(di Alfredo De Matteo) I dati di uno studio sulla demografia europea del Berlin Institute for Population and Development certificano l’inverno demografico dell’Europa ed in particolare della Grecia, uscita con le ossa rotte dalle misure di austerità che hanno letteralmente sconvolto la sua economia ed il suo tessuto sociale e che hanno portato alla fame milioni di greci: nel 2011, 11,1 milioni di persone vivevano nella penisola ellenica e solo 4 anni dopo, nel 2015, sono scese a 10,8 milioni; secondo le previsioni, nel 2050 la popolazione scenderà a 8,3 milioni e nel 2070 addirittura a 7,2. Attualmente, il 21% dei greci ha più di 65 anni e, sempre secondo le previsioni, nel 2050 gli ultra sessantacinquenni supereranno il 33%.

La feroce crisi economica non ha fatto altro che incrementare il numero degli aborti, tanto che la Grecia è ormai fra i leader mondiali degli infanticidi legalizzati: se nel 2008 vi sono stati 200.000 aborti, oggi siamo intorno ai 300.000. Di contro, cala drasticamente il numero delle nascite (nascono solamente 90.000 bambini all’anno), al punto che Melbourne è divenuta la terza città greca dopo Atene e Salonicco … (occhi della guerra.it, 30 agosto 2018).

La fotografia scattata dall’istituto demografico è impietosa e riguarda tutti i paesi europei, chi più, chi meno. L’azione combinata di misure economiche e fiscali che penalizzano oltre misura i singoli contribuenti, le famiglie e le piccole e medie imprese, il parziale annullamento delle identità nazionali nel nome di un’unione europea senz’anima né autentici ideali, la spinta sempre più marcata verso il varo di leggi contrarie al diritto naturale, il favoreggiamento dell’immigrazione incontrollata è alla base della tremenda crisi demografica in atto, che porterà inevitabilmente alla fine della civiltà europea fondata sulle comuni radici cristiane. L’antidoto al veleno del relativismo e del sovvertimento dell’ordine naturale è, come sempre, la Chiesa Cattolica. Tuttavia, la sposa di Cristo è attraversata da una profonda crisi interna che ha ormai raggiunto livelli ben superiori al limite di guardia. Gli effetti di tale crisi sono evidenti e certificati da numerosi sondaggi secondo cui il numero di coloro che dichiarano di appartenere alla Chiesa è in costante diminuzione mentre tra i praticanti aumenta l’ateismo pratico, tanto che solo un cattolico su tre conserva ancora la vera fede. È possibile affermare che il sistema di vita dei cristiani attuali non differisce in nulla da quello di chi non crede, cosicché la loro fede debole e priva di sostanza non è più in grado di influenzare la loro vita e dunque di migliorarla. Ma se la vita morale e spirituale dei fedeli è così insipida ciò non può che derivare da una cattiva predicazione, dal fatto che il clero per decenni non ha insegnato e trasmesso la fede cattolica.

Del resto, la documentata carenza di vocazioni sacerdotali e religiose non è altro che il sintomo di una profonda crisi del clero, fiaccato nell’animo e nello spirito dall’abbandono della pratica delle virtù e dal conseguente sprofondamento nel vizio. Il recente scandalo dell’esistenza di un’ignobile rete di coperture nei confronti di eminenti porporati descritti come molestatori seriali di ragazzi e giovani seminaristi, che chiama in causa direttamente Papa Francesco, non è altro che lo scoperchiamento di una fogna a cielo aperto da cui fuoriescono nefandezze morali di ogni tipo.

Il recente e imprevisto crollo del tetto di una chiesa al centro di Roma sembra un segno di ben altri cedimenti che stanno sconvolgendo la Chiesa al suo interno nonché segno del doloroso processo di purificazione che la stessa Chiesa dovrà inevitabilmente subire per poter poi risorgere a vita nuova. E con essa l’Europa cristiana.

Alfredo De Matteo