di Roberto Dal Bosco
tratto da Renovatio21
«Halloween ha raccolto in anticipo il suo tributo di sangue» ci scrive Bruno, un nostro lettore, scrivendoci del massacro di Seoul.
Come avete visto, nel weekend a ridosso della ricorrenza infernal-moderna, c’è stata la calca con oltre 150 morti (molti altri, in ospedale, potrebbero tirare le cuoia nelle prossime ore) a Itaewon, quartiere trendy della capitale coreana. Non siamo ancora riusciti a capire bene cosa sia accaduto, tuttavia impressionano certe immagini con ragazze vestite horror che sgambettano a fianco a decine di corpi stesi al suolo con persone che eseguono meccanicamente disperati massaggi cardiaci.
Perché, se c’è una cosa che questo sito vi ha ripetuto negli anni, è che Halloween – forse erede dell’antica ricorrenza della Lemuria romana e del capodanno celtico Samhain, nonché perversione anglo-gaelica di Ognissanti («All Hallows’ Eve») – è una festa davvero pericolosa: perché la gente vi muore davvero.
L’anno scorso, a Lardero, microcomune nella comunità autonoma di La Rioja, nord della Spagna, un bambino di 9 anni Álex giocava nel parco mascherato per Halloween. La famiglia era in un locale attiguo, da dove, scrissero le cronache, lo teneva d’occhio. Tuttavia il piccolo di colpo sparisce. Una compagna dà l’allarme, dicendo che un signore lo avrebbe portato via; lo stesso signore aveva provato a fare lo stesso anche con lei il giorno prima. La Guardia Civil ritrova Álex ore dopo in fin di vita. Impossibile rianimarlo. Il suo corpo giace sul pianerottolo dell’uomo accusato di essere l’assassino, un avanzo di galera in gabbia tanti anni per aggressioni sessuali e omicidio. Era fuori il libertà condizionata.
Ma possiamo andare in là con gli anni, in tutto il mondo, e trovare come questa serata di festa macabra e incomprensibile – cosa si celebra? Lo spirito cattivo? – abbia portato con sé consistenti quantità di sangue.
Notte del 31 novembre 1957, Los Angeles, California: il veterano della II Guerra Mondiale Peter Fabiano, un marine, apre la porta a quello che crede essere un ragazzino che chiede le caramelle. Trova invece la morte: qualcuno gli spara a bruciapelo. La Polizia incastrerà l’ex amante lesbica della moglie di Fabiano, e una complice.
Notte del 30 novembre 1973, Fond du Lac, Wisconsin: la bambina Lisa French, 9 anni, fa toc toc alla porta del vicino Gerald Turner per la routine del trick or treat, «dolcetto o scherzetto». Turner la stupra, la uccide, la metta in sacchetto di plastica e la getta in una discarica.
Notte del 31 novembre 1975, Deer Park, Texas: il bambino di otto anni Timothy O’Brien ingerisce alcune caramelle del tipo Pixy Stick raccolte durante il tour del vicinato in modalità «trick or treat». Cade al suolo, ha le convulsioni. Muore un’ora dopo in ospedale. Era stato in realtà il padre, che voleva incassare l’assicurazione sulla vita del figlio. Nove anni dopo, l’uomo fu giustiziato.
Notte del 31 novembre 1975 (anno con un Halloween tosto), Greenwich, Connecticut: la quindicenne Marta Moxley viene trovata percossa e pugnalata a morte sotto l’albero davanti casa. A fianco del corpo, una mazza da golf ferro 6, spezzata in quattro parti.
Notte del 31 novembre 1981, ad Amarillo, Texas: il diciassettenne Johnny Lee Garret stupra una suora di 76 anni e la uccide a coltellate.
Notte del 31 novembre 1993, Pasadena, California: tre ragazzi uccisi a colpi di arma da fuoco mentre tornano da una festa.
Notte del 31 novembre 1998, South Bronx, New York: il parabrezza del programmatore di computer Karl Jackson viene colpito da un uovo. L’uomo, il quale stava recandosi a prendere il figlio ad una festicciola, scende per lamentarsene con i discoli autori del lancio, che non la prendono bene; lo inseguono, lo fermano, e gli sparano nella testa.
Notte del 31 novembre 2004, Napa Valley, California: Leslie Mazzara e Adriane Insogna vengono massacrate nel loro appartamento. L’assassino, scoprirà la polizia poi, è il fidanzato di una loro cara amica.
Notte del 31 novembre 2005, Frederica, Delaware: l’intera comunità osserva una macabra decorazione che campeggia su di un albero in pubblica piazza. Ci vogliono diverse ore per capire che non si tratta di uno scenografia per una festa: è davvero il corpo di una signora quarantaduenne, impiccata.
Notte del 31 novembre 2011, Armstrong, British Columbia: Taylor van Diest, 18 anni, manda un SMS al fidanzato in cui dice di sentirsi pedinata da qualcuno. Viene ritrovata a lato della ferrovia in fin di vita, picchiata a sangue. Morirà poco dopo in ospedale.
Notte del 31 novembre 2012, Michigan: il predicatore John D. White bussa alla roulotte della sua amante, che vive con il figlio in un trailer park. Quindi, la strangola e ne getta il corpo in mezzo ai boschi, quindi torna alla roulotte dove veste il figlio di lei con un costume da Halloween.
E questa lista, che ripetiamo e arricchiamo ogni anno, è solo per gli USA, patria della celebrazione di Halloween.
Ma mica è solo laggiù che scorre il sangue. Come stanno ricordando i giornali nazionali in questi giorni, anche l’Italia ha il suo celeberrimo fatto si sangue legato ad Halloween e non è nemmeno solo nostro, visto che in un modo o nell’altro sono implicati i cittadini di 4 o 5 Stati: l’omicidio della giovane britannica Meredith Kercher, di cui erano ancora fresche, su Facebook, le foto della festa in maschera a cui aveva appena partecipato nella città universitaria internazionale di Perugia.
Come scrivevamo, allora gli stessi giornali ci fecero vedere il volto di Mez in quelle immagini e le pubblicarono. La giovane era vestita da diavoletta, da vampiretta, sorrideva…
Mez fu massacrata senza pietà. Sono passati gli anni. Abbiamo visto i processi, i documentari Netflix, il clamore immenso (spinto dalla famiglia di Amanda Knox, che assunse abili PR in grado di coinvolgere perfino Hillary Clinton, che si produsse in una delle più clamorose interferenze internazionali sulla nostra Giustizia), l’episodio del podcast di Joe Rogan… tuttavia, ammettiamo, non abbiamo ancora capito nulla del ferale omicidio della povera Meredith: sappiamo solo che è stata massacrata.
E con che movente? Ipotizzarono che fu ammazzata in una specie di furia necrosessuale, non troppo definita. Se le cose stanno così, non possiamo non pensare che sarebbe trattato proprio dello scatenarsi di quelle energie che, per giuoco ma fino ad un certo punto, Halloween vorrebbe liberare. Mostri, teschi, vampiri, streghe, zucche inquietanti (la zucca con la candela Jack-o-Lantern, viene talvolta spiegato come simbolo delle anime incorse nella dannazione), starebbero a significare proprio questo – una notte dove le potenze del mondo infero sono lasciate libere di interagire con le cose umane.
Scriveva Renovatio 21 due anni fa che «Trick or treat», indebitamente tradotto con «dolcetto o scherzetto», la formula di rito che devono pronunciare i bambini che vagano per la città estorcendo leccornie, ha in origine un significato cruento: «maledizione o sacrificio». O si offre il cibo agli «spiriti» (che surrogati oggi dai mostri nei quali si travestono i nostri bimbi), o se ne viene maledetti. (un’usanza degli antichi di varie latitudini che in qualche modo ancora si ricorda: lasciare cibo e latte fuori dalla porta, per ingraziarsi gli spiriti, non dissimilmente da quanto taluni fanno ancora con Babbo Natale).
In questa notte, però, il tributo è come estorto. Gli spiriti lo pretendono, e mandano dei proprio bambini a farne l’ingiunzione. È quale è il sacrificio più grande che questi «spiriti possono chiedere»? Qual è l’ultimo sacrificio che gli uomini possono offrire?
Sapete come rispondiamo: il sacrificio umano.
Rivogliono il tributo primigenio, quello che era in uso in ogni angolo della terra (da Cartagine agli Aztechi, dalla Nuova Guinea al paganesimo indoeuropeo più antico) prima dell’avvento del Signore della Vita. Vogliono il sangue degli esseri umani, specialmente quello innocente.
Non è difficile da capire. A questo punto, si può comprendere come mai molte persone non amino Halloween. Chi crede che l’universo abbia una componente spirituale, non può in alcun modo prestarsi alla celebrazione, sia pur ironica, del sacrificio di esseri umani, e del Male che lo esige.
Chi ama la propria anima, chi ama la vita non ama Halloween. Entrambe le cose sono in gioco stasera, simbolicamente e anche no.
Per cui, un consiglio: stasera state a casa. E tenete a casa i vostri figli. State con loro, giocate con loro, se siete del team, pregate con loro i santi. Non esponetevi a niente di quello che questa ricorrenza infera rappresenta – ed è.
Qualche genitori lo sa: il senso di tanto di quello che sta succedendo nella società moderna è la progressiva realizzazione della possibilità di portarvi via i figli senza che voi possiate reagire in alcun modo. È una battaglia che conosciamo, che riguarda tutti, ed è dappertutto.
Non celebriamo, neanche per scherzo, neanche per una sola notte, i mostri che vorrebbero che sacrificassimo la nostra prole.
Perché mostri che mirano a terrorizzare e rapire i nostri piccoli esistono. E ci troviamo a combatterci contro tutto l’anno, e, se non ci muoviamo, per tutto il XXI secolo, ed oltre.
Roberto Dal Bosco