Testo dell’audio

Oggi Civitella, con i suoi 5.089 abitanti, è rimasta ferita dalle recenti scosse sismiche e dalla tremenda frana a Ponzano. Si è spopolata, la chiesa di San Lorenzo è inagibile, il Municipio è stato spostato fuori dalle mura, il Museo delle Arti Tessili è stato chiuso. Ma la volontà è quella di ripartire, di ricostruire, di tornare a far vivere questa realtà all’ombra della sua Fortezza, uno dei luoghi storici più visitati, non solo della provincia Teramana, ma dell’Abruzzo.

A Civitella campeggia un monumento in memoria di Matteo Wade, di origine irlandese, comandante della Piazzaforte con 323 uomini, soldati, sottufficiali e truppa, che resistettero un mese all’assedio dei francesi, predatori dell’esercito napoleonico ovvero la Grande Armée guidata dal generale Meollis. Eroici furono i giorni della difesa della Piazzaforte, alla quale parteciparono anche gli abitanti della cittadina. Dopo un mese di serrati ed eroici combattimenti, il comandante francese, generale Fregeville, entrava in Civitella comportandosi, a detta di tutti i cronisti dell’epoca, da vero “brigante”. Gli eroici difensori sopravvissuti (otto ufficiali, dieci soldati ed undici artiglieri), insieme a Wade, furono “deportati” all’estero.

Il monumento

Il monumento a Wade fu fatto erigere da Francesco I di Borbone nel 1829, per ricordare l’eroe irlandese al servizio del Regno del Sud, opera in gran parte dello scultore Bernardo Tacca e completato da Tito Angelini. È un monumento di stile neoclassico e rappresenta un grande sarcofago, confortato ai lati da due figure, La Fedeltà e Il Dolore, in mezzo il ritratto di Wade, in alto lo stemma borbonico e, in basso, due Sfingi.

Dai fatti del 1806 l’attributo di “Fedelissima” ben si consolidò nell’eroica difesa del 1860, quando il Regno del Sud fu invaso dall’esercito piemontese e Civitella, ultima piazzaforte, resistette ancora, dopo la caduta di Messina e di Gaeta, quando il Re con la regina Sofia, che avevano combattuto eroicamente sugli spalti di quella città, decisero di non arrendersi e di continuare la battaglia.

Il tenente Messinelli prese il comando della Piazzaforte, dopo il tradimento di Ascione e Giovine; i combattenti, ormai un pugno di uomini senza viveri e munizioni, sono animati da un eroico frate, padre Leonardo Zilli da Campotosto, e da un “brigante lealista”, Sopito o Zopito di Bonaventura, che era venuto con i suoi uomini nella Fortezza per combattere “pe’ Francisco, ‘o Re nuosto!”. I traditori aprirono le porte e i bersaglieri entrarono, al comando del generale Mezzacapo, conquistando la Fortezza. I difensori vennero deportati: il Messinelli, padre Leonardo Zilli da Campotosto, e Sopito di Bonaventura vennero fucilati alla schiena a Porta Napoli. Subito dopo la sentenza arrivò la “grazia” del nuovo re, Vittorio Emanuele II.

La ferita del sisma

Civitella, con i suoi 5.089 abitanti, appartiene all’Unione dei Comuni della Val Vibrata. Purtroppo oggi, in conseguenza delle recenti scosse sismiche e della tremenda frana a Ponzano, si è spopolata. La chiesa di San Lorenzo è inagibile ed è stato spostato fuori dalle mura il Municipio. è stato chiuso anche il Museo delle Arti Tessili, con in esposizione vestiti dal Settecento fino al primo Dopoguerra, aperto solo nel 2013, Museo che fa il paio con l’altro, quello delle Armi e delle Mappe alla Rocca.

La volontà è quella di ripartire, di ricostruire, di tornare a far vivere Civitella, all’ombra della sua Fortezza, uno dei luoghi storici più visitati, non solo della provincia Teramana, ma dell’Abruzzo. Il paesaggio è, del resto, incantevole, come la rinomata cucina, tra cui “le ceppe”, una pasta fatta a mano e lavorata con dei bacchetti (proprio a luglio viene celebrata la sagra delle ceppe), lo spezzatino di pollo e agnello alla “franceschiello”, il timballo, pecorino della Montagna dei Tiri e delle Tre Caciare, il rinomato Centerbe ad alta gradazione alcolica, ecc.

Oltre alla Festa della Madonna dei Lumi, a maggio, l’11 novembre, per San Martino, in Fortezza, di fronte a un grande falò, si gustano caldarroste e vino locale. Ormai a tutti gli effetti fa parte del vissuto storico della cittadina anche il Convegno della Tradizione cattolica della “Fedelissima” Civitella del Tronto, organizzato dalla Comunione Tradizionale.

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Questo testo di Pucci Cipriani è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

 

Fonte: Radici Cristiane