di Roberto De Mattei

Tratto da Radio Roma Libera

Ascolta “142 – Santificare il momento presente” su Spreaker.

Come deve regolarsi il cristiano nei momenti di prova, di difficoltà, di confusione, quella profonda confusione intellettuale e morale, che forse è la peggiore delle prove, perché non si riesce a dare un senso alla propria sofferenza e a quella di coloro che ci stanno vicini?

Ci aiuta a trovare una soluzione, un bel libro pubblicato in questi giorni dalla casa editrice Fiducia dal significativo titolo Santificare il momento presente. L’autore è un sacerdote francese del secolo scorso, il canonico Pierre Feige (1857-1947), uno di quegli uomini di cui si dimentica il nome, ma di cui rimangono le opere, che offrono parole di saggezza che sfidano i secoli.

“Santificare il momento presente – spiega questo autore – è concentrare sopra questo momento, il solo che ci appartiene, tutta la nostra attività, tutta la nostra buona volontà, per passarlo il più santamente possibile, sena preoccuparci inutilmente del passato che non esiste più, né del futuro che non è nostro.

E’, per ciascuno di noi, conformare così bene la nostra volontà alla volontà di Dio che, al momento nel quale siamo ed in ogni istante, possiamo dire con tutta verità: io sono dove Dio mi vuole; accetto e compio ciò che mi domanda; lo accetto e lo compio come me lo domanda. Il momento presente è sempre infatti come un ambasciatore che ci reca l’ordine di Dio, al quale tutto è mezzo, tutto è strumento di santificazione per i suoi eletti” (p. 9).
Santificare il momento presente significa vivere immersi in Dio e vivere immersi in Dio significa guardare dall’alto tutte le cose del mondo, cercando in tutto ciò che avviene la sua mano e non quella degli uomini. Ci aiutano qui le parole di un grande Papa, Pio XII:

“Tutti gli uomini sono quasi fanciulli dinanzi a Dio, tutti, anche i più profondi pensatori e i più sperimentati condottieri dei popoli. Essi giudicano gli avvenimenti con la veduta corta del tempo che passa e vola irreparabile; Dio li guarda invece dalle altezze e dal centro immoto della eternità. Essi hanno davanti ai loro occhi l’angusto panorama di pochi anni: Dio ha invece davanti a sé il panorama universale dei secoli. Essi ponderano gli umani eventi dalle loro cause prossime e dai loro effetti immediati: Dio li vede nelle loro cause remote e li misura nei loro effetti lontani. Essi si fermano a distinguere questa o quella mano responsabile particolare; Dio vede tutto un complicato, segreto confluire di responsabilità, perché la sua alta Provvidenza non esclude il libero arbitrio del male e delle buone elezioni umane. Essi vorrebbero la giustizia immediata e si scandalizzano dinanzi alla potenza effimera dei nemici di Dio, alle sofferenze e alle umiliazioni dei buoni; ma il Padre celeste, che nel lume della sua eternità abbraccia, penetra e domina le vicende dei tempi, al pari della serena pace dei secoli senza fine, Dio, che è Trinità beata, piena di compassione per le debolezze, le ignoranze, le impazienze umane, ma che troppo ama gli uomini perché le loro colpe valgano a stornarla dalle vie della sua sapienza e del suo amore, continua e continuerà a far sorgere il suo sole sopra i buoni e i cattivi, a piovere sui giusti e sugli ingiusti (Cfr. Mt. 5, 45), a guidare i loro passi di fanciulli con fermezza e tenerezza, solo che si lascino condurre da lui e confidino nella potenza e nella saggezza del suo amore per loro.

Che significa confidare in Dio? Aver fiducia in Dio significa abbandonarsi con tutta la forza della volontà, sostenuta dalla grazia e dall’amore, nonostante tutti i dubbi suggeriti dalle contrarie apparenze, all’onnipotenza, alla sapienza, all’amore infinito di Dio. E’ credere che nulla in questo mondo sfugge alla sua Provvidenza, così nell’ordine universale, come nel particolare; che nulla di grande o di piccolo accade se non previsto, voluto o permesso, diretto sempre da essa ai suoi alti fini, che in questo mondo son sempre fini d’amore per gli uomini. (…) E’ credere infine che la fiera acutezza della prova, come il trionfo del male, non dureranno anche quaggiù che per un certo tempo, e non più; che l’ora di Dio verrà, l’ora della misericordia, l’ora della santa letizia, l’ora del cantico nuovo della liberazione, dell’esultanza e della gioia” (Pio XII, Radiomessaggio del 29 giugno 1941 in Discorsi e Radiomessaggi, vol. III, pp. 134-135).

Nel caos contemporaneo, nelle prove della nostra vita, dove indirizzare quindi le nostre speranze? Verso Colui che non abbandona mai chi in Lui confida, verso Dio che non abbandonerà mai la sua Chiesa e le anime che cercano la Verità è la Giustizia nei giorni di prova. Non dobbiamo sforzarci di penetrare un futuro che ci è ignoto, ma concentrarci nel fare con la maggior perfezione possibile ciò che Dio ci chiede nel momento presente, come se fosse l’ultimo momento della nostra vita. La vita infatti non deve essere un flusso di eventi che ci travolgono, ma una serie di momenti dominati dalla corrispondenza della nostra volontà alla volontà divina.

Ci sarà un momento, in cui, nell’ora della prova, l’abbandono della volontà degli uomini a quella di Dio sarà così profondo, da muovere la Divina Misericordia, a realizzare il Regno di Maria, che la Madonna ha promesso a Fatima. Solo Dio conosce quest’ora storica, a noi è chiesto di desiderarla, nel momento presente, con sempre maggior intensità e perfezione.

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