di Mario Adinolfi

tratto da Mario Adinolfi – BALZERANI, DI CESARE, L’ALBUM DI FAMIGLIA | Facebook

Conoscete Donatella Di Cesare, imperversa in tv come pacifista filopalestinese. Ieri è comparso un suo tweet: “La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna”. Luna è Barbara Balzerani deceduta ieri e chi ha letto il mio libro sulla Storia del terrorismo in Italia sa che è la brigatista rossa che il 16 marzo 2018 voleva celebrare “i fasti del quarantennale”. Quarantennale della strage di via Fani, per chi non avesse riconosciuto la data. Strage a cui operativamente partecipò. Fu proprio la sua frase irridente verso coloro che lei riteneva svolgessero “la professione di vittime del terrorismo” che mi spinse a scrivere quel libro per omaggiare i morti ammazzati da quella violenza cieca insensata, per ricordare che chi li uccise era alla fine solo un criminale, l’ideologia rivoluzionaria era una copertura di cartapesta, costruita sul vuoto.

Barbara Balzerani non fa eccezione, era la compagna del capo brigatista Mario Moretti e decise con lui di sparare a sangue freddo su un ostaggio anziano e inerme come Aldo Moro. Quarant’anni dopo riteneva che quelli fossero “fasti” da celebrare. Donatella Di Cesare condividendo idee e rivoluzione omaggia la morte di Barbara Balzerani. Il problema è che quelle idee le insegna all’università La Sapienza di Roma, le proclama incensata nei talk show di prima serata. Memore dei gettoni che la tv garantisce, il tweet di omaggio alla terrorista dopo qualche ora la prof Di Cesare l’ha cancellato. Perché so’ de sinistra e comunisti rivoluzionari, ma sanno bene da che parte sta la saccoccia.
Quando mi chiedete “perché i terroristi sono tutti liberi?” ricordatevi sempre che, come spiegava coraggiosamente Rossana Rossanda, questi fanno parte “dell’album di famiglia” della sinistra italiana, che ha adottato pure Mambro e Fioravanti facendoli lavorare con la Bonino. A quella sinistra che oggi domina la cultura, i media e un pezzo della politica spesso di governo, la memoria della “rivoluzione” provoca istintiva simpatia per chi sparava è sostanziale indifferenza verso chi cadeva sotto i loro colpi. La Di Cesare conosce bene ed è triste per la morte della 75enne Balzerani ma sono certo che non conosce i nomi dei padri di famiglia e degli agenti ragazzini che furono trucidati in via Fani. E questa insegna a La Sapienza, questa va in tv.

La Balzerani è stato arrestata nel 1985, nel 1986 rivendicava dal carcere l’assassinio di Lando Conti, non si è mai pentita né dissociata, è stata condannata all’ergastolo con sentenza definitiva di Cassazione nel 1992, nel 2006 era già in libertà condizionata, dal 2011 totalmente libera. Il gioielliere che ha ammazzato i rapinatori a Grinzane Cavour si è preso 17 anni, la Balzerani 14 anni dopo la condanna definitiva era già fuori. Il gioielliere non è nell’album di famiglia, è stato raccontato come un pistolero assassino. Provate a leggere tutti i “coccodrilli” della Balzerani sui giornali di oggi, in nessun articolo compare mai la parola “assassina” o un riferimento alle sue mani sporche di sangue. Non si è mai pentita. Una preghiera per l’anima di Barbara Balzerani.