Il Vescovo di Valladolid, in Spagna, il 3 maggio 1958 diede inizio al processo informativo di Isabella di Castiglia per la sua beatificazione, alla quale venne, con questo atto, dato automaticamente il titolo di Serva di Dio. L’ampia documentazione raccolta in 30 volumi, si trova, dal 20 novembre 1972, alla Sacra Congregazione per le Cause dei Santi.

Stiamo parlando della Regina che, in assoluto, ha maggiormente influito sui destini della Storia del mondo, in quanto i suoi possedimenti andavano dal Mediterraneo all’America. Ella fu l’ultima grande sovrana medievale e, insieme, la prima grande sovrana dell’età moderna.

In Spagna lo Stato nazionale iniziò a costituirsi dopo un secolo di guerre civili e di lotte fra la Castiglia e l’Aragona nel momento in cui venne a prodursi un evento di capitale importanza: il matrimonio, nel 1469, di Ferdinando, erede d’Aragona, con Isabella di Castiglia. Dieci anni dopo la coppia governava su un regno unificato, e dopo aver conquistato, nel 1492 – l’anno in cui Cristoforo Colombo partì per l’America – il regno musulmano di Granada, assunsero il titolo di «Re Cattolici». Rimisero ordine nelle loro terre e portarono a termine l’unità della Spagna, impadronendosi nel 1512 di gran parte della Navarra. Questo sforzo teso all’unificazione comportò l’espulsione degli Ebrei e alla scelta, da parte dei musulmani, fra il battesimo e l’esilio; tuttavia, anche quelli che scelsero la prima soluzione, a motivo della legittimità dell’uso della menzogna da parte della religione musulmana, continuarono ad essere sospetti, tanto che, fra il 1525-1526, venne duramente repressa la rivolta dei Moriscos nella regione di Valenza.

Isabella, figlia di Giovanni II, Re di Castiglia, e della seconda moglie di quest’ultimo, Isabella del Portogallo, nacque a Madrigal de las Altas Torres il 22 aprile 1451. Perse il padre a 12 anni e visse con la madre nel castello di Arévalo, dove Isabella del Portogallo, per il dolore della scomparsa del consorte, vi rimase chiusa per 42 anni, fino alla morte, mentre assegnò la figlia alla direzione spirituale dei Francescani.

Dopo la morte del padre, il fratellastro (nato dall’unione di Giovanni II con la prima moglie, Maria d’Aragona) la chiamò a corte. La condotta depravata del Re e i disordini che scossero la Castiglia a causa del dissennato regno di Enrico IV, furono per la giovane Principessa la sua palestra per comprendere come non bisognava governare, allorquando nel 1468 venne dichiarata erede al trono. Intanto, per stare lontana dal clima vizioso della corte stessa, decise di ritirarsi a Segovia, affidandosi alla guida degli Agostiniani.

Non avendo eredi, Enrico IV, con il «Patto di Guisando» (18 dicembre 1468), dovette cedere la corona ad Isabella, la quale rifiutò un matrimonio combinato con Pedro Giron, che morì quando si trovava alla testa d’un corpo d’armata di tremila soldati che marciavano nella sua direzione, per prenderla con la forza.

Il 10 ottobre 1469 Isabella sposò, invece, con dispensa papale, il cugino Ferdinando (1452-1516), Principe ereditario del regno di Aragona. Le nozze furono celebrate in gran segreto poiché il Re di Francia, ma anche i nobili castigliani, erano fermamente contrari al rafforzamento della monarchia che ne sarebbe derivato. Il contratto di matrimonio era molto preciso in fatto di questioni di dominio territoriale: nel momento in cui Isabella e Ferdinando fossero saliti sul trono dei loro due regni, riunificando così di fatto la Penisola Iberica, l’amministrazione di ciascuno di essi sarebbe rimasta separata, e i due monarchi avrebbe gestito separatamente i propri domini. Ferdinando, inoltre, avrebbe dovuto vivere in Castiglia, nel ruolo di principe consorte.

Isabella salì al trono il 13 dicembre 1474, due giorni dopo la morte di Enrico, a Segovia, residenza dei sovrani castigliani. Immediatamente la Regina I di Spagna andò a consacrare il regno a Dio nella chiesa di San Michele della città. Ferdinando era assente all’evento, ma al suo ritorno reclamò i suoi diritti sulla corona di Castiglia e nel 1475, con il concordato di Segovia, venne deciso che la sovrana poteva esercitare il suo potere regale in Castiglia, ma non in Aragona; mentre Ferdinando, oltre ad essere titolare della potestà regia in Aragona, per il contratto di matrimonio (capitulaciones), in Castiglia poteva amministrare la giustizia congiuntamente o separatamente; le ordinanze reali venivano firmate da entrambi; le monete recavano insieme le due effigi ed i sigilli reali portavano le armi delle due casate. Nel suo stemma Isabella volle inserire l’Aquila di Patmos, simbolo di San Giovanni Evangelista.

Alla morte del suocero Giovanni II (20 gennaio 1479), Ferdinando oltre che Re di Sicilia divenne Re di Aragona e, nello stesso anno, fu decretata l’unione della Castiglia con la Corona d’Aragona, e fu applicato il contratto di matrimonio, per cui i due Stati, benché uniti, mantenevano governi separati.

A partire dal 1481 Ferdinando si occupò della conquista del regno dei Nasridi di Granada, dove mise in mostra le sue doti di diplomazia e di attitudini militari. L’assedio terminò nel 1492 con la capitolazione dell’ultimo sovrano musulmano della penisola iberica, Boabdil; il 2 gennaio 1492 la città si arrese, dopo sei mesi di accerchiamento. Isabella entrò vittoriosa in Granada con il crocifisso in mano, completando in tal modo la Reconquista della Spagna.

Con la presa di Granada, Isabella trionfò contro i Mori, che da secoli erano presenti nel Sud della Penisola Iberica. La crociata antimusulmana portò le truppe castigliane fino nell’Africa settentrionale, ma Ferdinando convinse Isabella a desistere da quel fronte per agire in Italia al fine di contrastare le mire francesi sulla penisola. Insieme alle regioni peninsulari, i Re Cattolici s’impadronirono delle Baleari, della Sicilia e della Sardegna. Ed è proprio nel clima della riconquista che Isabella decise di finanziare Cristoforo Colombo nel suo eroico tentativo di scoprire la via marittima per le Indie. Ma, come ben sappiamo, quel progetto superò ogni più florea aspettativa e dall’impresa sorsero quelle colonie americane che avrebbero finanziato, con le loro ricchezze, per oltre un secolo, la potenza politica della Spagna.

Con la caduta di Granada, Papa Innocenzo VIII conferì a Isabella, come al marito Ferdinando, il titolo di «Maestà cattolica». In cambio, la sovrana fece omaggio al successore spagnolo, Alessandro VI Borgia, del primo oro giunto dalle Americhe, con il quale fu rivestito il soffitto della basilica di Santa Maria Maggiore di Roma, che ancora oggi possiamo ammirare.

Sovrana intelligente e scrupolosa, Isabella rafforzò le istituzioni della monarchia e operò per indebolire la potente aristocrazia castigliana. L’assemblea delle componenti della società castigliana, le Cortes, fu resa ininfluente, mentre fu riorganizzato e rafforzato il Consiglio reale. Nel 1478 Isabella introdusse nel regno l’Inquisizione, alle dirette dipendenze della Corona. Cattolica ferma e rigorosa nei principi fu, allo stesso tempo, tollerante con le persone e avviò, con il marito, una grande Riforma del clero e dei religiosi. Figure di spicco, stimate dalla Regina, che si adoperarono nelle riforme ecclesiastiche, furono il suo confessore, Fratel Fernando di Talavera e il Cardinale di Siviglia Pietro Gonzáles. Grande fu l’influenza che ella esercitò su alcune nomine pontificie dei Vescovi spagnoli e, nonostante le frizioni che vennero a crearsi con la Roma rinascimentale, ambì ed ottenne un episcopato spagnolo esemplare.

Come accadrà con la riforma del clero in terra subalpina ad opera di Carlo Alberto di Savoia nel XIX secolo, così, sotto il regno di Isabella di Castiglia, si manifestò un florilegio di santità in Spagna, si pensi a Sant’Ignazio di Loyola, a Santa Teresa d’Avila e ai numerosi missionari che evangelizzarono le Canarie, le Americhe e la stessa penisola iberica. Fu la Regina Isabella a liberare la Spagna dal Protestantesimo e dalle guerre di religione, quasi un secolo prima del Concilio di Trento (1545-1563). La sua azione a sostegno dell’evangelizzazione fu di ampio respiro. Fondò con Santa Beatrice da Silva le monache Concezioniste Francescane e con Madre Teresa Manrique la «Loca del Sacramento», nonché diverse associazioni eucaristiche, ancora oggi presenti. Spesso Isabella si ritirava in qualche monastero; una ventina di volte visitò il Santuario Mariano di Guadalupe. Imparò il latino alla perfezione per poter leggere i documenti della Chiesa, la Bibbia e le Ore canoniche, che recitava quotidianamente.

Per sottrarre il nuovo regno ai vari feudatari e per consolidare la monarchia nel senso assolutista per diritto divino, i nuovi sovrani provvidero a riformare i rapporti con la nobiltà e il clero; lo strumento principale e più innovativo a questo scopo furono le Cortes, sorta di parlamenti nei quali erano rappresentati i nobili, il clero ed alcune città, che potevano proporre ai sovrani nuove leggi, la cui approvazione rimaneva, comunque, di esclusivo diritto reale. Nel 1480 Isabella introdusse in Castiglia l’Inquisizione con l’accordo di Papa Sisto IV.

Se la vita di Governo di Isabella fu costellata di successi, non così avvenne per i destini della sua famiglia: morirono i figli Isabella e Giovanni ed anche i loro figli, nonché nipoti dei sovrani regnanti. I diritti di successione passarono quindi alla figlia Giovanna – con disturbi mentali, tanto che sarà soprannominata «la Pazza» – che sposerà Filippo d’Austria, figlio dell’Imperatore Massimiliano d’Asburgo e dalla loro unione nascerà il futuro Imperatore e Re di Spagna Carlo V.

Isabella morì a Medina del Campo (Valladolid) a 53 anni, il 26 novembre 1504. Venne sepolta a Granada, come da sua volontà, sotto la nuda terra, nella chiesa di San Francesco, senza monumento, vestita del solo e semplice abito francescano.

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Fonte: Cristina Siccardi