tratto da: Stilum Curiae

di Ettore Gotti Tedeschi

Il fenomeno Greta e Maneskin mi paiono interessanti per una riflessione strategica riferita ad alcune similitudini con quanto accadde nel periodo definito “sessantotto”. Alcuni, chiamiamoli così, avvenimenti di oggi e taluni del famoso sessantotto, pur essendosi manifestati in tempi, persone e condizioni molto diverse, potrebbero avere un obiettivo in comune, il cambiamento culturale-morale di una generazione e pertanto di una intera civiltà.

Entrambi si manifestano in un contesto di contestazione del capitalismo e dell’autoritarismo, cambiando solo le motivazioni dichiarate. Ieri, nel ’68, la richiesta di più libertà assoluta, oggi la richiesta di più “sostenibilità” assoluta (ambientale, ed inclusione soprattutto).

Entrambi si sono presentati e si presentano denunciando una serie di problemi generazionali, interpretati in modo da forzare confronto e conflitto.

Ieri con proposte fatte attraverso icone rappresentative, scelte per rappresentare la libertà pretesa, oggi fatte con altrettante icone rappresentative la cosiddetta sostenibilità pretesa.

Ieri, con un linguaggio fatto con musica rock (per esempio i Rolling Stones o i Beatles, fatti persino baronetti da Elisabetta II°). Sempre ieri, con slogan “intellettuali” indirizzati ai giovani, giusto per ricordarne alcuni: <Consumate di più e vivrete di meno. – Proibito proibire e vietato vietare. – Fate l’amore e non fate la guerra. – Fantasia al potere. – Vogliamo tutto, subito. ecc.>.

Oggi, similmente, fatto da musica sempre rock (i Maneskin ) e slogan di altissimo impatto secondo Greta (“How dare you! You have stolen my dreams and my childhood with your empty words”. E infine lo slogan virale: “Basta bla bla bla…”).

Nel periodo chiamato sessantotto non è stata affatto convincente la spiegazione ufficiale della spontaneità di quello che accadde, chi lo provocò o sostenne, e con quali obiettivi, così come non lo è ciò che sta accadendo oggi. Tanto che mi domando se più che un avvenimento storico potrebbe esser considerato un “

meccanismo”  utilizzare. Provo a ricordare. Il sessantotto fu una rivoluzione morale e di costume ben più che politica, l’obiettivo sembrò esser quello di abbattere la morale tradizionale repressiva, proponendo una rivoluzione permanente (come oggi i reset), riconcependo cosa è benessere capitalistico (come sta avvenendo oggi) e secolarizzando la religione e la morale (come oggi ).

Il sessantotto, per chi non lo ricordasse, fu un fenomeno socioculturale, apparentemente nato fra gli studenti di allora in modo “spontaneo”. Fu definito una ribellione contro l’autorità e l’autoritarismo della generazione precedente,  aveva tradito la successiva, privandola di ogni speranza.

Praticamente ciò che oggi dice Greta. Il sessantotto inventò anche il modello di mobilitazione di massa, pacifista, ma minacciosa e persino violenta, che dichiarava di voler perseguire diritti civili, ma generò lotta armata (Brigate Rosse, per esempio ). Ma generò anche una serie di altri risultati su cui riflettere. Probabilmente i maggiori risultati si son realizzati nella scuola, nella istruzione e nella educazione, arrivando a cancellare l’espressione “morale”, attraverso una rivoluzione nelle idee e nei comportamenti. Chissà quanto spontaneamente, nacquero le generazioni beat, hippy, imbevute di prodotti psichedelici e stupefacenti, di filosofie orientali e orientate alla liberazione sessuale o pseudo culturale. Le idee proposte erano orientate all’anticonsumismo, anticapitalismo, antinatalità che danneggia l’ambiente (il loro simbolo fu la bicicletta, ma di proprietà pubblica), antiproprietà privata (l’occupazione di case divenne uno sport). Non sono le stesse di oggi? C’è profumo di tecnica e di meccanismo che deve apparire spontaneo?

Detto spontaneo movimento rivoluzionario fu però subito sfruttato da intellettuali di sinistra quali Marcuse, Sartre, Adorno, Habermas. Curiosamente vennero esaltati personaggi quali Mao e Che Guevara. In Italia l’Università di sociologia di Trento sfornò leader delle brigate rosse, quali Curcio, Boato, Rostagno, Cagol.

Da un punto di vista più religioso-morale, si assistette al boom della teologia della liberazione che si espanse ovunque. Nacquero poi i preti operai, prima osteggiati dalla gerarchia, poi accolti e legittimati nel coevo Vaticano II. Si diffuse una nuova dottrina cattolica proposta dai vari don Mazzolari, don Milani, dom Franzoni, ecc. In pieno ’68 gruppi di cattolici del dissenso occuparono il duomo di Parma chiedendo alla chiesa di distribuire i beni ai poveri, di contestare il capitalismo, di rimuovere i preti conservatori, di celebrare le messe beat…

Son stati ascoltati e soddisfatti qualche decennio più tardi, ma furono profeti, direi. Non son per nulla sicuro di aver capito cosa siano i Maneskin e non li ho mai ascoltati ne visti, ma la velocità con cui si sono affermati e son già stati promossi e connotati mi incuriosisce. E già si comincia a proporre di dare loro un riconoscimento culturale. E’ pertanto lecito chiedersi se siamo di fronte ad un secondo sessantotto avanzato che usa gli stessi meccanismi sperimentati. Stavolta per cogliere le opportunità della crisi economico morale che inizia proprio alla fine degli anni sessanta e far fuori, definitivamente, i residui della civiltà cristiana?