Gli anni Settanta del secolo XX furono un decen- nio molto negativo sotto tutti i punti di vista, a livello internazionale e soprattutto italiano. È un giudizio che chi li ha vissuti si formò subito e trova conferma nell’indagine storica.

In Europa finirono, con modalità diverse, gli ultimi due regimi statuali ancora fondati su princi- pi cattolici, in Portogallo e in Spagna. Nel 1975 i comunisti si impadronirono del Vietnam e, a segui- re, della Cambogia e del Laos, approfittando della fase di debolezza della presidenza americana.

L’Italia viveva il suo lungo ’68, che sfociò poi nel terrorismo rosso (e anche nero). Si temeva il sorpas- so elettorale del Partito Comunista Italiano sulla Democrazia Cristiana; non avvenne, ma il PCI entrò nell’area governativa grazie ad Aldo Moro, che pa- gherà con la vita i suoi errori.

Segno del cedimento alla sinistra fu anche l’in- fame trattato di Osimo del 1975, con il quale l’Italia rinunciò ai suoi diritti sulla Zona B del Territorio Libero di Trieste.

In economia, l’inflazione raggiunse livelli altis- simi, il 21,2 % nel 1980. Il governo cercò di rimediare con «una serie di misure, di carattere finanziario e valutario, di diretta ispirazione europeo-orientale», come ha scritto l’Ambasciatore Roberto Gaja; ad esempio chi andava all’estero poteva portare con sé solo 500.000 lire in contanti, in un’epoca nella quale le carte di credito da noi non esistevano. Lo sfacelo dello Stato italiano fu ben rappresentato dalla famosa copertina del settimanale tedesco “Der Spiegel”, che nel 1977 raffigurava un piatto di spaghetti sormontato dalla P38, l’arma prediletta dagli “auto- nomi” e dai terroristi.

La Chiesa subiva in pieno i disastri del Concilio Vaticano II e del post-Concilio: “il fumo di Satana” era entrato nella Chiesa di Dio, come si espresse lo stesso Paolo VI nel famoso discorso del 1972. Due anni prima era stato introdotto il divorzio, confer- mato dal referendum del 1974. La Provvidenza suscitò però la resistenza dell’Arcivescovo Marcel Lefebvre; non fu l’unico a salvare la Tradizione, ma il suo ruolo fu il più fondamentale.

Gli articoli coevi di Roberto de Mattei qui raccol- ti affrontano quel periodo nell’ottica della storia dietro le quinte. Non becero “complottismo”, ma fatti basati su fonti sicure, disponibili per chi le sappia leggere. Si documentano in particolare le aperture della Washington progressista ai comunisti italiani e si dedica un ritratto ad uno dei personaggi più emblematici della classe politica italiana ispirata ad un intransigente laicismo, Ugo la Malfa.

Gli articoli si fermano cronologicamente ad una data che non consente di affrontare la figura di Giorgio Napolitano, il comunista “preferito” di Henry Kissinger, che nella sua lunga vita passerà dall’ap- provazione dell’invasione sovietica dell’Ungheria all’asservimento dell’Italia ai “poteri forti” del capi- talismo internazionale. Tuttavia, l’articolo Rivolu- zione d’ottobre e supercapitalismo spiega bene le lontane origini di certe conversioni.

Massimo de Leonardis

Professore ordinario (a. r.) di Storia delle relazioni

e delle istituzioni internazionali nell’Università Cattolica del Sacro Cuore