tratto da Radioromalibera
di Mauro Faverzani
Se la presenza al Sinodo di Luca Casarini, Padre James Martin e molti altri discussi personaggi suscita quanto meno legittime preoccupazioni e motivate perplessità, non sono queste le uniche mosse inquietanti compiute recentemente da papa Francesco.
Secondo quanto riferito dall’agenzia InfoCatólica, lo scorso 6 luglio il regnante Pontefice ha avuto a Casa Santa Marta un incontro privato con l’ex-presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, della cui delegazione ha fatto parte, assieme ad altre personalità, anche il figlio di George Soros, Alex, attuale presidente della famigerata Open Society Foundations.
Pare che, tra i temi toccati nel corso della singolare riunione, si sia parlato soprattutto di promozione della pace nel mondo. Al rituale scambio di doni, al termine, Clinton ha ricevuto una statua, raffigurante una donna con in mano una colomba, definita un’«opera per la pace» dal Papa, che ha a sua volta ricevuto dall’ex-presidente un piccolo vassoio con lo stemma degli Stati Uniti d’America.
Ricordiamo come la Open Society Foundations risulti da sempre foraggiatrice delle sigle abortiste, genderiste, femministe e marxiste – o “progressiste” – più spinte, ponendo nel mirino prima di tutto vita e famiglia, da contrastare con aborto, eutanasia, Lgbtq+, immigrazionismo, statalismo selvaggio.
Due anni fa fu l’Open Society Foundations a sovvenzionare (assieme alla Fondazione Bill e Melinda Gates, a Planned Parenthood, alla Commissione Europea) l’Epf o «Forum parlamentare europeo per i diritti sessuali e riproduttivi», che ha riunito un gruppo di eurodeputati “amici”, per scatenare una feroce campagna pro-choice, finalizzata a riconoscere l’aborto come un «diritto umano», a promuovere l’agenda gender ed a screditare gli oppositori, bollandoli come «estremisti religiosi», giungendo addirittura a schedarne 54 – i “peggiori” – in una sorta di “lista nera”, che comprende, ad esempio, la Comece-Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione Europea, Comunione e Liberazione, Fondazione Novæ Terræ, i Cavalieri di Colombo, l’Opus Dei, la Fondazione Lejeune, la Fundación Valores y Sociedad e molte altre realtà o singoli individui.
C’è l’Open Society Foundations tra gli enti che finanziano il portale Open Democracy.net, lo stesso che tempo fa ha pubblicato una serie di articoli ed editoriali, miranti ad abolire sic et simpliciter la famiglia, in quanto – così come viene pensata oggi – ritenuta «obsoleta ed inadeguata».
Non solo. In un video diffuso da Project Veritas, Tee Stern, responsabile della sezione di Atlanta di Refuse Fascism, sigla sedicente «antifascista» dell’estrema sinistra statunitense, ha dichiarato di aver chiesto ed ottenuto fondi dall’organizzazione di Soros per sostenere l’aborto e combattere i pro-life.
In tal senso non si può accogliere con alcun entusiasmo la nascita di «Good Information Inc.», voluta dai miliardari George Soros e Reid Hoffman, quest’ultimo co-fondatore di LinkedIn, assieme ad altri, per aumentare il proprio controllo sui media e diffondere ancor più i propri mantra contro vita e famiglia, adducendo il pretesto – apparentemente “nobile” – di voler contrastare la disinformazione. Il piano è molto semplice: basta rilevare le testate “ribelli” e riallinearle al pensiero mainstream, come purtroppo è già accaduto.
Su Bill Clinton – ed, in particolare, sulla Fondazione da lui voluta ed a lui intitolata – non v’è molto da dire, essendo già noto il suo impegno in un mix di ambientalismo spinto ed abortismo convinto, in perfetta linea con la strategia “all inclusive” della Open Society Foundations, già descritta, il tutto tradotto nell’antilingua dominante, specializzata nel cambiare le carte in tavola: uccidere i bimbi nel grembo delle proprie madri viene definito «salute riproduttiva» ed imporre l’ideologia gender vien “tradotto” nella promozione dei «diritti civili».
Avere questi come interlocutori, privilegiandoli ad altri, a capo magari di sigle invece profondamente ed autenticamente cattoliche, pro-life e pro-family, mai convocati, è decisamente deludente, lascia a dir poco l’amaro in bocca…
È inevitabile, del resto, notare anche un’accelerazione in scelte, atti e relazioni decisamente discutibili e sopra le righe. Tutto ciò ricorda il detto aristotelico «Motus in fine velocior». Che sia questa la vera preoccupazione?