Di Vittorio Acerbi

La Hollywood Walk of Fame, la cosidetta “passeggiata hollywoodiana delle celebrità”, ospita diverse stelle dedicate ad artisti italiani. Sei di queste stelle sono dedicate a donne italiane: Sophia Loren, Anna Magnani, Gina Lollobrigida, Licia Albanese, Amelita Galli-Curci, Renata Tebaldi. Le prime tre sono celebrità del cinema; le seconde tre furono grandi cantanti lirici. Renata Tebaldi è sempre stata la mia preferita sotto molti aspetti e non solo musicalmente parlando. Ma facciamo un passo indietro.

Giacomo Puccini (assoluto genio dell’opera; non senza il grande aiuto dei due librettisti Illica e Giacosa che spesso vengono dimenticati) muore nel 1924 lasciando incompiuta la Turandot. Il finale sarà completato dalle bozze del maestro su pressione di Arturo Toscanini, che sarà anche il direttore d’orchestra della prima rappresentazione al Teatro alla Scala di Milano. Sarà lo stesso Toscanini a fare l’audizione ad una giovanissima Renata Tebaldi nel 1946, alla riapertura del celebre teatro milanese da poco ricostruito. La cantante si presentò cantando “La mamma morta” (Andrea Chérnier); racconterà poi l’episodio: “Se mi chiede una seconda aria è segno che son piaciuta; altrimenti pazienza”. Fortunatamente il maestro Toscanini (pure lui ha una stella ad Hollywood) rimase stregato e volle ascoltare anche l’ultimo atto dell’Otello.

Abbandonata dal padre, crescerà con la madre (violoncellista) non senza difficoltà a Langhirano. Benché senza alcun sostegno familiare, grazie alla sua formazione con Carmen Melis, riuscirà ad imporsi come artista e come voce. Toscanini la chiamerà “la voce d’angelo”. Lei, dal canto suo, ringrazierà costantemente Dio per averle donato la sua voce. Orgogliosa della sua fede cattolica, andava a Messa nelle chiese vicino agli alberghi di tutto il mondo dove era ospite. Particolarmente devota alla Madonna di Pompei dove si recava spesso quando si esibiva al sud.

Naturalmente schiva, non timida, la Tebaldi ha riservato la sua statuaria bellezza alle sue eroine musicali, custodendo gelosamente la privatezza ed impedendo intrusioni di qualsiasi tipo nella sua vita di donna. E dato che il gossip non riusciva a parlare di lei, si concentrò nel parlare della Callas, identificandola come “acerrima rivale”. Fatto questo che non ha mai avuto alcun riscontro. La Callas stimava la Tebaldi; la Tebaldi stimava la Callas. Accadde nel Settembre del ’68 che la Tebaldi si esibiva al Metropolitan di New York; la Callas era fra il pubblico in incognito. Era all’apice della depressione poiché seppe che Aristotele Onassis (suo eterno amore) si era da poco sposato con Jacqueline Kennedy. Alla fine dello spettacolo, la Callas si presentò nel camerino di Renata, le due si abbracciarono commosse e da lì divennero grandi amiche. Quando la Tebaldi venne a conoscenza della morte di Maria dirà: “Ogni giorno la ricordo nelle mie preghiere.”

A me piace ricordarla in questa celebre aria tratta dall’opera Gianni Schicchi di Giacomo Puccini.