tratto da chiesaepostconcilio
Neanche un vago accenno all’origine del male che attraversa questo mondo. Neanche un vago accenno alla Croce che quel male ha cancellato. Nessuna prospettiva che doni vero conforto al dolore di un padre privato di sua figlia. Solo una parata di autorità e di nastrini rossi appuntati sul petto. Solo una chiesa asservita alle mode del mondo.
Che stucchevole compilazione di luoghi comuni di sinistra, che monotona e monocorde lettura di algide frasette politicamente corrette e termini ed espressioni stereotipate azzeccate insieme con il peggior collante della ideologia woke, che mancanza di emozioni e sentimenti sinceri, caldi. Questo il sermoncino del genitore 1 (perché così va chiamato) della povera Giulia.
È sembrato (e tale voleva essere) un discorsetto politico, un tentativo di trasformare la morte di una figlia per mano omicida in una sorte di lezioncina civica, con responsabilità personale diluita in una deformazione del concetto di patriarcato inopinatamente chiamato in causa.
Mancanza assoluta di spina dorsale. Mancanza totale di calore umano, di sdegno e furore paterni. Ci sono quelli che nascono lupi, quelli che nascono cani da guardia e, purtroppo, quelli che nascono pecore. E non ve ne venite con la litania del padre traumatizzato da un dolore che solo lui può capire perché l’impressione che mi ha dato è stata di un uomo totalmente concentrato sulla “missione” civile che si era auto assegnata. Questa la mia percezione. E come sempre, dico ciò che penso. A Dio, Giulia.
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Dall’articolo de il Giornale sulla vicenda sembra che la sorella della vittima sia un’attivista lgbt. Ma il governo Meloni ha mandato addirittura Nordio al funerale e si è scomodato verbalmente persino Mattarella. È tutta propaganda contro i maschi, il sesso maschile, presentato come se passasse il tempo ad accoltellare donne. Propaganda femminista e “arcobaleno” ossia dei pervertiti al comando. Anche e soprattutto in Europa. Ma non solo.
I passi dell’omelia funebre del vescovo di Padova riportati dal Giornale dicono le solite cose: che questi fatti orribili non devono accadere più, che dobbiamo educarci ad un mondo migliore.
Come al solito, della vita eterna e del destino dell’anima silenzio assoluto. In passato, il prete si sarebbe forse chiesto se la defunta era pronta per andare al Giudizio di Cristo Nostro Signore. E ne avrebbe tratto ammaestramento per i presenti: Estote parati etc. Voi non sapete né il giorno né l’ora. Tanto pronta non doveva essere, dal punto di vista autenticamente cristiano, se aveva un amante. Un folle, che poi l’ha ammazzata. E l’ambiente, com’era e com’è?
Ma se un sacerdote osa ricordare oggi la vera morale cristiana e parlare del peccato e dei Novissimi scoppia il finimondo, rischia persino di essere aggredito dai cosiddetti fedeli.
Intanto però il governo le cifre giuste sugli omicidi delle donne (in Italia in netta minoranza rispetto ad altri Paesi che da tempo hanno rinnegato il patriarcato), delitti motivati dalla gelosia, non le dà. Ci tiene all’oscuro.
Tutta questa vicenda è stata subita malamente da Meloni e dal suo governo, incapace di resistere agli odi della piazza e forse d’accordo con essa, almeno su alcune cose. Invece di opporsi all’isterismo femminista e dei consoci, il governo lo ha favorito.
Le cose giuste, quelle che dovrebbero dire i politici, le dice il generale Vannacci (230.000 copie vendute del suo libro anticonformista). In un’intervista, ha detto: “Ma perché chiamate femminicidio un omicidio?”. Già, perché?
Intanto la riforma della giustizia, una delle cose più importanti del programma del governo Meloni, si è impantanata.
È vero che l’opposizione del corpus dei giudici è fortissima e assai pesante, però farla slittare è un errore. Intanto certuni continuano nella loro opera: hanno dato ben 17 anni (la premeditazione) e l’obbligo di risarcimento alle famiglie dei ladri, al gioielliere che ne aveva ucciso due durante una rapina nel suo negozio (ed era stato in precedenza già picchiato e rapinato dai delinquenti).