di Roberto de Mattei
tratto da Radio Roma Libera
Novembre, mese dei morti ci spinge ad alcune riflessioni. San Gregorio Magno dice che il pensiero dei predestinati è sempre fisso verso l’eternità; essi anche quando sono felici in questa vita, anche quando non sono in pericolo di morte, considerano sempre la morte come presente. (Lib. Mor. VIII, cap. 12). La morte è la porta dell’eternità, il momento in cui finisce tutto ciò che è temporale e passeggero e inizia ciò che è eterno, ciò che non ha mai fine. La nostra vita è una corsa vertiginosa verso questo momento da cui dipenderà la nostra felicità o infelicità eterna.
La morte è un mistero, ma c’è chi pretende di sapere che cosa accade in quel momento e di raccontarlo. Nel 1975 è uscito un libro del medico americano Raymond Moody, Life After Life, “La vita dopo la vita”, che ha avuto milioni di lettori in tutto il mondo. In questo libro l’autore raccoglie una serie testimonianze di persone che sono uscite da uno stato di “morte clinica»” e che hanno raccontato con le loro parole che cosa c’è oltre la morte. Il tema dominante è quello di un oscuro tunnel al termine del quale saremmo attesi da una luce abbagliante e poi da un’ineffabile sensazione di pace e amore e dalla scomparsa di ogni dolore e paura. Ma tutto ciò, se può riguardare la cosiddetta morte cerebrale, ha poco a che fare con la vera morte, che non è la cessazione delle attività cerebrali, ma la separazione dell’anima dal corpo, conseguente alla cessazione delle attività cardiorespiratorie.
Actualités, una pubblicazione della Fraternità San Pio X, ha segnalato un interessante articolo scientifico, pubblicato dalla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences ((Surge of neurophysiological coupling and connectivity of gamma oscillations in the dying human brain, 1 maggio 2023) che descrive questo tipo di esperienze. La rivista scientifica americana riporta i risultati di una ricerca dell’Università del Michigan, che ha monitorato in ogni fase il cervello di quattro persone connesse a sistemi di supporto vitale e senza possibilità di sopravvivenza. Queste persone indossavano cuffie per elettroencefalografia che hanno registrato la loro attività elettrica negli strati superiori del cervello nel corso dell’intero processo del fine vita. Naturalmente nessuna di queste persone si è risvegliata per raccontare la propria esperienza però è stata individuata un’attività cerebrale che sembrerebbe specifica delle ultime fasi di vita, e che potrebbe spiegare i tratti comuni di quelle che vengono chiamate esperienze pre-morte.
L’analisi degli elettroencefalogrammi dei quattro pazienti alla fine della vita ha dato gli stessi risultati: dopo la privazione del sistema di respirazione artificiale, sono state registrate rapide onde gamma, a testimonianza di un’esplosione di attività cerebrale senza precedenti che precede la morte. In particolare, poco prima dell’ultimo respiro, gli scienziati hanno osservato un’accelerazione della frequenza cardiaca e un picco di onde gamma emesse da un’area posteriore del cervello, quella associata alla coscienza, ai sogni, alla meditazione o al recupero della memoria.
“Se questa parte del cervello viene stimolata, significa che il paziente vede qualcosa, può sentire qualcosa e potenzialmente percepisce sensazioni al di fuori del proprio corpo”, ha spiegato Jimo Borjigin, autore principale dello studio, aggiungendo che questa parte sembrava “in fiamme”.
“È come una tempesta di attività elettrica appena prima dell’encefalogramma piatto”, ha spiegato Steven Laureys. Per questo ricercatore, che dirige il Brain Centre dell’Università di Liegi, questa esplosione cerebrale è “di un’intensità insospettata, ma sembra essere confermata”.
La scienza può determinare le reazioni fisiologiche del nostro corpo al momento della morte, ma nessun dato sperimentale può farci conoscere un evento di natura spirituale; ovvero la scienza nulla può dirci su ciò che realmente l’anima prova nel momento della morte. I pazienti che hanno vissuto le cosiddette esperienze NDE (sigla dell’espressione inglese Near Death Experience) non hanno sperimentato la morte. Queste esperienze sono esperienze di pre-morte, non di post-morte: ovvero di persone che sono sulla soglia della morte, ma che sono ancora vive, e non di persone che hanno passato la soglia della morte e tornano indietro per raccontarci che cosa c’è dopo.
I pazienti che sono “tornati” da una NDE non hanno sperimentato la morte in senso stretto, quanto piuttosto l’imminenza e la vicinanza di quella morte che – per una volta – li ha risparmiati. E questo per una ragione molto semplice: la “morte cerebrale” non è vera morte
La morte è il misterioso momento della separazione dell’anima dal corpo, il punto terribile che è sospeso tra il tempo e l’eternità. Dalla morte non si torna indietro, a meno di un miracolo voluto da Dio. E’ certo dunque che dobbiamo morire, ed altrettanto certo che non sappiamo come e quando moriremo. Possiamo solo prepararci alla morte, per prepararci all’eternità che ci aspetta. Novembre, il mese dei morti, è un buon momento per farlo. (Roberto de Mattei)