di Don Gabriele Davino
I re Borbone, il caffè, san Gennaro e santa Patrizia, Salvo D’Acquisto, la Madonna del Carmine… c’è tutta la vera ed autentica Napoli in queste pagine commosse che rievocano una città, un mondo, un’idea vera di Tradizione, tutte cose ormai scomparse. O, diciamo meglio, nascoste. Nascoste perché sono in realtà il cuore pulsante non della semplice memoria borbonica, non di un nostalgico ricordo dell’ancien régime, ma piuttosto della sincera apparte- nenza ad un’idea di Civiltà, che comprende e anzi presup– pone il Cristianesimo.
Il viaggio alla (ri)scoperta di questo patrimonio immortale, che Pucci Cipriani brillantemente ci propone, rappresenta non soltanto un pio desiderio di un appassionato di storia (eppure, così ben fondato!) quanto più profondamente la voglia di condividere, forse con i più giovani ma non solo, la consapevolezza che il mondo della Tradizione ampiamente intesa non è morto, ma vive appunto non solo nei cuori dei nostalgici, ma nelle stesse strade chiassose, nelle stesse piazze gremite, nelle stesse chiese ricchissime e variopinte di quella Napoli che, oltre ad avere il vanto di essere stata capitale del Regno, riesce ancora oggi ad essere, tra mille contraddizioni, capitale culturale e storica di tutto il meridione. Quel meridione a cui fu strappato il sogno di civiltà con l’invasione risorgimentale, che non a caso si attaccò prima di tutto al patrimonio cristiano delle Due Sicilie.
Quale sarà il futuro di questa città, di questo piccolo “mondo” a sé stante, dove il tempo ancor oggi sembra avere una dimensione diversa, sembra scorrere più lentamente, e dove tuttavia il declino della civiltà occidentale si manifesta come dappertutto altrove, forse solo un po’ più in ritardo? Non saranno i bastioni di Porta Capuana né Castel Sant’Elmo a fermare o a scacciare il Mondo (evangelicamente inteso), come all’epoca dei Sanfedisti che scacciarono l’invasore e furono teatro di rivalsa per il popolo partenopeo. Non è più così che si combattono le battaglie ora, del resto il nemico stesso non si presenta più fucile alla mano. Purtroppo, aggiungiamo.
Ci vorrà invece tutto il coraggio di riscoprire il proprio patrimonio culturale che affonda le radici nella Civiltà cristiana, il coraggio di trasmettere alla propria famiglia e vivere personalmente la vita in grazia di Dio e la vera Fede cattolica, che, un tempo almeno, erano i veri padroni di casa nella Napoli bizantina, medievale, rinascimentale, spagnola, borbonica. Una battaglia culturale e spirituale che, lo speriamo, la vena appassionata del professor Cipriani nelle pagine che seguono darà il gusto di combattere.
don Gabriele D’Avino