Tratto da Radio Roma Libera

Di Roberto de Mattei

In Italia e nell’Occidente cristiano ferve in questo momento una battaglia politica tra “pro-vax” e “no-vax”, che sarà ricordata un giorno come una delle manifestazioni di confusione collettiva della nostra epoca.

Utilizzo i termini “pro-vax” e “no-vax” per indicare due posizioni ideologico-scientifiche relative, non ai vaccini in generale, ma ai vaccini anti-Covid-19. Lo scontro verte in particolare sulla massiccia campagna di vaccinazioni oggi in corso nel mondo e sul cosiddetto green-pass.

Da una parte vi sono coloro che in questa campagna vedono l’unico mezzo per arrestare il “nemico”, cioè il misterioso coronavirus che dai primi mesi del 2020 devasta il mondo; dall’altra coloro che negano che questo virus costituisca una reale minaccia e sono convinti che le misure prese a livello nazionale e internazionale per sconfiggerlo siano manovre per imporre una dittatura sanitaria globale.

Personalmente non appartengo a nessuno dei due schieramenti, da una parte perché non ho la competenza per entrare nel dibattito scientifico, dall’altra perché diffido di tesi ideologiche non suffragate da prove logiche o fattuali. Mi sono limitato a intervenire su un tema di carattere strettamente morale, quello sulla liceità della vaccinazione, con l’intento di dimostrare come sia ingiustificata la tesi di coloro che considerano la vaccinazione contro il Covid in sé immorale.

Ho pubblicato un libricino (https://www.edizionifiducia.it/products/la-liceita-morale-della-vaccinazione) che è stato tradotto in cinque lingue e che ha avuto la approvazione di cardinali, vescovi, istituti religiosi tradizionali, filosofi e moralisti eminenti, ma che ha anche suscitato violente reazioni da parte di autori, anche stimabili, che mi hanno trasformato in un pericoloso “vaccinista”.

E’ bene precisarlo. Sulla base dei documenti della Congregazione per la Dottrina della Fede e dell’opinione unanime dei migliori moralisti ho voluto dimostrare che la vaccinazione non è in sé illecita, ma è permessa dalla dottrina morale della Chiesa, ma non ho mai raccomandato ad alcuno né di vaccinarsi né di non vaccinarsi, perché non sono un medico e non ho competenze in materia. Mi sono limitato a ribadire che dal punto di vista della morale cattolica la vaccinazione è moralmente lecita. E nessuno è stato in grado di dimostrare il contrario.

Però non ho mai intrapreso campagne pubbliche in favore della vaccinazione. Invece i cosiddetti “no-vax”, sono coloro che non si limitano a rifiutare personalmente l’uso del vaccino, scelta in sé lecita, ma sono quelli che promuovono campagne pubbliche contro la vaccinazione, entrando in una dialettica alla quale mi sottraggo.

La ragione per cui mi sottraggo alla controversia “pro-vax”- “anti-vax”, che coinvolge tutti coloro che pretendono di stabilire in maniera apodittica, se bisogna vaccinarsi o non vaccinarsi, è che non ritengo che sia questo il problema di fondo del nostro tempo. Il vero problema, da cui tutto deriva, è la decadenza culturale e morale dell’Occidente. Questa decadenza, che si esprime nella negazione dell’ordine naturale e cristiano, porta con sé castighi dal Cielo. Il coronavirus o Covid-19 mi sembra uno di questi castighi, non solo in sé stesso, ma per le sue conseguenze, che non sono solo di ordine sanitario, ma di ordine politico, economico, e soprattutto psicologico e spirituale.

La destabilizzazione delle menti, lo squilibrio e l’isteria diffusi, fanno parte di questi effetti e vanno considerate un castigo, ma pochi lo dicono o lo ammettono. Fin dall’inizio sono stato uno di coloro che hanno messo in guardia contro questo pericolo e per questo vengo criticato da parte di chi preferisce vedere la mano degli uomini piuttosto che quella di Dio nelle vicende della storia

Ma Dio non è assente nella storia, bisogna solo intenderne la voce, raccoglierne il messaggio, che non è di agitazione e di rivolta, ma di tranquillità di mente e di cuore. Un messaggio che ci spinge a combattere in terra tenendo sempre gli occhi fissi in Cielo e a ricordare che chi per Dio combatte vince sempre, quali che siano le difficoltà che incontra.

Per questa ragione continuerò a dire la verità, come ho sempre fatto, anche a se a qualcuno spiacerà. Come dice la sentenza latina: Amicus Plato, sed magis amica veritas: Platone mi è amico, ma più amica mi è la verità.

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Pio V. Storia di un papa santo

L’inquisitore domenicano Michele Ghislieri ascese al soglio pontificio il 7 gennaio 1566 col nome di Pio V. Durante il suo pontificato, durato in tutto sei anni, combatté strenuamente i nemici della cristianità che minavano l’autorità papale da ogni lato, agendo in modo infaticabile per applicare con rigore i dettami della Chiesa stabiliti durante il Concilio di Trento. Fra le figure più carismatiche del suo tempo, Pio V tentò in ogni modo di arginare il dilagare delle eresie in Europa e l’affermarsi del protestantesimo e del calvinismo in diversi Paesi. Strinse alleanze con i sovrani cattolici dell’epoca e sostenne il lavoro dell’Inquisizione, monitorando con grande cura l’ortodossia di imperatori e re, cardinali e ordini monastici, e giungendo persino a scomunicare Elisabetta I d’Inghilterra. Sostenne poi, in ottica anti-ottomana, la costituzione della Lega Santa, l’alleanza militare fra il Papato, la Spagna di Filippo II e la Repubblica di Venezia. Il trionfo di Lepanto del 1571, ottenuto dalle galere cristiane contro la flotta turca in una delle più grandi battaglie navali mai combattute nel Mediterraneo, è uno degli esiti più celebrati del suo regno. Dopo il volume “Il Concilio Vaticano II”, Roberto de Mattei dedica la sua nuova opera a uno dei pontefici più influenti della storia, capace non solo di difendere la cristianità da minacce esterne e interne ma anche di restaurare numerosi aspetti della liturgia cattolica. Pio V. Storia di un papa santo non è soltanto una biografia di Michele Ghislieri, è soprattutto un’attenta analisi dell’impatto che la sua azione, anche politica, ebbe sulla scena europea del tardo ’500 e sulla Chiesa tutta.