Don Lorenzo Milani: ecco perché viene accostato a Bibbiano

…Come facevo a spiegare che amo i miei parrocchiani piú che la Chiesa e il Papa? E che se un rischio corro per l’anima mia non è certo quello di aver poco amato, ma piuttosto di amare troppo (cioè di portarmeli anche a letto!)… E chi potrà mai amare i ragazzi fino all’osso senza finire col metterglielo anche in culo se non un maestro che insieme a loro ami anche Dio e tema l’Inferno e desideri il Paradiso?”

 

Ovvero: le parole di don Milani che molti sembrano non voler vedere… e altro.

 

Il 14 giugno 2017, sei giorni prima della storica visita di Papa Francesco a Barbiana, inviai al Pontefice, e congiuntamente a tre Cardinali coinvolti a vario titolo dell’iniziativa, per posta elettronica e per posta raccomandata, una supplica, raccomandando loro di voler recedere da quel proposito. Lo feci da privato cittadino e fedele della Chiesa cattolica, poiché, scrivevo,

 

“A Sua Santità Papa Francesco, [il sottoscritto] umilmente chiede di voler verificare il Suo giudizio sulla figura di don Milani e, qualora trovasse fondati gli argomenti nel dossier allegato alla presente, di non andare a Barbiana a rendere omaggio alla memoria di quello che l’esame dei fatti indica inequivocabilmente come un cattivo maestro. Se ciò dovesse avvenire, se la la figura di don Milani dovesse essere ancora presentata come esempio al popolo dalla massima autorità della Chiesa cattolica, è evidente che le conseguenze sarebbero assai gravi, e si protrarrebbero per molti anni”.

 

Ai tre Cardinali rivolgevo la medesima richiesta, in relazione al ruolo che ciascuno di essi aveva avuto nella vicenda. La visita ebbe poi luogo come preventivato, e non ricevetti mai alcun riscontro da nessuno dei destinatari, né prima, né dopo l’evento.

 

Nel corposo dossier che accompagnava la supplica, documentavo in dettaglio le ragioni per cui don Milani andava considerato un cattivo maestro. Gli atti e il pensiero del priore di Barbiana, fin nei suoi scritti più famosi, si caratterizzavano infatti per l’ammutinamento sistematico ai superiori, per l’apologia della violenza rivoluzionaria, della lotta di classe, dello spargimento del sangue dei nemici del popolo e della lotta armata di stampo proto-brigatista, e finanche in ultimo – ma di questo i suoi superiori dell’epoca, gli Arcivescovi fiorentini Dalla Costa e Florit  immagino non fossero a conoscenza – per l’orgogliosa rivendicazione di pulsioni omosessuali e pedofile. Il tutto, ripeto, era accuratamente documentato nei diversi capitoli del dossier, per le stesse parole del priore medesimo, pubblicate in numerosi libri e riviste.

 

E’ notizia di ieri che, in seguito all’indizione di un incontro pubblico dal titolo «Da Barbiana a Bibbiano», che si terrà il 30 novembre a Bergamo, organizzato, tra gli altri, leggo, dalle associazioni «Tradizione, famiglia e proprietà» e «Pro vita e famiglia», nella quale si vorrebbero stabilire dei nessi tra i noti fatti di Bibbiano e il pensiero di don Milani, vi è stata una levata di scudi in favore di quest’ultimo. Una rapida disamina dei suddetti interventi rivela però che in nessuno di essi si dà ragione del motivo per cui gli organizzatori del Convegno hanno ritenuto di proporre il parallelo Bibbiano-don Milani, passando, tra l’altro, dalla nota vicenda del Fortetoper questa rimando anche a una esaustiva raccolta sulla rivista culturale web Il Covile

 

Ritengo che il motivo sia quello che, all’epoca, mi ero premurato di riportare nella supplica. Cito:

 

“…5. In ultimo, don Milani manifesta anche pulsioni omosessuali e pedofile (vedi al cap. 5 del dossier allegato), quando in una lettera a Giorgio Pecorini egli scrive:

 

«Come facevo a spiegare che amo i miei parrocchiani piú che la Chiesa e il Papa? E che se un rischio corro per l’anima mia non è certo quello di aver poco amato, ma piuttosto di amare troppo (cioè di portarmeli anche a letto!).»

 

«… E chi potrà mai amare i ragazzi fino all’osso senza finire col metterglielo anche in culo se non un maestro che insieme a loro ami anche Dio e tema l’Inferno e desideri il Paradiso?»”

 

Si tratta di affermazioni eloquenti, che denotano una personalità profondamente disturbata e che, lungi dall’essere segrete, erano di dominio pubblico, già al tempo della supplica. Sono affermazioni che avrebbero ovviamente meritato – per la loro non piccola portata – la dovuta attenzione. Specie in riferimento, spiace dirlo, alla pesante responsabilità che si sono oggettivamente assunti, davanti al popolo e al Creatore, ciascuno al rispettivo livello, i protagonisti dell’inopportuno omaggio a don Milani. Tra l’altro, ho detto che le pulsioni omosessuali e pedofile erano appena uno solo dei molteplici gravi motivi che consiglierebbero caldamente e urgentemente, ancora oggi come ieri e per il bene di tutti, di considerare l’esperienza milaniana per quello che è effettivamente stata: un disastro educativo. E trarne le debite conseguenze.

 

Václav Havel, nel Potere dei senza potere, scriveva: “La prima politica è vivere nella verità”. Non è mai troppo tardi per riconoscere anche quest’altro elementare, ma costantemente neglettato dato di fatto.

 

Pier Luigi Tossani, 7 novembre 2019