Dico di più: per me anche i laici cattolici dovrebbero salutarsi così.
E invece…
Invece la formula è passata nel dimenticatoio, e i preti non la usano nemmeno più nelle omelie. Magari esordiscono con un “buongiorno” e concludono in modo anonimo. E alla fine della celebrazione? Magari dicono “buona domenica” e “buona settimana”.
D’altra parte come stupirsi dal momento che il prete è stato trasformato quasi in un conduttore televisivo munito di microfono? Come stupirsi dal momento che al posto del celebrante abbiamo ormai il prete intrattenitore? Come stupirsi dal momento che al posto del culto di Dio abbiamo messo il culto dell’uomo?
Leggo che alla domanda di un lettore circa il fatto che i preti prima e dopo l’omelia non salutano più con “Sia lodato Gesù Cristo”, un religioso ha risposto: “Ma il messale non prevede più questo saluto. Non lo proibisce, ma non lo ritiene opportuno perché desunto dalla predicazione fuori della Messa. L’omelia è parte della Messa; i fedeli sono già salutati fin dall’inizio”.
Ma che razza di risposta è? A parte che mi pare che la formula non fosse prevista neanche prima (ma non ne sono certo), qui stiamo parlando di buona educazione liturgica e spirituale. Siamo, per così dire, all’abc del rapporto con il nostro Gesù. Non è che il modo di salutare il mio Gesù deve essere desunto dai codici!
E che significa che i fedeli sono già salutati? Se Gesù è al primo posto, non è forse meglio salutarlo una volta di più che una volta di meno? Allora, secondo la stessa logica, quando la mamma insegna al figlio che bisogna sempre usare le parole “per favore” e “grazie” il bambino potrebbe rispondere: “Ma l’ho già detto ieri! E comunque non è scritto in nessuna legge!”.
Che bello quando Giovanni Paolo II, con il suo vocione, la sera del 16 ottobre 1978 si presentò alla folla con “Sia lodato Gesù Cristo!”. Lì c’era già il programma del pontificato.
Dire “buongiorno” o “buonasera” o usare altre formule mondane all’inizio e alla fine dell’omelia contribuisce a eliminare ogni discrimine tra lo spazio e il tempo del sacro, riservato a Dio, e lo spazio e il tempo profani. È un modo efficace per omogeneizzare e mescolare tutto, ma così non si rende la Chiesa più vicina agli uomini. Così semplicemente ci si allontana da Dio e non si rispetta più il sacro.
Fosse per me, userei addirittura la formula latina “Laudetur Jesus Christus!”. Alla quale bisogna rispondere “Nunc et semper!”.
Ora abbiamo bambini delle elementari che il parroco lo chiamano “don”. E quando lo salutano dicono “ciao don”. Poveri bambini. Intrappolati dal democraticismo. Resi incapaci di riconoscere e dunque rispettare l’autorità. Nessuno dirà mai loro che il prete è alter Christus.
Ora qualcuno mi darà del tradizionalista, ma non me ne importa niente.
La forma è sostanza e chi dice il contrario è un imbroglione.
Quelli che non dicono più “Sia lodato Gesù Cristo” e permettono che al prete ci si rivolga dicendo “ciao don” sono gli stessi secondo i quali non è importante inginocchiarsi o tenere le mani giunte, perché “l’importante è ciò che abbiamo nel cuore” e tutto il resto è ipocrisia. Ma l’uomo non è solo spirito. L’uomo è spirito e corpo, e l’atteggiamento del corpo influenza, eccome, ciò che abbiamo nel cuore.
Nel suo Le lettere di Berlicche, Clives Staples Lewis è molto chiaro in proposito.
Il diavolo esperto Berlicche consiglia al giovane diavolo apprendista Malacoda, suo nipote, di fare di tutto per “spiritualizzare” la fede della persona che è stata affidata alle “cure” di Malacoda. Insegnagli a non piegare le ginocchia, raccomanda Berlicche, e vedrai che lo avrai presto in pugno. Convinci i cristiani “che la posizione del corpo non ha influenza alcuna sulle loro preghiere”! Fai in modo, aggiunge Berlicche, che essi dimentichino “costantemente ciò che tu devi sempre ricordare”, e cioè “che sono animali e che qualunque cosa i loro corpi facciano incide sulle loro anime”!
Penso che oggi Berlicche possa essere soddisfatto. Infatti dice: “Uno dei nostri grandi alleati, al presente, è la stessa Chiesa”.
Come dargli torto?
Sia lodato Gesù Cristo!
Fonte: UNA VOX Aldo Maria Valli