tratto da atfp

di Edwin Benson

La stampa è piena di previsioni terribili per l’intera umanità se la Corte Suprema degli Stati Uniti dovesse annullare la sentenza Roe v. Wade. Se la bozza di parere trapelata predice l’eventuale decisione della Corte, i brutti giorni della Roe saranno presto alle nostre spalle.

Contrariamente a coloro che prevedono il caos legale, la situazione post-Roe è relativamente semplice. Prima della Roe, ogni Stato aveva le proprie leggi che regolavano gli aborti. Se la Corte Suprema annullerà la catastrofica decisione del 1973, quelle leggi torneranno a essere in vigore, a meno che il legislatore statale non le cambi.

Assumere poteri che vanno al di là della legge

I pro-vita devono quindi rivedere le leggi dei loro Stati, soprattutto se questi hanno governatori che si oppongono all’aborto procurato. Quelli che si definiscono “pro-choice” (cioè, favorevoli all’aborto procurato) cercheranno invece di imporre le loro opinioni erronee ai propri Stati, indipendentemente da ciò che dice la legge. Ma è nostro dovere non permettere che la facciano franca.

Lo Stato del Michigan offre un ottimo esempio delle possibilità e dei conflitti che si prospettano. Il 9 maggio 2022, il giornale The Hill ha pubblicato un articolo dal titolo molto eloquente: “Whitman: ‘Non aspetterò che il Congresso agisca sull’aborto’”. L’articolo cita un editoriale del governatore del Michigan pubblicato sul New York Times. Il tema è l’aborto procurato e la governatrice Whitman si esprime con schiettezza a favore della morte dei nascituri. Le sue parole vanno ben oltre i suoi poteri legali.

“Non me ne starò con le mani in mano ad aspettare che il Congresso faccia qualcosa”, ha scritto la governatrice del Michigan. “Che sia attraverso la legislazione, l’azione esecutiva, l’iniziativa elettorale o l’impegno civico, la nostra risposta alla sentenza apertamente politica di un organo presumibilmente apolitico e non eletto sarà quella di impegnarsi in ogni modo ed a ogni livello”. Senza percepire l’incoerenza delle sue parole, aggiunge: “Se non usiamo ogni leva di potere che abbiamo in questo momento, o se cediamo all’autocompiacimento, gli americani soffriranno e potrebbero morire”.

Inoltre ha invitato la Corte Suprema del Michigan a intervenire qualora la Corte Suprema degli Stati Uniti dovesse avere un’opinione diversa. Le sue parole fanno eco a quelle di molti governatori liberal che promettono contromisure rapide e decisive.

Il popolo ha già parlato

La legislazione e i cittadini del Michigan si sono già espressi chiaramente su questa pratica malvagia. Per quanto riguarda la legge sull’aborto del Michigan, la data cruciale è stata il 7 novembre 1972. Era il giorno delle elezioni generali. La maggior parte dei media nazionali si concentrava sulla corsa presidenziale tra il presidente Richard Nixon e il senatore George McGovern. Il Presidente fu eletto con una vittoria schiacciante, ottenendo il 60,7% dei voti contro il 37,5% del senatore McGovern. La vittoria del Presidente Nixon fu così convincente che la NBC dichiarò l’elezione prima delle 20:00 ora orientale, quattro ore prima della chiusura dei seggi in alcuni Stati occidentali.

Nel Michigan anche l’aborto era stato messo ai voti, sotto forma di “Proposta B”.

Fin dal 1846, l’aborto era già illegale in quasi tutti i casi, l’unica eccezione era rappresentata dalla minaccia alla vita della madre. Nel 1931 la legge venne riscritta per renderla più semplice e modificata ulteriormente nel 1948. “Chiunque somministri intenzionalmente a una donna incinta qualsiasi medicina, farmaco, sostanza o cosa analoga, o utilizzi qualsiasi strumento o altro mezzo, con l’intento di procurare l’aborto a tale donna, a meno che ciò non sia necessario per preservare la vita di tale donna, sarà colpevole di un crimine, e nel caso in cui la morte di tale donna incinta sia prodotta nei detti modi, il reato sarà considerato omicidio colposo”.

Tutto pronto per il successo dell’aborto

Tuttavia, nel 1972 c’era un notevole fermento per “riformare” le leggi nazionali sull’aborto. La rivoluzione sessuale era iniziata e il nuovo termine “femministe” descriveva quanti volevano che le donne avessero maggiori “opportunità” davanti alla legge e nel mondo del lavoro. Secondo costoro, i bambini rappresentavano un ostacolo che avrebbe impedito alle donne di esercitare la loro nuova “liberazione”.

I due Stati più grandi della nazione avevano già preso provvedimenti per rendere legale l’aborto procurato: la California nel 1969 e New York nel 1970.

Così, i sostenitori dei cosiddetti “diritti all’aborto” del Michigan formarono il “Michigan Abortion Referendum Committee”. Il comitato raccolse 229.044 firme per sottoporre la loro proposta agli elettori dello Stato.

Sotto il titolo di “Proposta di legge per consentire l’aborto a determinate condizioni”, la legge avrebbe permesso a un medico o a un osteopata autorizzato di praticare un aborto su richiesta della paziente se (1) il periodo di gestazione non superava le 20 settimane e (2) se la procedura veniva eseguita in un ospedale autorizzato o in un’altra struttura approvata dal Dipartimento di Sanità Pubblica.

Una vittoria a sorpresa…

Molti pensavano che la misura sarebbe passata facilmente. All’inizio dell’anno, la legislatura statale aveva approvato a stragrande maggioranza la legge preferita dalle femministe, il cosiddetto emendamento per la parità dei diritti (ERA). Il governatore William Milliken, un repubblicano liberal, era favorevole sia all’ERA che alla nuova proposta sull’aborto.

E, cosa forse più importante, non c’era quasi nessuna resistenza organizzata. Poi, solo pochi mesi prima del voto, i sostenitori pro-vita formarono la “Voice of the Unborn Coalition”. Non avendo un grande conto in banca, la Coalizione si concentrò sulla stampa di volantini. I volontari lasciarono i volantini sulle auto nei parcheggi dei supermercati e dei centri commerciali durante i fine settimana precedenti le elezioni. Molte persone (tra cui la madre del sottoscritto) ricevettero due o tre volantini. Praticamente tutti i media ignorarono questo immane sforzo.

Il risultato elettorale sorprese quasi tutti, anche molti volontari. Poco più del 60% degli elettori del Michigan si opposero all’aborto. Non si trattava nemmeno del caso di elettori urbani a favore della liberalizzazione e di elettori rurali contrari. La contea più urbana del Michigan, Wayne (dove si trova Detroit), votò in modo schiacciante per il NO (513.972 a 346.566). Solo una delle 83 contee del Michigan si espresse a favore del cambiamento, quella di Washtenaw, sede dell’Università del Michigan e della Eastern Michigan University.

…trasformata in sconfitta

Come da copione, tre mesi dopo la vittoria pro-vita in Michigan, la Corte Suprema si accaparrò tutto il potere in materia di aborto emettendo la disastrosa decisione Roe v. Wade.

La sentenza sconvolse la nazione. Secondo la sua ex assistente, Monica Crowley, nemmeno il Presidente Nixon se l’aspettava. Non solo la Corte Suprema aveva riscritto le leggi sull’aborto di ogni Stato, ma la sentenza era così estrema che non consentiva praticamente alcuna regolamentazione da parte degli Stati. Diciannove anni dopo, la Planned Parenthood v. Casey permise alcune restrizioni statali, ma molto poche. Ancora oggi, gli Stati Uniti hanno leggi sull’aborto, ispirate a quella pronuncia, che sono molto più liberali di quelle delle nazioni europee più di sinistra.

In tal modo, sferrando un solo colpo, la Corte Suprema consegnò alla fazione “pro-choice” un successo che andò oltre i loro sogni più ottimisti. Tuttavia, la maggior parte degli Stati lasciò semplicemente in vigore le vecchie leggi, ormai inapplicabili.

Le sfide legali sono già iniziate

Pertanto, queste vecchie leggi precedenti alla sentenza Roe v. Wade rimangono, pronte a riprendere il loro funzionamento se Roe dovesse essere annullata. Ma la sinistra sta già istruendo i suoi avvocati per far annullare le vecchie leggi.

La governatrice del Michigan Whitmer contesta la legge del 1931. La Corte Suprema dello Stato non ha accantonato la legge, ma ha accettato di ascoltare argomenti in tempi accelerati. La Corte potrebbe assecondare i desideri della governatrice, trovando (o inventando) un diritto all’aborto nella Costituzione dello Stato. Ma potrebbe anche decidere che la legge del 1931 e il referendum del 1972 sono di nuovo in vigore.

Una cosa è chiara. Se la Roe v. Wade verrà cancellata, ogni Stato dovrà decidere quali saranno le sue leggi sull’aborto. Alcuni Stati, come New York e la Virginia, si sono già schierati a favore dell’aborto. Altri, come la Florida e l’Oklahoma, proteggono la vita innocente. Stati come il Michigan sono in un limbo giuridico e potrebbero andare in entrambe le direzioni.

È più che mai importante che i pro-vita scoprano la posizione dei loro Stati su questo tema cruciale.

Attribuzione immagine: By Julia Pickett – Own work, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia.

Fonte: Tfp.org, 26 maggio 2022. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.