Giornata memorabile giovedì pomeriggio 30 marzo 2023 allorché a Firenze, presso la Città Metropolitana – Palazzo Medici Riccardi, via dei Ginori,8 (Saletta Oriana Fallaci) – per  iniziativa di “Centrodestra per il cambiamento” (Alessandro Scipioni, Claudio Gemelli, Alessandra Gallego Bressan) in collaborazione con la “Comunione Tradizionale”, è stato presentato il libro di Pucci Cipriani: “La Messa clandestina – Mira il tuo popolo” (ed. Solfanelli).

Folto pubblico, molti giovani, alcuni sacerdoti e politici fiorentini che l’Avvocato Ascanio Ruschi ha salutato, a uno a uno, dopo aver letto il ,messaggio dello storico Luciano Garibaldi :“Carissimo Pucci, anche se, purtroppo, non potrò esserci, considerami presente e al tuo fianco, nel ricordo di tante battaglie condotte assieme. Un caro saluto e tanti auguri dal tuo Luciano Garibaldi”

Ha preso la parola, per primo, il dottor Michele Brancale, Capo Ufficio Stampa della Città Metropolitana di Firenze, un saluto non certo “di circostanza” quello del dottor Brancale che, pur non riconoscendosi nella Tradizione, ha rievocato l’antica amicizia con Pucci Cipriani, quando, giovane cronista de “La Città”, conobbe il mondo tradizionalista, in casa della professoressa Chiara Arselle, con un’intervista a un sacerdote di Mons. Lefebvre. Brancale ha passato in rassegna tutti i capitoli del libro soffermandosi su “la ritrovata fede dei giovani che visitano i santuari mariani” , sul suono delle campane, sul capitolo della, Misericordia (Miseri – cor – dare  ovvero Dare il cuore ai miseri) …poi ha detto di condividere, ad esempio, dalla prima all’ultima parola, la bella laude (“Mira il tuo popolo o Bella Signora…)  che è stato cantata a “una voce all’inizio del Convegno ma di non condividere l’epiteto di “prete rosso” affibbiato a don Milani…un personaggio- ha detto – che andrebbe “riletto” senza paraocchi ideologici. L’oratore ha terminato il suo intervento consigliando la lettura di un libro pubblicato dagli “Adelphi” in cui si incontrano dodici protagonisti della Rivoluzione francese, una Rivoluzione fatta di violenza, che si sbraneranno tra loro…a differenza di altri dodici personaggi che, con l’amore, senza armi, hanno “rivoluzionato” i cuori.

Dopo Michele Brancale ha preso la parola il Consigliere Alessandro Scipioni della Città Metropolitana che ha ricordato, rifacendosi all’intervento precedente, come la libertà conclamata dalla Rivoluzione francese si sia trasformata in “ghigliottina”, notando come ogni rivoluzione uccida i propri figli, e ricordando Danton che, durante il processo farsa di fronte al Tribunale del popolo, si scusò, piangendo, per i crimini suoi e degli altri rivoluzionari. Scipioni, che si è detto orgoglioso di discendere da una famiglia del popolo e di aver abbracciato il Cristianesimo fin da piccolo, esaltando la “Civiltà Cristiana” dicendosi orgoglioso di aver collaborato e di poter ancora collaborare con la “Comunione Tradizionale”.

Poetico e commuovente Ascanio Ruschi (oltre all’audio potrete anche leggere il suo intervento che pubblichiamo integralmente) che ha messo in evidenza come quello di Pucci Cipriani sia un libro “che si richiama a valori antichi e ancestrali, a usanze e costumi che stiamo smarrendo (…)quello raccontato da Pucci è un po’ il mondo di Giovannino Guareschi, di don Camillo e del Candido”

Quindi un “explicit” pieno d’affetto per l’autore che ha conosciuto fin dall’adolescenza : “Concludo – ha detto l’avvocato Ruschi – questo mio intervento parafrasando le parole con le quali Nicola Lisi, scrittore di Scarperia e anche animatore del “Frontespizio”, ebbe a descrivere la figura di Tito Casini nella sua “Antologia degli scrittori cattolici”, ritenendo che le stesse parole possano ben adattarsi all’amico Pucci: “Insegnante per laurea e per gli occhiali a stanghetta  , per tutto il resto colto, intelligentissimo mugellano,

esaltatore e difensore di tutto ciò che vive e si muove all’ombra del campanile”

Il veronese Onorevole Vito Comencini, oggi trentaquattrenne, fu il più giovane parlamentare della scorsa legislatura, integralmente cattolico, ha sempre sostenuto il primato della “retta coscienza” e ha intrapreso battaglie coraggiosa in difesa della Tradizione. L’Onorevole Comencini nel suo applauditissimo intervento, citando alcuni passi del libro di Cipriani, ha voluto rimarcare la differenza tra “conservatore” e “tradizionalista” affermando che il conservatore è quello che rifiuta le novità rivoluzionarie del momento, ma sposa quelle degli anni precedenti che, viste a distanza, ora non scandalizzano più, in confronto alle nuove. Intervento ripreso, subito dopo, da Lorenzo Gasperini, Docente di Storia e Filosofia nei Licei, anche lui impegnato politicamente nella Lega, che ha notato come alcuni esponenti del suo partito abbiano assunto, oggi, posizioni che combattevano – da conservatori – pochi anni fa. Una metamorfosi – ha detto il giovane docente livornese – che va denunciata come fa anche Pucci Cipriani nel suo libro.

Splendida conferenza (che potremmo definire “Monaldiana” da Monaldo Leopardi) quella del professor don Stefano Carusi che ha ricordato come, in questa società malata, abbiamo ucciso “il nonno”, ovverosia le belle tradizioni- a cominciare dal linguaggio che consideravamo non all’altezza della situazione – e, insieme al nonno, abbiamo ucciso le veglie, la recita del Santo Rosario  con la famiglia unita, di fronte al focolare e, perfino la gioia di vivere…quella della buona tavola…per cui sono sorti, come cavallette, i vegani e compagnia brutta : vige ora , anche tra i giovani, un melenso sentimentalismo…per cui ci si commuove di fronte al sangue dell’agnellino ma si resta indifferenti di fronte alla strage giornaliera di bambini uccisi e tracimati dall’aborto.

Ha concluso Pucci Cipriani ringraziando tutti gli intervenuti e leggendo una lettera di Giovannino Guareschi scritta al “suo” don Camillo e riportata dall’autore all’inizio dell’opera.

Dopo grande riunione conviviale alla Trattoria “Marione” di via della Spada, con caratteristico “menù” toscano (buonissimo l’agnellino e il maialino) e brindisi  agli Stati Preunitari…il tutto dopo che don Stefano a Borgo San Lorenzo aveva celebrato per gli amici della “Comunione tradizionale” la “Messa clandestina”, ovvero la Messa di sempre e di tutti…quella cattolica, in rito romano antico.

Monica Verdi