di Roberto de Mattei
tratto da Radio Roma Libera
Si è svolto l’8 ottobre, l’ incontro annuale della “Fedelissima Civitella del Tronto,” organizzato per 35 anni di seguito, con coraggio e perseveranza, da Pucci Cipriani, che anche quest’anno è riuscito a raccogliere tanti giovani e meno giovani, provenienti da tutte le parti di Italia nell’antica cittadella detta la “Fedelissima”, perché fu ultimo baluardo del regno borbonico contro l’invasione piemontese, nel 1861. Il convegno anche quest’anno è stato preceduto la sera prima da una suggestiva Via Crucis attorno alle mura della Fortezza.
L’incontro del 2022 era dedicato ai pensatori e letterati della Contro-Rivoluzione. Tra questi si è parlato del conte Joseph de Maistre, il grande pensatore savoiardo, nato a Chambery nel 1753 e morto a Torino nel 1821.
Il merito principale di de Maistre è di avere compreso il carattere epocale, e non accidentale, della Rivoluzione francese. Fin dal 1794, egli aveva scritto alla marchesa Costa de Beauregard,: “Bisogna avere il coraggio di confessarlo, Madama, per molto tempo non abbiamo compreso la Rivoluzione di cui siamo testimoni; per lungo tempo l’abbiamo presa per un evento. Eravamo nell’errore: essa è un’epoca“. Nel 1796, due anni dopo la caduta di Robespierre, scriveva: “La Rivoluzione non è terminata, nulla ne fa presagire la fine. Essa ha già prodotto grandi sventure, e ne annunzia di più grandi ancora“. Gli avvenimenti, man mano che si svolsero, non fecero che confermarlo in questo giudizio: “Essendo il mondo assolutamente sconvolto fino nelle sue fondamenta, né la generazione presente, né probabilmente la successiva, potrà vedere il fine di tutto quello che si prepara … Ne avremo forse per due secoli … Quando penso a tutto ciò che deve ancora avvenire in Europa e nel mondo, mi sembra che la rivoluzione incominci adesso“.
De Maistre non comprese solo il carattere epocale della Rivoluzione, ma la sua natura intrinsecamente perversa. “Ciò che distingue la Rivoluzione francese, e che ne fa un avvenimento unico nella storia, è che essa è malvagia radicalmente; nessun elemento di bene conforta l’occhio dell’osservatore: è il più alto grado di corruzione conosciuto; è la impurità pura. In qual pagina della storia si troverà una quantità così grande di vizi che agiscono insieme sul medesimo teatro? Quale intreccio spaventevole di bassezza e di crudeltà! Che profonda immoralità! Qual oblio d’ogni pudore!”
Le Rivoluzioni, come le guerre, sono però castighi di cui Dio si serve per purificare la società dai suoi peccati. Quando Dio ha deciso di ricondurre le nazioni all’ordine, di umiliarle, di rovesciare i troni o di trasferire gli scettri; per esercitare queste terribili vendette, scrive ancora de Maistre, adopera quasi sempre come suoi strumenti dei dittatori, dei conquistatori feroci che si ridono di tutte le leggi; niente loro resiste, perché sono gli esecutori d’un giudizio divino. Niente poté resistere ai Giacobini in Francia, niente poté resistere a Napoleone in Europa, che però, fu lo strumento di cui la Provvidenza si servì per castigare le nazioni e aprire loro gli occhi.
La dinamica della Rivoluzione sovrasta i suoi stessi protagonisti. Nelle Considerazioni sulla Francia, de Maistre scrive ancora: “Quel che più colpisce nella Rivoluzione francese –– è questa forza travolgente che piega tutti gli ostacoli. Il suo turbine trasporta come fuscelli tutto ciò che la forza umana ha saputo opporle; nessuno ha impunemente contrastato la sua Marcia”. “Con piena ragione è stato notato che la Rivoluzione francese guida gli uomini ben più di quanto gli uomini non la guidino. (…) Perfino gli scellerati che sembrano diriger(la) non ne sono che meri strumenti; e non appena pretendono di dominarla, cadono ignobilmente”.“Non si potrebbe ripeterlo abbastanza: non sono gli uomini che guidano la Rivoluzione, ma è la Rivoluzione che usa gli uomini”.
Nelle sue opere de Maistre ci trasmette un’altra sentenza capitale: “C’è nella Rivoluzione – afferma – un carattere satanico che la distingue da tutto ciò che si è veduto e forse da tutto che si vedrà. Essa è satanica nella sua essenza” e non sarà mai spenta totalmente se non dal principio contrario. La restaurazione dell’ordine, che viene chiamata Contro-rRvoluzione, “non sarà affatto una rivoluzione contraria, bensì il contrario della rivoluzione”.
De Maistre ci invita dunque a non illuderci sulle false reazioni alla Rivoluzione anticristiana, alimentate dall’intelligenza diabolica che la guida. La Rivoluzione è satanica e non potrà essere annientata che da una visione del mondo integralmente cattolica. Non ci può essere una vera destra, né un vero tradizionalismo, se non si comprende il carattere epocale della Rivoluzione e dunque la necessità di uscire dall’epoca della Rivoluzione francese, dai suoi miti e dalle sue illusioni, attraverso una Contro-Rivoluzione integrale, sul piano religioso, politico e culturale.
La Contro-Rivoluzione cattolica non è un’opzione, ma è l’unico sentiero che possa portare alla restaurazione di quella Civiltà cristiana, che Dio prepara per il nostro futuro, al termine delle catastrofi che sembrano attenderci. (Roberto de Mattei)