di Roberto De Mattei

Tratto da Radio Roma Libera

Il 16 gennaio 2023, a Palermo, è stato arrestato dopo trent’anni di latitanza, Matteo Messina Denaro, considerato il capo dell’organizzazione mafiosa Cosa Nostra.

E’ stata oggettivamente una vittoria dello Stato sulla mafia, e quindi anche una vittoria del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, così, come le stragi di Palermo in cu persero la vita i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, con gli uomini della loro scorta, il 23 maggio e il 19 luglio 1992, furono una sconfitta dello Stato, che aveva allora il suo presidente del Consiglio in Carlo Azeglio Ciampi. 

Tra il 1992 e il 2023 sono passati trent’anni in cui i capi di Cosa Nostra sono stati arrestati: Toto Riina, Leoluca Bagarella, Bernardo Provenzano, Salvatore Lo Piccolo e finalmente Matteo Messina Denaro. Dunque lo Stato non ha dormito per trent’anni, ma nel corso di questo lungo periodo ha arrestato e incarcerato migliaia di mafiosi, sequestrando beni mobili e immobili per molti miliardi di euro. In questo momento sono 760 le persone sottoposte al 41bis, cioè al regime di carcere duro.

L’arresto di Messina Denaro dunque è il punto culminante e simbolico di un impegno trentennale di magistrati, polizia, carabinieri, guardia di finanza. Chiude un’epoca, segna un indubbio successo.

Fin dal momento dell’arresto tuttavia una nube di sospetti, di dubbi, di interrogativi ha preteso di ridimensionare la portata di questo evento. E’ stato catturato un uomo malato, all’interno di una clinica, non in bunker, si è detto: perché l’hanno catturato solo ora? Non è possibile che un boss mafioso così potente facesse la fila tra i pazienti di una clinica di Palermo, che fosse vicino a casa sua e per giunta riconoscibile, che avesse lasciato il suo numero di telefono alle altre pazienti, che si scattasse selfie con i medici e gli infermieri. Ci deve essere sotto per forza qualcosa. Ma che cosa? Ecco che scatta la dietrologia, il complottismo.

  Forse, si dice ancora, c’era dietro una trattativa, forse il boss si è consegnato di sua volontà, forse c’era un piano dietro, magari quello di far passare l’idea che la mafia non esiste più, facendo così allentare la pressione….

Il fatto passa in secondo piano: ciò che conta è l’interpretazione del fatto. E’ la caratteristica delle teorie complottiste: la sostituzione dei fatti oggettivi con le interpretazioni soggettive. E quanto più un’interpretazione è strampalata e sensazionale, tanto più è facile che si diffonda.

Lo abbiamo visto con la rinuncia al pontificato di Benedetto XVI: è un fatto evidente. Ma immediatamente ci si è chiesti? Perché è avvenuta e perché in quel modo? Cosa aveva in mente il Papa? Scatta ancora una volta la dietrologia. La ragione per cui Benedetto XVI si è dimesso diventa più importante delle sue dimissioni.

La discussione certo è legittima, ma a patto di non sovrapporsi alla realtà del fatto, fino a negarlo, come accade quando si afferma che Benedetto XVI non si è mai dimesso, ma è rimasto Papa fino alla morte. Sono le teorie di Andrea Cionci e Alessandro Minutella, riprese in Italia da Diego Fusaro e ampiamente diffuse sui blog

Così è stato per la pandemia di Covid, presentata come una manovra architettata da lobby che controlla i governi, e le istituzioni pubbliche e private, per sottomettere l’umanità intera. Ma i complotti perdono ogni credibilità quando si basano solo su illazioni e sospetti, presupponendo il coinvolgimento di un numero incalcolabile di persone. Nel caso della pandemia del 2020-2021, sembra difficile credere, senza averne alcuna prova, che la totalità degli scienziati e dei medici sulla terra, oltre che la totalità dei Capi di Stato e di governo, abbia condiviso il segreto di un complotto. Lo stesso vale per il caso Messina Denaro. Rino Cammilleri ha giustamente scritto sul sito di Nicola Porro del 20 gennaio: «L’aritmetica elementare ci assicura che un segreto è pulcinellescamente proporzionale al numero di quelli che lo sanno. E qui avremmo: governo, servizi, polizia, carabinieri, magistrati». 

La lotta contro la Mafia per essere efficace deve colpire alla radice, l’organizzazione, indagando tutte le sue ramificazioni, complicità e supporti. Gli inquirenti, ad esempio, sono convinti dell’esistenza di un rapporto tra Cosa Nostra e la Massoneria, che ha offerto a Matteo Messina Denaro una potente copertura, consentendogli una vita relativamente tranquilla. Teresa Principato, ex procuratrice aggiunta di Palermo, in un’intervista rilasciata il 18 gennaio a “Repubblica” ha affermato che Messina Denaro durante la sua latitanza ha potuto contare «su una rete di copertura di carattere massonico che lo ha protetto in tutto il mondo».  Un collaboratore di giustizia massone ha parlato di una loggia coperta costituita da Messina Denaro che si chiamava “La Sicilia”. Questi fatti, devono essere verificati, ma l’esistenza di un mondo criminale che cospira nell’ombra, compresa la Massoneria, è un fatto oggettivo. 

Per i complottisti però, chi cospira non è la Mafia, ma lo Stato. E lo Stato a sua volta farebbe parte di una macro-organizzazione criminale che ha scatenato la pandemia e la guerra in Ucraina. Ma in un mondo in cui tutto è male e tutto è complotto, congiura, non c’è più posto per il bene e per la Divina Provvidenza. Dio è il grande assente da questa visione deforme della storia (Roberto d Mattei)