Tra le strette viuzze della Firenze medioevale, a ridosso di Piazza della Signoria e a due passi da Piazza del Duomo, si apre la piccola piazza di San Martino, un tempo assai frequentata per esservi posta una sede del Tribunale di Firenze ed ora sconosciuta ai più per essere fuori dai flussi turistici. La piazzetta, di dimensioni ridotte, prende il nome di San Martino per la presenza dell’Oratorio della Congregazione dei Procuratori dei Poveri Vergognosi, comunemente e più conosciuta come Congregazione dei Buonomini di San Martino.
Si tratta di un’antichissima congregazione laica, ma a forte spiritualità cattolica, che per le sue particolari caratteristiche operative e strutturali, rappresenta davvero un unicum nel mondo cristiano e che ancora oggi, dopo oltre cinque secoli e mezzo, non ha smesso di operare, con discrezione e riserbo, come la regola di sant’Antonino, tuttora vigente, impone.
Fondata da un Santo
La Congregazione fu infatti fondata nel 1441 dall’allora Priore di San Marco, frate Antonino Pierozzi (1389 -1459), successivamente divenuto Arcivescovo della Diocesi di Firenze e dichiarato santo da papa Adriano VI il 31 maggio 1523.
La Congregazione sin dalle origini, secondo la volontà del Santo, fu costituita da soli 12 Procuratori, scelti per cooptazione tra persone di nota rispettabilità e integrità appartenenti a vari ceti, poi affiancati dopo pochi anni dalla costituzione da altri 6 Aiutanti (o Aiuti), per un numero complessivo di 18 Buonomini, suddivisi in sei Sesti (S. Spirito, S. Giorgio, S. Croce, S. Ambrogio, S. Maria Novella, S. Giovanni), costituiti da due Procuratori e un Aiuto, tali da ricoprire l’estensione geografica della città di Firenze.
Per volontà del Santo fondatore, non fu previsto che vi fosse un solo Procuratore a capo della Congregazione, ma si stabilì un sistema a turnazione; ogni mese un Procuratore assumeva il ruolo di Proposto, secondo un calendario casuale deciso alla fine dell’anno precedente.
Sant’Antonino, oltre alle regole di costituzione e di funzionamento della Congregazione, dette anche poche ma fondamentali regole, ancora oggi scrupolosamente osservate, in ordine alle attività caritatevoli che i Buonomini dovevano andare a svolgere.
Innanzi tutto, decise che gli aiuti dovevano essere indirizzati esclusivamente in favore dei cosiddetti poveri vergognosi, cioè di quelle persone che, nate benestanti, come commercianti e artigiani o addirittura ricche e nobili, si erano ritrovate, per cause a loro non imputabili, in una condizione di povertà. Oltre alla decadenza però, queste persone dovevano avere anche un ulteriore requisito, cioè quello della vergogna, che impediva loro di esporsi pubblicamente nel loro nuovo status di povertà e di chiedere le elemosine. Per questo vennero chiamati, appunto, Poveri Vergognosi.
Moralità nella povertà
Oltre ai predetti requisiti – abitare a Firenze, essere decaduti ed essere vergognosi –, i Buonomini si preoccuparono anche che le persone aiutate fossero «civili», cioè che mantenessero quella moralità e decenza, nei costumi e nei comportamenti di vita, anche e nonostante la nuova condizione di vita più svantaggiosa.
La Congregazione fu subito chiamata ad aiutare molti Poveri Vergognosi, anche in ragione delle frequenti faide cittadine, che comportavano repentini decadimenti di intere famiglie; gli interventi dei dodici Procuratori crebbero velocemente in numero ed importanza, tant’è che Papa Eugenio IV (1431-1447), solo dopo pochi anni dalla costituzione della Congregazione, li definì Angeli di Firenze.
Originariamente gli aiuti erano costituiti per lo più da generi alimentari, ma dopo pochi anni, dal 1450, furono sostituiti con aiuti consistenti in elargizioni di somme di danaro, che la Congregazione riceveva grazie alla beneficenza e alla liberalità dei cittadini di Firenze (e talvolta da quegli stessi che avevano causato la decadenza dei nemici politici, famiglia Medici in primis). Alle somme di denaro si aggiunsero presto anche lasciti testamentari di case e palazzi, ma anche poderi di campagna e arredi di valore. Dopo il 1501 fu stabilito che alla Congregazione andassero i denari inesatti del Monte di Pietà.
Nessuna proprietà
Seguendo però un’altra delle poche regole dettate da sant’Antonino, la Congregazione doveva quanto prima vendere tutti i beni avuti in donazione, al fine di ricavare il necessario per aiutare i Poveri Vergognosi. Infatti era ed è fatto esplicito divieto di avere rendite e investimenti. Ogni somma doveva essere dedicata all’aiuto degli indigenti. Tant’è che, al di là del piccolo Oratorio e dei locali in cui i Buonomini si riuniscono, la Congregazione non ha altri immobili di proprietà.
Nei momenti di difficoltà economica, è prassi della Congregazione esporre all’esterno dell’Oratorio una piccola candela quale umile richiesta di aiuto alla popolazione fiorentina. Da qui è nato anche il detto popolare, ben conosciuto a Firenze e dintorni, di essere «ridotti al lumicino», proprio per indicare lo stato di bisogno economico.
Pur nella semplicità dei luoghi, l’Oratorio regala anche da un punto di vista artistico inaspettate sorprese. Le splendide lunette presenti nell’Oratorio della Congregazione, attribuite alla Scuola del Ghirlandaio, ci mostrano le principali attività dei Buonomini.
La loro discreta opera di assistenza era la più varia: ora a favore della giovinetta priva della dote matrimoniale, ora a favore del Povero Vergognoso finito in prigione per debiti, ora per sostenere le spese funerarie di un indigente caduto in disgrazia. Altre lunette raffigurano altre attività, come quella di dare da bere o da mangiare a chi ne avesse bisogno o regalare tessuti per permettere di preparare nuove vesti.
Senza divisa
È da notare che nelle lunette i Buonomini sono vestiti normalmente e quasi non si distinguono, se non per le vesti di migliore fattura, dai Poveri Vergognosi. Oggi come allora, i Buonomini infatti non indossano divisa, né sono riconoscibili da alcun segno distintivo, dovendosi recare nelle abitazioni degli assistiti con assoluta riservatezza e in completo anonimato.
Su tutte dominano le lunette, poste sopra il piccolo altare, raffiguranti san Martino, ispiratore e patrono della Congregazione, che cede il mantello ad un povero e il Sogno di san Martino, emblematiche della funzione assistenziale.
Seguendo queste antiche regole, ancora oggi ogni settimana i Buonomini di San Martino si riuniscono per stanziare gli aiuti e andare a trovare i Poveri Vergognosi, per dare loro un aiuto economico, una parola di conforto e anche una preghiera al Signore, che sempre ha provveduto ad aiutare questa Congregazione nei momenti di bisogno (tutte le immagini qui riprodotte sono state fornite per gentile concessione della Congregazione dei Buonomini di San Martino).
Questo testo di Ascanio Ruschi è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. E’ possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it