di Giovanni Tortelli

Si rimane impressionati dalla sapienza lucida e lungimirante di Roberto de Mattei, così come si rimane impressionati dalla vitalità creativa e organizzativa di Pucci Cipriani: entrambi, ormai da più di mezzo secolo, mettono quotidianamente il loro talento, le loro capacità e anche le loro risorse – intellettuali, fisiche ed anche economiche – al servizio della Tradizione cattolica.

Di quella Tradizione cattolica che è stata celebrata da ultimo proprio qualche giorno fa, il 2 luglio, presso il Teatro-Ristorante Teatro de’ Medici nella verde e dolce conca del Mugello.

La natura del Convegno (“I Convegno della Tradizione cattolica del Granducato di Toscana nel 450° anniversario della battaglia di Lepanto”), è noto, riguardava la presentazione del numero 132 di Controrivoluzione, la celebre testata diretta da Pucci Cipriani, il quale da qualche anno ha impresso alla sua rivista nuovi stimoli tematici e contenutistici e una nuova impostazione tipografica grazie anche all’editore Marco Solfanelli di Chieti.

Questo Convegno caduto, forse non a caso, in questi primissimi giorni di luglio, non poteva mancare di rendere omaggio alla figura del piccolo re Luigi XVII nel 226mo anniversario della sua atroce morte (nel giugno 1795) per mano dei delinquenti rivoluzionari. In quest’occasione si è presentata anche la nuova edizione del noto testo di Hilaire de Jésus La vera storia e il martirio del piccolo re di Francia Luigi XVII (Solfanelli, Chieti 2021; con presentazione di Pucci Cipriani), una storia autentica di autentiche atrocità che non manca mai di scuotere di commozione e di abominio per una rivoluzione, quella francese, di cui non si finirà mai di dire e di scrivere male.

I Convegnisti hanno poi ascoltato dalla viva voce del professor Roberto de Mattei la presentazione del suo nuovo libro Pio V. Storia di un papa santo (Lindau 2021). Un’opera particolarmente attesa visto che quest’anno ricorre appunto il 450mo anniversario della battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571), la cui vittoria va ascritta proprio alle preghiere di Pio V, un papa che sul piano politico fu promotore della Lega Santa e fu un grande e fermo oppositore dell’invasione islamico-ottomana, che a ondate ricorrenti non ha mai cessato di mettere in pericolo l’Occidente cattolico.

Pio V fu un papa dalla forte e tenace tempra, al pari di altri, come Pio IX o Pio X, ma a differenza di questi – come ha ricordato de Mattei – papa Ghislieri fu un vincente, vinse a Lepanto e fermò i musulmani. A differenza di un Pio IX che – pur nella sua grande fermezza – dovette soccombere alle cannonate del generale Raffaele Cadorna; e a differenza di un Pio X che, nonostante la sua lotta al modernismo, non riuscì a debellarlo alla radice come purtroppo ha dimostrato la storia della Chiesa di quest’ultimo secolo.

Al di là di un esame approfondito di questa nuova e preziosa opera di storiografia, che verrà certamente fatta anche sulle pagine dirette da Pucci Cipriani, voglio cogliere l’occasione per rendere omaggio al Professor de Mattei, l’illustre e sapiente storico, il brillante oratore, il fine politologo, il grande cattolico.

Uno Studioso che grazie alla sua poliedrica intelligenza, fin dall’inizio della sua attività intellettuale, è riuscito a parlare di storia facendo storiografia seria e documentata e nello stesso tempo fruibile anche per il vasto pubblico. Uno storiografo che non si è fermato al modo di fare storia come impone la didattica uscita dalla rivoluzione del ’68, cioè ideologicamente, ma uno storiografo che non si è mai tirato indietro di fronte ai temi più difficili, come la pietra miliare fissata con la sua “summa” Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta (Lindau 2011) che finalmente pareggiò e superò i conti con la storia annacquata e partigiana della Scuola bolognese di Alberigo e di Melloni.

Uno storiografo che si è occupato anche dei recessi lasciati vuoti da una “storiografia politica” di stampo marxiano che intende occuparsi solo di certi argomenti e non di altri più scomodi. Uno studioso, inoltre, che ha la capacità di individuare l’errore ovunque esso si nasconda, nella teologia come nelle dottrine più svariate, nella filosofia come nella politica.

Se dovessi pensare a un aggettivo per tentare di contenere la figura del professor de Mattei, non esiterei a parlare di una sua lungimiranza innata, acquisita per studio e per esperienza e comunque fuor del comune. Ne fu già un esempio il terribile terremoto avvenuto in Giappone nel marzo 2011 quando de Mattei fu il primo interprete al mondo a parlare di “castigo di Dio”. Ne è un esempio, oggi, la sua posizione presa intorno alla figura di monsignor Viganò il quale, da un brillante esordio come censore del malcostume politico e morale del clero secolare, è passato col tempo e con la notorietà – oltretutto cambiando toni, stile e contenuti – a tematiche mondialiste che poco hanno a che fare col “primo” Viganò. Da qui i dubbi espressi da de Mattei sulla autenticità del “secondo” Viganò.  E anche questa volta il dibattito attualissimo, di questi giorni, sui giornali e sui blog è partito solo dopo l’iniziativa del Professore.

C’è poi anche un altro Roberto de Mattei, che è il romanziere, l’autore di Trilogia romana (Solfanelli 2018) e de L’Isola misteriosa (Solfanelli 2020). In queste opere romanzate, de Mattei diventa l’autore raffinato di romanzi storici dove la storia, la grande storia, non è la protagonista ma è il sottofondo sul quale agiscono personaggi calati in una realtà mai opaca o ambigua, ma dove le figure sono definite, hanno un’anima e una responsabilità, opere che rifuggono dalla vacuità dei personaggi ma dove sempre si avverte la verticalità, la sopranatura, il divino.

E quindi c’è il “cattolico” de Mattei, cioè il fondamento e la radice di tutto, da cui scaturisce tutta l’opera sua. Certamente, noi non possiamo nemmeno azzardarci a sfiorare l’intima essenza religiosa altrui, ma questo cinquantennio di attività speso dal Professore a difesa delle verità di fede in ogni sede; questo suo continuo richiamo alla necessità di «Ordine e Gerarchia», che sono alla base della Creazione; questo suo amore per l’autentica ed irreformabile liturgia tridentina, mostra tutto il suo legame a Dio e alla Chiesa, e con tutto ciò il suo coraggio nel professare queste verità, vox clamantis in deserto, quando nel presente – proprio per queste professioni di fede – si rischia l’insulto e l’ostracismo.

Per tutto ciò, e ho detto sempre troppo poco, tutti noi – caro Professor de Mattei – Le diciamo un «grazie!» dal profondo del cuore, e cercheremo di sostenerLa sempre con la preghiera nella Sua opera, per il bene del Signore, della Sua Chiesa, e nostro.

Intervento di Lorenzo Gasperini e Roberto de Mattei