Il turista che si aggira fra i saloni dell’immenso Victoria & Albert Museum di Londra difficilmente presterà attenzione alla statua di un personaggio seduto, ritratto nel tipico abito da casa settecentesco, berretto e pantofole ai piedi, con una lira in mano e l’altro braccio appoggiato su una pila di partiture di opere e oratori. La statua del compositore Georg Friedrich Händel, scolpita da Louis-François Roubiliae fu posta nei Vauxhall Gardens nel 1738 quando il compositore era in piena attività, ed è una delle più lampanti dimostrazioni della fama raggiunta dal musicista nella sua patria d’elezione. A partire dalla metà del XVIII secolo, già prima della sua morte, il sassone Händel non era infatti soltanto considerato il compositore più celebre d’Europa ma qualcosa di simile a una gloriosa istituzione, capostipite di una concezione immortale dell’arte musicale.

Georg Friedrich Händel nasce il 24 febbraio 1685 nella cittadina di Halle, a trenta chilometri circa da Lipsia. Il padre, apprezzato barbiere-chirurgo, voleva indirizzarlo alla carriera giurista, ma il figlio mostrò sin da subito una propensione per la musica imparando a suonare il clavicordo. Pare che il piccolo Händel attirasse l’attenzione del duca di Sassonia-Weissenfels, Giovanni Adolfo I, suonando l’organo della cappella al termine della funzione liturgica. Grande appassionato di musica, il duca chiede di conoscere il figlio del suo cerusico, con il quale ha un franco scambio di idee.

Decide quindi di assecondare le inclinazioni naturali del piccolo Georg Friedrich e avviarlo agli studi musicali, promettendo di sostenerlo. Impara a suonare violino ed oboe e, dopo un anno di studi, giunge alla corte di Berlino. Qui, il cembalista prodigio, stupisce il principe elettore Federico I di Prussia e sua moglie Sofia Carlotta di Hannover. Il principe vorrebbe che rimanesse a corte e progetta pure di mandarlo a studiare in Italia, ma sembra che la giovane età, le necessità familiari e i consigli di amici avveduti abbiano persuaso il ragazzo e i familiari a declinare l’offerta. Sin da questo episodio emerge un aspetto peculiare del carattere di Händel, che per tutta la vita pur mantenendo rapporti eccellenti con il potere sovrano e godendo spesso di protezioni altolocate, rifuggirà sempre da ogni impiego stabile a corte. Nel 1702 riceve il primo incarico ufficiale da musicista. Il contratto con i padri della cattedrale di Halle, a fronte dell’alloggio e di cinquanta talleri di salario, prevede che Händel debba “suonare l’organo tutte le domeniche, in tutte le festività e anche in ogni altra occasione straordinaria”. Al termine del primo anno, Händel lascia il servizio di organista e parte per Amburgo. Qui raccoglie i benefici del successo, nonché l’ammirazione di due importanti aristocratici di passaggio ad Amburgo, il principe Gian Gastone de’ Medici e suo fratello Ferdinando, che invitano il musicista in Italia. Anche se dubbioso Händel decide di accettare, ma rifiuta di farsi offrire il viaggio: nell’autunno del 1706 il ventuenne lascia Amburgo per Firenze. È ospite di Cosimo III e frequenta la residenza di Ferdinando, a Pratolino, dove incontra per la prima volta il compositore Alessandro Scarlatti, padre del celebre Domenico, nato lo stesso anno di Georg Friedrich (la stessa sorte di Johann Sebastian Bach: anche lui del 1685). La seconda tappa italiana lo porta a Roma dove si registrano sbalorditive prodezze all’organo di San Giovanni in Laterano già nel gennaio 1707. Mentre già ha iniziato a dedicarsi alla musica sacra controriformistica, Händel viene attratto nell’ambito di questa raffinata corte dove avviene il primo incontro con il genere dell’oratorio, forma musicale che si stava definitivamente affrancando nell’ambito chiesastico per assumere vita autonoma. Il primo oratorio händeliano (Il trionfo del tempo e del disinganno) porta la firma del libretto del cardinale Benedetto Pamphilj. Händel trova a Roma un nuovo protettore nel ricco marchese Francesco Ruspoli. Dall’archivio Ruspoli non risulta la corresponsione di un salario ma si evince l’obbligo per il sassone di comporre una cantata profana a settimana. Nella capitale viene anche ammesso all’Accademia dell’Arcadia e intensifica le sue frequentazioni con i musicisti, soprattutto con Domenico Scarlatti. Con quest’ultimo si tiene una celeberrima sfida nel quale i due si sfidarono al cembalo, ma la vittoria spettò incontestabilmente al sassone per stessa ammissione di Scarlatti. Successivamente Händel soggiornerà pure a Napoli e a Venezia dove conoscerà il duca di Manchester. Per il compositore si aprono dunque nuove opportunità di carriera verso il nord Europa. Approda quindi in Inghilterra e qui rimarrà in pianta stabile; eccezion fatta per alcuni sporadici viaggi nel continente. Verso la fine del 1718 Londra si prepara ad una temeraria impresa: un gruppo di esponenti dell’aristocrazia, il duca di Kent, il duca di Grafton, lord Burlington, lord Bingley, il duca di Portland, ha progettato di dotare la capitale di

un teatro che presenti stagioni stabili di opere italiane, quelle di Händel in testa. Il progetto sarà chiamato Royal Academy of Music. Le sottoscrizioni sono un successo, si superano le sessanta adesioni: il duca di Newcastle, nominato presidente, versa mille sterline e così anche lo stesso re Giorgio I, che sostiene l’impresa. Händel, nominato Master of orchestra con un salario di circa ottocento sterline annue, è incaricato di cercare i cantanti all’estero con un imperativo: “ingaggiare quanto più presto e a lungo possibile”. Händel si ritrova a gestire importanti cantanti come Francesco Bernardi (in arte Senesino), Francesca Cuzzoni e Faustina Bordoni. Tre stelle sono troppo costose per un solo teatro, inoltre le rivalità montano e gli animi esacerbati portano al fatale epilogo in occasione di una recita di Astianatte di Boroncini. Il 6 giugno 1727 stimolate da fischi e urla, Faustina e la Cuzzoni iniziano ad insultarsi. Alla presenza della principessa Carolina Elisabetta volano epiteti come “troia” e “puttana” e infine le virtuose escono dai costumi e si schiaffeggiano dinanzi al pubblico in delirio. Lo scandalo è enorme e si trascina per settimane sulla stampa, fra vignette e poemi satirici. A gettare acqua sul fuoco arriva la notizia della morte improvvisa di Giorgio I; fra gli ultimi atti della sua vita, il monarca ha concesso cittadinanza britannica al compositore sassone che dà allora si firma George Frideric Handel. Oltre allo scandalo degli schiaffi, il più grave motivo per cui l’opera italiana sembra aver perso il favore del pubblico si evince da una lettera di Mrs Perdarves, fedele amica di Händel: “i gusti di questa città sono ormai così depravati da apprezzare solamente le farse. The Beggar’s Opera trionfa completamente sull’opera italiana”. La commedia satirica di John Gay ottiene un formidabile successo: 62 recite.

Dopo qualche mese la Royal Academy of Music cede le armi e il 15 giugno 1728, alla sua nona stagione, chiude per non riaprire più. Pur dopo questo fallimento, Händel riuscirà a mantenere intatta la propria fama e a comporre opere di straordinaria bellezza. Muore il 14 aprile 1759, lasciando un patrimonio di oltre ventimila sterline. Viene tumulato nel transetto destro dell’abbazia di Westminster.

Nel giugno del 1719 Bach viene a sapere che il suo coetaneo Händel è tornato ad Halle per un breve soggiorno. Perchè non incontrarlo? La distanza fra i due è modesta, circa sessanta chilometri, e vale la pena mettersi in viaggio, perchè difficilmente si verificherà un’altra occasione dato che Händel vive ormai stabilmente a Londra. Quando Bach raggiunge Halle, Händel è appena ripartito.

Trascorrono dieci anni, e in estate Händel è nuovamente ad Halle; Bach è allora Kantor a Lipsia, ed è ancora più vicino, soltanto trenta chilometri. Ma anche questa volta l’incontro non si verifica, perchè Bach è febbricitante e manda in sua vece il figlio Wilhelm Friedemann, con l’incarico di pregare il collega di raggiungerlo a Lipsia. Se un po’ di enfasi leggendaria si è probabilmente insinuata, i fatti sono comunque accertati e si tratta soltanto di capire per quale motivo Händel non ha avuto il medesimo stimolo ad incontrare il collega, l’ha spinto a trascurarlo, addirittura ad ignorarlo. E si tratta di una spiegazione molto semplice: Händel semplicemente non aveva tempo. La prima volta perchè doveva ingaggiare cantanti per far partire il progetto della Royal Academy of Music; la seconda volta nuovamente in cerca di cantanti, con la differenza che stavolta era pressato dalla grave crisi finanziaria che stava minacciando l’esistenza stessa dell’impresa operistica. Un po’ di rammarico resta nel pensare che due grandi compositori come Bach e Händel non si siano mai incontrati benché entrambi destinati a dominare la scena musicale della prima metà del settecento.