Tratto da: SoS Ragazzi
La Commissione Europea ha annunciato un piano per imporre a tutti i Paesi dell’Unione l’agenda Lgbtqi. Sì, imporre. In violazione dei Trattati europei.
Tra le misure da adottare quanto prima, il reato europeo di omofobia, il riconoscimento delle nozze omosessuali in tutti gli Stati membri, l’impiego di parte del Recovery Fund per finanziare attività Lgbtqi.
Ovviamente, gli Stati che non si allineano vedranno chiusi i rubinetti dei fondi comunitari.
L’Europa, quindi, prende una posizione netta circa la tutela dei diritti della persona. Preferisce il mondo Lgbtqi. È chiaro.
In piena pandemia, il 12 novembre scorso, la Commissione ha reso nota la volontà di predisporre un piano affinché tutti i Paesi dell’UE siano sempre più arcobaleno.
Quindi, vanno subito studiati mezzi idonei a punire atti di omofobia e a combattere gli stereotipi di genere tra i banchi di scuola e vanno riconosciuti i “matrimoni” omosessuali nonché lo status di omogenitori se già celebrati/riconosciuti in altri Stati.
Per chiarire a tutti quanto si sta facendo sul serio, l’UE intende assegnare specifici finanziamenti per le iniziative Lgbtqi, tra cui una quota del Recovery Fund, istituito con ben altro scopo, cioè far fronte all’emergenza Covid.
Quindi, non solo si favorisce smaccatamente l’agenda Lgbtqi in tutta Europa, ma si sparigliano le carte degli ordinamenti legislativi dei singoli Stati per allinearli alla dittatura arcobaleno, depauperando i cittadini europei di fondi creati per un’emergenza sanitaria!
La Commissione fa un’invasione di campo a gamba tesissima, indossando la maglia dell’arbitro intento a «coordinare le azioni degli Stati membri, monitorare l’attuazione e i progressi, fornire sostegno attraverso i fondi dell’UE e promuovere lo scambio di buone pratiche tra gli Stati membri».
Qualche perplessità sorge. Soprattutto dopo aver letto il parere del Centro Studi Livatino, animato da giuristi che seguono l’esempio del magistrato agrigentino ucciso dalla mafia nel 1990.Condividi la notizia!
Il gruppo fa notare innanzitutto che il Parlamento e il Consiglio europei non possono istituire il reato di “omofobia” perché un’azione simile semplicemente esula dalle loro competenze, così come indicate nell’art. 83 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea: l’Unione europea può «stabilire norme minime relative alla definizione dei reati e delle sanzioni in sfere di criminalità particolarmente grave che presentano una dimensione transnazionale».
Quindi, l’UE può dare indicazioni di massima su reati di terrorismo, tratta degli esseri umani e sfruttamento sessuale delle donne e dei minori, traffico illecito di stupefacenti e di armi, riciclaggio di denaro, corruzione, contraffazione di mezzi di pagamento, criminalità informatica e criminalità organizzata.
Manca la discriminazione per motivi legati all’orientamento sessuale e alla cosiddetta identità di genere.
Nell’elenco semplicemente non c’è. Quindi la Commissione si sta industriando per cambiare l’articolo e potersi “esprimere” sul reato di omofobia.
Ad oggi, l’UE non può sostituirsi agli Stati membri in tema di famiglia e di scuola. È bene tenerlo a mente.
Pensiamo alla sola materia “famiglia”. La Commissione europea propone un iter del tipo: Stato X legittima l’unione omosessuale di cittadini dello Stato Y, Stato Y è obbligato a riconoscere l’unione celebrata nello Stato X e, di conseguenza, dovrà legiferare sdoganandola-approvandola.
Voler succhiare risorse previste dal Recovery Fund e destinate a commercianti, imprenditori, industriali, famiglie, pazienti, ospedali e centri di ricerca per dirottarle su iniziative Lgbtqi ha del fantascientifico.Fai la tua donazione!
Ma «la crisi COVID-19 […] ha colpito in modo sproporzionato le persone Lgbtqi vulnerabili», ha argomentato la Commissione. Beh, a questo punto va ricordato che la percentuale di persone omosessuali in Europa si aggira fra l’1 e il 4%, tenendo conto anche di bisessuali e transessuali. Il gruppo è fin troppo ristretto per giustificare finanziamenti ad hoc.
Eppure la Commissione continua imperterrita nella sua crociata arcobaleno, non offrendo alcuna prova che il Covid abbia effettivamente sferzato la galassia Lgbtqi. Stiamo salutando i nostri nonni, al cimitero, ma non ci hanno ancora spiegato come il covid-19 possa intaccare la salute degli omosessuali e non degli eterosessuali.
In questo senso, sia le lobby Lgbtqi che la Commissione europea dovrebbero stare serene: non discrimina nessuno, il coronavirus, non distingue per orientamento sessuale e identità di genere. È un virus democratico e spavaldamente inclusivo.
L’operazione della Commissione europea rivela sempre più la sua pericolosa impronta ideologica.Condividi la notizia!
Tu ed io, però, continuiamo a sostenere i principi della Chiesa cattolica, che sono quelli della natura: maschio e femmina Dio li creò.
Tu ed io, insieme, continueremo a difendere le giovani generazioni dalle derive di fluidità sessuale e caos di genere.