tratto da Corrispondenza Romana

Cristina Siccardi

La rivista «Panorama» (https://www.panorama.it/news/dal-mondo/2023-terrorismo-guerra-tensione-cina-taiwan) lo scorso 27 dicembre titolava 2023: il mondo è una polveriera e la miccia è accesa. Sono 59 le guerre stimate in corso nel mondo, alcune proseguono da decenni, altre, come quella in Ucraina, da un anno. Ucraina, Afghanistan, Myanmar, Yemen, Tigray sono considerati i «conflitti principali» poiché vi perdono la vita oltre diecimila persone ogni anno. Se consideriamo anche la pandemia da Covid 19, la carestia energetica ed ora lo spaventoso terremoto in Turchia e Siria, le parole e gli striscioni che invocano la pace non sortiscono nulla. Ma una cosa è da dire realisticamente: da quando papa Francesco ha pregato in Vaticano, insieme agli indios, la Pachamama, facendosi il segno della croce davanti alla divinità inca e benedicendola con la mano – parliamo del 4 ottobre (festività di San Francesco d’Assisi) 2019 –il mondo è entrato in una spirale drammatica.

Tuttavia, non possiamo far presente, anche la tragica persecuzione ai danni dei cristiani. Parliamo di cifre impressionanti… ma il silenzio mediatico, se non in alcuni casi di cronaca eccezionale, come per esempio il sacerdote bruciato vivo nella canonica della chiesa di San Pietro e Paolo di Kafin Koro, diocesi di Minna, nello stato di Paikoro in Nigeria. Il martire padre Isaac Achi era un sacerdote cattolico molto amato dalla comunità cristiana della regione in cui rivestiva anche l’incarico di presidente della sezione locale della Christian Association of Nigeria. I terroristi, che hanno assaltato la parrocchia nella recente notte tra sabato e domenica del 14/15 gennaio u.s., non riuscendo ad accedere nell’edificio ben fortificato in cui viveva il sacerdote, lo hanno dato alle fiamme.

Nella Repubblica democratica del Congo, nella stessa giornata in cui si consumava il sacrificio per la Fede di padre Isaac, sono morte in un attentato almeno 17 persone e una sessantina sono rimaste ferite. In una chiesa del Congo orientale un gruppo legato a estremisti islamici, infatti, ha innescato un ordigno nella parrocchia pentecostale di Kasindi-Luvirihya, cittadina a 85 chilometri dal capoluogo Beni, nella provincia del Nord Kivu, al confine con l’Uganda.

Oltre 360 milioni di cristiani sperimentano alti livelli di persecuzione e discriminazione a motivo del loro credo: 312 milioni se si considerano solo i Paesi della World Watch List (in cui il livello di persecuzione è molto alto o estremo), il report annuale ufficiale e attendibile, internazionalmente riconosciuto, di Open Doors sulla persecuzione dei cristiani nel mondo. Sono addirittura 50 i Paesi in cui i credenti in Cristo sono sotto controllo e sotto il mirino, con atteggiamenti, parole e azioni ostili. Impossibile riportare tutti i dati, che comunque sono recuperabili sul sito della World Watch List (https://www.porteaperteitalia.org/world-watch-list/2023/), ma possiamo dire che la persecuzione si sviluppa a tre livelli: alta, molto alta, estrema. Undici sono i Paesi dove si verifica quella estrema: Corea del Nord, Somalia, Yemen, Eritrea, Libia, Nigeria, Pakistan, Iran, Afghanistan, Sudan, India.

Per i cristiani, la Corea del Nord rimane un luogo brutalmente ostile. Quando vengono scoperti dalle autorità, sono rinchiusi nei campi di lavoro, in cui le condizioni sono letteralmente atroci. Sono qui internati come prigionieri politici oppure uccisi sul posto, e le loro famiglie sono destinate alla stessa fine. I cristiani non hanno alcuna libertà; impossibile per loro riunirsi o incontrarsi per pregare e chi ne ha il coraggio deve farlo nella massima clandestinità e con enormi rischi. Una nuova Legge governativa ha rimarcato chiaramente che essere cristiani, o anche solo possedere una Bibbia, costituisce un crimine grave, punito severamente.

I fedeli costituiscono una “minaccia” per il governo e per la società in genere. Una relazione pubblicata nel 2022 dall’International Bar Association e dal Comitato per i diritti umani in Corea del Nord ha dichiarato che i cristiani sono particolarmente segnalati ed esposti alla tortura nelle prigioni nordcoreane: «È stato documentato», afferma Open Doors, «che i periodi di detenzione per i cristiani sono più lunghi rispetto ad altri gruppi, e testimoni hanno riferito che gli individui identificati come cristiani vengono interrogati per periodi più lunghi, di solito sotto tortura, e sottoposti ad alcune delle peggiori forme di tortura per costringerli a tradire altri cristiani durante l’interrogatorio». Nel corso dell’anno, contatti di Open Doors sono venuti a conoscenza, da fonti attendibili, che alcune dozzine di credenti nordcoreani, provenienti da diverse chiese nascoste, sono state scoperte e giustiziate. Più di cento membri delle loro famiglie sono stati arrestati ed inviati nei campi di lavoro. Attraverso reti segrete in Cina, i collaboratori locali di Oper Doors mantengono in vita 80.000 credenti nordcoreani con cibo e beni di prima necessità. Inoltre, forniscono riparo ai rifugiati nordcoreani nelle «case sicure» in Cina.

In Somalia, nazione a maggioranza musulmana, gli imam nelle moschee e nelle madrase affermano pubblicamente che non c’è spazio per i cristiani e le loro chiese. Il violento gruppo di ribelli al-Shabaab ha ripetutamente espresso il desiderio di sradicare i credenti dal Paese. D’altro canto, i cristiani di origine musulmana sono considerati obiettivi sensibili, tanto che se vengono scoperti possono essere uccisi subito sul posto. I fedeli affrontano terribili persecuzioni non solo dalle autorità, ma anche dalla loro famiglia e dalla comunità in cui vivono. Abiurare l’islam è considerato un alto tradimento nei confronti della famiglia e del clan, che possono molestare, intimidire e uccidere direttamente i cristiani somali. Chiunque sia anche solo sospettato di conversione al cristianesimo viene strettamente monitorato dagli anziani della comunità e dai propri parenti. La vita di chiesa è materialmente impossibile, così, i pochi cristiani sono costretti ad incontrarsi segretamente. Negli ultimi tempi i militanti islamici hanno intensificato la loro caccia ai cristiani.

È estremamente pericoloso essere cristiani in Yemen, a causa delle severe leggi islamiche del Paese e della presenza di gruppi islamici militanti. La popolazione è prevalentemente musulmana ed è illegale convertirsi al cristianesimo. Lo Yemen è fortemente tribale e la legge tribale vieta ai membri delle tribù di andarsene. Gli yemeniti convertiti al cristianesimo corrono il rischio di essere non solo ostracizzati o espulsi dalle loro famiglie, clan e tribù, ma anche assassinati. Gruppi estremisti islamici, come al-Qaeda e l’ISIS, minacciano di morte i cosiddetti “apostati” se non ritornano all’islam. In alcune aree, comprese quelle controllate dagli Huthi, i convertiti vengono incarcerati con facilità e nelle galere subiscono torture fisiche e mentali indicibili. Tutta la popolazione yemenita è colpita dalla crisi umanitaria causata dalla guerra civile in corso, ma i cristiani yemeniti sono ulteriormente vulnerabili, dato che gli aiuti di emergenza sono per lo più distribuiti attraverso le moschee locali.

In Libia, terra senza legge, sia i cristiani nativi che quelli di passaggio da Paesi stranieri affrontano violenze inaudite. Senza un governo centrale che mantenga l’ordine, il potere è appannaggio dei gruppi estremisti islamici militanti, ma anche dai gruppi legati alla criminalità organizzata; questi ultimi intercettano i cristiani e spesso li rapiscono e/o li uccidono. In Nigeria, dal 1999, vige un programma radicato di islamizzazione forzata attraverso la Sharia, particolarmente diffusa nel nord del Paese, che si sta gradualmente diffondendo anche al sud. Gli attacchi dei gruppi militanti islamici sono aumentati costantemente dal 2015, ma il governo non è riuscito a fermare l’aumento della violenza, che colpisce molti nigeriani, ma soprattutto i cristiani.

La violenza è maggiormente pervasiva nel nord del Paese, dove gruppi militanti come Boko Haram, ISWAP e i militanti fulani commettono omicidi, lesioni fisiche, rapimenti e violenze sessuali alle loro vittime. I cristiani vengono espropriati dalle loro terre e dei loro mezzi di sussistenza; molti vivono come sfollati interni o rifugiati. I convertiti al cristianesimo di origine musulmana devono anche affrontare il rifiuto da parte delle loro famiglie, la pressione per rinunciare al cristianesimo e spesso la violenza fisica.

In Nigeria, Pakistan, Iran e Sudan i dati percentuali di persecuzione sono saliti nell’ultimo anno, mentre in India è tragico il comportamento nei confronti delle donne cristiane: molte appartengono alle caste più basse, e ciò le rende molto vulnerabili agli alle aggressioni sessuali, usate per svergognare e disonorare l’intera famiglia cristiana. Gli attacchi fisici si verificano anche con acido, percosse brutali e omicidi. Le cristiane soffrono l’esclusione sociale e in alcuni luoghi non è loro concessa l’acqua potabile della comunità.

Allarmante è che le statistiche parlano di un incremento persecutorio fra i Paesi dalla «persecuzione molto alta» e non ancora «estrema», per esempio in Cina, Turchia Messico.

Nel primo caso, le stringenti restrizioni e la crescita della sorveglianza pongono i cristiani sotto una crescente pressione da parte del Partito Comunista. La sorveglianza in Cina è fra le più oppressive e sofisticate al mondo, e i leader cristiani sono particolarmente vulnerabili alla persecuzione, che include la prigionia e, in alcuni casi, anche il rapimento. Le nuove restrizioni su internet e sui social media, insieme alle leggi sulla religione del 2018, che continuano ad essere revisionate, stanno imponendo molti limiti alla libertà dei cristiani. Molte chiese vengono monitorate e chiuse, a prescindere dal fatto che siano indipendenti o facciano parte del Movimento Patriottico delle Tre Autonomie. È illegale, per i minori di 18 anni, frequentare una chiesa.

Se un cristiano di origine musulmana o buddista tibetano viene scoperto dalla famiglia o dalla comunità, può essere minacciato e addirittura ferito fisicamente per persuaderlo ad abbandonare la fede cristiana per tornare alla sua precedente religione.

In Turchia il nazionalismo religioso è molto forte e pone i cristiani sempre più nella paura e nella clandestinità. Nazionalismo e islam sono intrinsecamente connessi e chiunque non sia musulmano, in particolare chi vive apertamente una fede diversa, è visto come un turco infedele, pertanto i cristiani non sono considerati membri effettivi della società turca: hanno un accesso limitato all’impiego statale e subiscono discriminazioni in quello privato. L’appartenenza religiosa è registrata sulle carte d’identità – oggi tramite chip elettronico – è decisamente facile discriminare i cristiani che si candidano per un impiego. In questi ultimi anni, il governo di Erdoğan ha vietato ai cristiani stranieri con coniugi e figli turchi di stabilirsi in Turchia come residenti.

In Messico, invece, si stima che siano attive 150 bande criminali, finanziate dai potenti cartelli della droga; bande che odiano i cristiani e attenzionano le persone cristiane che hanno posti di rilievo perché considerati pericolosi alla loro stabilità e autorità della loro organizzazione criminale. Se i cristiani si rifiutano di sottostare alle richieste di una banda o ne denunciano i crimini, la banda stessa inizia ad attentare le chiese. L’instabilità politica e l’impunità contribuiscono alla mancanza di giustizia nei casi in cui diversi pastori e ministri di culto vengono rapiti e trattenuti per un riscatto, picchiati brutalmente o assassinati. Questo breve quadro ci impone non solo di pregare per tutti coloro che hanno dato la vita per la loro fede nel Crocifisso e per i vivi che patiscono vessazioni crudeli, ma anche di diffondere la conoscenza di queste persecuzioni che toccano, ripetiamolo per ricordare questo tremendo dato, 360 milioni di cristiani: se non ne parlano le lobby di potere al mondo e i loro annessi media, ne devono prendere atto tutti gli uomini di buona volontà. Per la Quaresima 2023 che si avvicina potremmo offrire a nostro Signore Gesù dei “fioretti”, dimenticati dalla pietà cristiana come il pericolo dei peccati, ma tanto graditi a Dio. Nel mondo dilaniato dai peccati e dai conseguenti castighi divini (come insegnano il vecchio e nuovo Testamento), il sangue dei martiri viene versato e le anime sono assolutamente chiamate a santificarsi. Auxilium Christianorum ora pro nobis!