Avviso sulla pratica della cremazione, di don Francesco Ricossa (Sodalitium n.60, febbraio 2007)

La settima opera di misericordia corporale chiede di seppellire i morti, mentre la propaganda massonica da sempre incita alla cremazione. Poiché questa pratica si sta diffondendo sempre di più, ribadiamo la posizione della Chiesa Cattolica che la condanna. La disciplina cattolica è stata contraddetta e sovvertita da Paolo VI e dai suoi successori a favore della pratica massonica.

In questi ultimi anni si sta diffondendo sempre più la pratica massonica della cremazione, che consiste nella violenta distruzione del cadavere umano per mezzo del fuoco o di grande calore.

Ci sembra quindi non solo opportuno, ma anche improrogabile, ricordare ai nostri lettori la disciplina della Chiesa cattolica codificata nel codice di diritto canonico promulgato da Benedetto XV nel 1917 e che, stante la vacanza formale della Sede Apostolica, è tuttora in vigore.

La legge della Chiesa vieta espressamente le seguenti azioni:

a) Cremare una salma.
b) Formalmente cooperare alla cremazione.
c) Dare ordine che il proprio corpo o quello di un altro sia cremato.
d) Far parte di una società, i membri della quale si impegnano a far cremare il corpo proprio e quello delle persone di cui possono disporre.
e) Dare l’assoluzione sacramentale ad una persona che ha ordinato che il suo corpo sia cremato e che non vuole revocare tale ordine; dare a questa stessa persona, dopo la morte, la sepoltura ecclesiastica (canoni 1203; 1240 §1 n. 5; 2339).

L’Istituto ‘Mater Boni Consilii’ si attiene a questa legislazione.

Dieci motivi (tra i tanti) per opporsi alla cremazione

La Chiesa considera la pratica della cremazione dei cadaveri “una pratica barbara, che ripugna non solo alla pietà cristiana, ma anche alla pietà naturale verso i corpi dei defunti e che la Chiesa, fin dai suoi primordi, ha costantemente proscritto” (Istruzione della Sacra Congregazione del Sant’Uffizio, 19 giugno 1926).

Cercherò di elencare alcuni motivi per i quali non è opportuno procedere alla cremazione dei cadaveri.

1) Perché Nostro Signore Gesù Cristo stesso ha voluto essere sepolto (Gv XIX,40), secondo tutta la tradizione dell’antico testamento.

2) Perché l’incenerimento sembra voler significare che i corpi sono per sempre risoluti e dispersi, mentre il rito contrario dell’inumazione accompagna l’idea della morte equiparata a sonno (Gv XI, 11-39) ed esprime con più aderenza la fede cristiana nella finale risurrezione.

3) Perché l’inumazione esprime il simbolo cristiano e biblico del corpo considerato come una semente che dà luogo a una nuova vita: “se il grano di frumento, caduto in terra, non muore, resta solo; ma se muore, produce molto frutto” (Gv XII, 24; vedi anche 1 Cor XV, 36-44).

4) Perché tutta la liturgia della Chiesa onora il corpo del defunto, che è stato tempio dello Spirito Santo, ed è destinato a risorgere dalla morte, mentre la cremazione lo distrugge violentemente nel fuoco, simbolo del fuoco etern

5) Perché la Chiesa ha sempre praticato il culto delle reliquie dei Santi, mentre ha riservato la pena del fuoco ai corpi degli eretici impenitenti.

6) Perché già i primi cristiani l’avevano in orrore come lo testimonia il pagano Minucio Felice: i cristiani, scrive, execrantur rogos, et damnunt ignium sepulturas.

7) Perché ovunque si è diffuso il Vangelo, è scomparsa la cremazione.

8) Perché la cremazione è stata reintrodotta dai nemici della Chiesa, prima con la rivoluzione francese e poi nel XIX secolo, per negare la resurrezione dei corpi e per combattere la Chiesa.

9) Perché è la setta massonica che ha promosso e promuove le società per la cremazione.

10) Perché è la medesima setta che ha chiesto e ottenuto (sotto Paolo VI) la modifica della legge ecclesiastica contro la cremazione, ennesimo cedimento dei neo-modernisti ai nemici della Chiesa.

La massoneria e le società per la cremazione

Chi, ancor oggi, desidera essere cremato dopo la morte, si rivolgerà alla più vicina società per la cremazione (So.crem). Nei vari siti internet di queste associazioni, anche quando si ricorda la loro storia, non si accenna mai alla massoneria. Vengono fatti però i nomi dei “padri fondatori” delle varie società per la cremazione. Vediamo chi erano…

Dopo il tentativo di introdurre la cremazione durante la rivoluzione francese (con un progetto di legge al Consiglio dei Cinquecento l’11 novembre 1797), bisogna aspettare la seconda metà del XIX secolo per vedere la nascita, e proprio in Italia, di un attivo movimento cremazionista.

La più antica società per la cremazione in Italia è quella di Milano, e risale al 1876. In breve, si diffondono varie società per la cremazione, specie nel nord del paese: a Pavia nel 1881, Torino, Livorno, Firenze e Venezia nel 1882, a Bologna nel 1889, a Genova nel 1897 ecc. La legge sanitaria che l’autorizza è del 1888 (governo Crispi, massone), mentre in Francia una legge simile risale all’anno precedente.

Ed ecco alcuni nomi. A Milano, promotori della cremazione dei cadaveri sono (per il sito internet della So.crem) Malachia de Cristoforis, Gaetano Pini, Giuseppe Mussi, Agostino Bertani… e la stessa società si fregia di una lettera di Giuseppe Garibaldi, con la quale “l’Eroe dei due mondi” si dice iscritto alla società per la cremazione. Tutti esponenti di spicco del mondo politico di allora. Ma non solo…

Giuseppe Mussi, infatti, fu Presidente Serenissimo della Gran Loggia del Rito Simbolico Italiano (RSI) dal 1885 al 1886: gli successe appunto Gaetano Pini. Malachia De Cristoforis fu nel Consiglio dell’Ordine del Grand’Oriente; Agostino Bertani, della Loggia Propaganda del G.O.I. Quanto a Garibaldi, nessuno ignora ch’egli fu Gran Maestro del Grand’Oriente d’Italia. Ambrogio Viviani nella sua Storia della Massoneria lombarda (Bastogi, 1992, p. 118), scrive: “Una delle attività massoniche di questo periodo si esplica nel campo della cremazione (…).

A Milano nel 1876 si costituisce la ‘Società di cremazione’ per iniziativa di Malachia de Cristoforis, Gaetano Pini, Giuseppe Polli, Giovanni Sacchi, Giuseppe Pozzi; negli anni successivi sorgono le Società di cremazione di Cremona e Brescia (1883), Varese (1884), Mantova (1888), Bergamo e Monza (1886). Il Tempio crematorio di Milano, dovuto all’opera dei Fratelli, venne inaugurato nel 1884”.

Passiamo a Livorno. La Società per la cremazione era come un “doppio” della Serenissima Gran Loggia del Rito Simbolico Italiano: ai vertici delle due associazioni Carlo Meyer e Federico Wasmuth, entrambi presidenti della Serenissima Gran Loggia del RSI, ed Alceste Cristofanini, del RSI, nonché Gran Maestro onorario del Grand’Oriente.

Torino non è da meno. La locale So.crem cita i nomi del dott. Jacob Moleschott, ma omette di dire che egli era un fratello muratore, come pure gli altri pionieri e correligionari israeliti, Cesare Goldmann (1) e Luigi D’Ancona. I primi tre presidenti della Socrem subalpina sono tutti e tre eminenti massoni: così Ariodante Fabretti, carbonaro, membro della Giovane Italia ma anche del Supremo Consiglio del 33° di Rito Scozzese; Tommaso Villa (che fu presidente della Camera e Senatore del Regno) e Luigi Pagliani. E potremmo continuare… Tutti questi nomi si ritrovano nei volumi di storia della Massoneria, ad esempio in quello di A.A. Mola (ed. Bompiani, 1976).

Oggi, per rassicurare i cattolici, le società per la cremazione citano Paolo VI (2), ma in realtà l’atmosfera è ancora quella dei tempi che furono, quando con i riti cremazionisti (e ora le “sale del commiato” nel “tempio crematorio”) si volle creare una “morte laica” da sostituire alle cerimonie del cattolicesimo. Exit-Italia, l’associazione per l’eutanasia, è lieta di sbandierare la sua ottima collaborazione con la U.A.A.R. (Unione Atei Agnostici Razionalisti) e la So.crem (Società per la cremazione). Oggi, come ieri, nulla è veramente cambiato.

Note
1) Dovrebbe trattarsi del medesimo Cesare Goldmann, anch’egli massone israelita, che finanziò Il Popolo d’Italia e mise a disposizione dei neonati Fasci di combattimento il Salone dell’Alleanza industriale e commerciale di Milano, sito in Piazza San Sepolcro n. 9, per la storica adunata del 23 marzo 1919.

2) Naturalmente, i cremazionisti citano (per convincere i cattolici) le parole con le quali vien detto che la cremazione non è cattiva in sé, e non è più proibita in ogni caso. Omettono invece le altre parole del testo dove viene ancora ricordato che “la Chiesa si è sempre studiata di inculcare la inumazione dei cadaveri, sia circondando tale atto con riti destinati a metterne in risalto il significato simbolico e religioso, sia comminando pene canoniche contro coloro che agissero contro una sì salutare prassi (…). Deve essere usata ogni cura perché sia fedelmente mantenuta la consuetudine di seppellire i cadaveri dei fedeli; perciò gli ordinari con opportune istruzioni ed ammonimenti cureranno che il popolo cristiano rifugga dalla cremazione dei cadaveri (…)”. Parole al vento, e lo si poteva e doveva prevedere! Tutto quello che è rimasto del decreto del 1963, è, come si dice, che ‘la Chiesa non proibisce più la cremazione’! Il colpo era preparato da tempo: ne dà testimonianza una lettera del vescovo Bruno B. Heim, collaboratore a suo tempo del nunzio Angelo Giuseppe Roncalli (futuro Giovanni XXIII) alla nunziatura di Parigi, il quale scrive che il barone Marsaudon, amico di Mons. Roncalli, “venne (a trovarlo) per proporre la soppressione del divieto della cremazione; a suo dire ciò non aveva più nulla a che vedere con l’ideologia massonica” (in Controrivoluzione, n. 67-68/2000, p. 28). Ah, peccato che Marsaudon fosse Ministro di Stato del Supremo Consiglio di Francia del Rito Scozzese Antico e Accettato…