ma non esistono droghe leggere) e pesanti voluto dai radicali, gender nelle scuole e via di questo passo. Giovani di buona volontà si sono riuniti “a scacchiera”, silenti, nelle piazze (come in Francia “La Manif pour tous”) per protestare contro i matrimoni pederastici, la “Marcia per la Vita” portata avanti eroicamente per dieci anni dalla dott.ssa Virginia Coda Nunziante, le processioni in riparazione degli schifosi gay pride, pellegrinaggi annuali organizzati dai tra-
dizionalisti: Bevagna-Assisi e quello a Loreto…
E tutto questo avviene senza che il “clero conciliare” batta ciglio. Durante gli otto tragici mesi del lock- down la Chiesa si è inchinata ai voleri del Ministro veterocomunista Speranza privando i fedeli anche della Messa Natalizia e Pasquale e organizzando nelle chiese una sorta di Gestapo per opprimere i fedeli senza mascherina (anche se distanziati)… Bergoglio ha abolito il “Motu proprio” “Summorum Pontificum” che liberalizzava la Messa tradizionale (seguitissime dai giovani) tornando, di fatto, alla persecuzione dei cattolici fedeli alla Tradizione. Lo stesso Papa non ha esitato a sopprimere, con l’accusa di “autoreferen- zialità”, tutti gli ordini religiosi che avevano fiorenti vocazioni, a cominciare dai Frati Francescani dell’Immacolata.
In mezzo a questo “terremoto” spirituale, più devastante di ogni terremoto terreno, che fare? Seguire l’esempio di don Camillo come ci indicava (e ci indica tuttavia) l’indimenticabile Giovannino Guareschi quando incoraggiava, già ai tempi del Concilio, i cattolici alla Resistenza: «… abbiamo trovato in un paesino un prete di quelli non riformati, che celebra la Messa in latino. Insegna che tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio e, quindi, ci sono dei buoni non solo nel proletariato, ma anche fra i borghesi. E spiega che non basta essere brutti, stupidi e poveri per avere diritto al Regno dei Cieli, ma occorre essere anche buoni e onesti. È un vecchio parroco che crede ancora in Dio, nei Santi, nel Paradiso e nell’Inferno (…). E poi ha
una chiesetta di quelle all’antica, con tanti fiori, tanti ceri accesi e, durante la messa, c’è il coro che esegue gli antichi canti tradizionali. Uno può accendere un cero alla Madonna o a qualche Santo (…). Quel povero vecchio non lo faranno mai Cardinale, o Vescovo e nemmeno Monsignore. Sarà fortunato se non lo sospenderanno a divinis per filocattolicesimo antisociale. Abbiamo organizzato ogni cosa: quasi tutti hanno la macchina, si parte la mattina presto, prendendo strade diverse. Bisogna evitare di dare nell’occhio per non mettere nei guai quel povero pretino.»
Già, in questa apostasia generale siamo tornati alla clandestinità… come cinquant’anni fa… Servirà a qualcosa questa nostra battaglia? Vedremo mai la vittoria? E noi che siamo in “quattro gatti” che possiamo fare?
Sono le stesse domande che più o meno, don Camillo rivolse al suo Cristo che sorrise: «(fate) ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo la terrà riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini, pane, vita e speranza. Bisogna salvare il seme: la fede: don Camillo bisogna aiutare chi possiede ancora la fede e mantenerla intatta. Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più, ogni giorno nuove anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede.»
Pucci Cipriani