di Domenico Del Nero
tratto da: Totalità.it Magazine Online di Cultura e Politica
Martino Mora, docente in un liceo milanese, è il nuovo mostro da sbattere in prima pagina. Le motivazioni? Violata la santità del politically correct…
Ci vorrebbe forse la penna di Giovannino Guareschi per raccontare una vicenda del genere, anche se c’è solo da sperare che vi sia almeno un lieto fine. Ma comunque vada a finire, la scuola italiana non ci fa certo una bella figura.
La vicenda del professor Martino Mora è ormai assurta all’onore delle cronache nazionali, grazie a una puntata della trasmissione – che sarebbe forse più opportuno definire tentativo di linciaggio mediatico – di Barbara d’Urso e al coro di varie testate – non tutte però ostili al professore milanese – che hanno creato un vero e proprio “caso nazionale” di quello che avrebbe potuto e dovuto rimanere un caso circoscritto al liceo in cui il prof. Mora insegna. E se non altro, la D’Urso almeno ha dato al professore la parola; cosa che invece non è stata fatta su Rai 1 (!!) in cui alcuni giorni fa su Storie Italiane è andato in scena un simpatico “processo” al professore in questione; la preside, Vladimir Luxuria, Eleonora Daniele ed altri hanno potuto tranquillamente indignarsi e cercare di suscitare indignazione contro il docente. La parola alla difesa? Ma quando mai! Non solo il prof. Mora non è stato sentito, ma neppure si è pensato a far partecipare qualcuno che potesse, se non difenderlo, almeno esporne le ragioni.
Si riassume la vicenda per chi non ne fosse al corrente, poi daremo la parola al docente in persona, che ha cortesemente accettato di rispondere ad alcune nostre domande. Tutto risale a venerdì 25 novembre, giornata dedicata alla denuncia della violenza contro la donna. Il prof. Mora, docente di storia e filosofia, in una sua classe del liceo scientifico Bottoni di Milano si accorge che alcuni studenti – tre, per la precisione – sono vestiti da donna, uno di loro in modo particolarmente appariscente. I tre finiscono in presidenza, ma qui sotto processo ci finisce lui; non solo infatti gli viene chiesto di riammettere i ragazzi in classe, compreso quello più “appariscente”: ma alla richiesta di essere almeno esentato da una successiva ora di lezione in quella classe (ora che naturalmente avrebbe poi ricuperato) si trova davanti a questo curioso aut aut: la dirigente gli impone o di tornare in classe o di lasciare immediatamente la scuola. Il professore ritiene quest’ultima opzione il male minore, con questo risultato “ La preside Giovanna Mezzatesta ha chiuso e inviato all’Ufficio scolastico territoriale la relazione per avviare il procedimento disciplinare nei confronti del professor Martino Mora, per sanzionare la mancata garanzia del diritto allo studio degli studenti, dal momento che il docente non ha tenuto la lezione della terza ora e L’aver amplificato la vicenda con un uso inappropriato dei social network, peraltro non nuovo”. [1]
Resterebbe da capire se la dirigente poteva dare al professore un simile aut – aut; e se d’altra parte il docente ha accettato una delle soluzioni prospettate dalla dirigente stessa, perché adesso deve finire sotto procedimento disciplinare?
Il resto è storia di questi giorni; il docente messo “sotto processo” in quanto bigotto, retrogrado e naturalmente – manco a dirlo – fascista: nel suo istituto, le sue classi entrano in sciopero contro di lui rifiutandosi di partecipare alle sue lezioni: ma proprio quella in cui è accaduto il fatto, dopo un franco e serrato confronto con il docente, decise di desistere. Il prof Mora, che non è un “no vax” ma ha semplicemente delle perplessità sul vaccino e continua di tasca sua a farsi i tamponi, che è cattolico tradizionalista e sostiene le sue idee con articoli, libri e post sui social, (e non in classe, come fanno invece tanti suoi colleghi di diverse tendenze) si è visto dunque mettere in piazza e ovviamente “mostrificare” dai soliti paladini della democrazia e della libertà . E come potevano le vestali del politically correct lasciarsi sfuggire una tanto ghiotta occasione? “ il prof misogino e no vax del liceo Bottoni contestato dagli studenti. Pillon: sono con lui”, titola Repubblica [2]. Sulla vicenda in sé, si può o meno essere d’accordo con la presa di posizione del docente nei confronti degli alunni, ma bisognerebbe almeno degnarsi di ascoltare le sue motivazioni, che non hanno proprio nulla a che fare con la misoginia etc. Il professore ha più volte ribadito che la sua non era affatto una posizione contro la protesta, ma sul modo in cui veniva effettuata, rischiando di trasformarla in una carnevalata ben poco consona a una sede scolastica. E quando si sentono tanti soloni e tante prefiche (maschili) strillare indignati che non si deve negare agli studenti il diritto di vestirsi come gli pare, verrebbe da chiedergli perché anche loro non si presentano al lavoro in gonna, magari mini, e con tanto di calze e rete; un personaggio che nella trasmissione televisiva tuonava tanto contro il docente, indossava infatti una borghesissima camicia con cravatta …. Ma lasciamo la parola a Martino Mora, augurandoci di cuore che non si arrivi a nessun provvedimento disciplinare nei suoi confronti, men che meno al licenziamento, di cui pure si vociferava.
Professor Mora, la vicenda in cui è stato coinvolto è al limite dell’incredibile. Con quali motivazioni la sua dirigente ha contestato il suo rifiuto di fare lezione di fronte ai tre ragazzi vestiti da donna?
Ha sostenuto che era “un’iniziativa a livello nazionale”. Si riferiva ovviamente alla giornata contro la violenza sulle donne, non al modo di manifestare “travestiti”, approvato preventivamente da lei, ma di cui nessuno mi aveva informato. Nella maggioranza delle scuole d’Italia si sono evitate, che io sappia, queste derive. E poi mi ha messo di fronte all’aut aut: o andare in classe o lasciare immediatamente la scuola, cosa che a norma di regolamento non poteva nemmeno fare. Ho preferito andarmene.
Stando a quanto dicono i media, i ragazzi “farebbero sciopero” contro di lei. Quanto questo corrisponde a verità? Ha provato a spiegare loro le sue ragioni?
Ci siamo parlati per giorni, durante lo “sciopero” contro di me. Ho chiarito i miei principi, per i quali è inaccettabile ogni tipo di travestitismo a scuola, per rispetto dell’insegnante (che è un pubblico ufficiale) ma soprattutto dell’istituzione scolastica. La scuola non è un carnevale, né un circo, né un cabaret. Qualcuno ha capito, altri no. Al momento la classe che aveva causato l’incidente ha deciso da giorni di riprendere le lezioni. Le altre due, per ora, continuano lo sciopero contro il sottoscritto.
La preside del suo liceo la accuse di avere scritto “cose orribili” contro di lei e la scuola. Cosa le ribatte?
Che le “cose orribili” e spesso inventate di sana pianta sono quelle che sta dicendo lei su di me, attraverso i media, a centinaia di migliaia di persone.Aveva già avvertito da tempo ostilità da parte della dirigenza, dei colleghi, dei ragazzi? A cosa la attribuisce?
Non avevo mai percepito l’ostilità dei ragazzi. Avevo percepito l’ostilità della dirigenza e soprattutto di alcuni colleghi, per ragioni puramente ideologiche e politiche che afferiscono a ciò che scrivo nei miei articoli e soprattutto sui “social”, in quanto libero cittadino. Non certo perché io faccia politica a scuola, cosa che ho sempre evitato accuratamente, a differenza di altri.
Le vengono attribuite – con tanto di virgolettati” dichiarazioni “sessiste, omofobe … e manco a dirlo, come ciliegina sulla torta, di essere “fascista”. Cosa replica a tutto questo?
Molti virgolettati usciti su alcuni “giornaloni” sono inventati di sana pianta, e questo già basterebbe a comprendere la disonestà intellettuale della stampa di regime. In quanto al fascismo posso rispondere in due modi. In senso più specifico che è assurdo accusare un federalista althusiano come me di sintetizzare per una dittatura centralista e nazionalista come il fascismo, che io ritengo una delle forme della modernità secolarizzata. In senso più ampio, rispondo che la mentalità “fascista”, nel senso lato di “totalitaria”, è proprio quella di coloro che non accettano che nella scuola e nella società si possa pensare diversamente. E per questo attaccano anche me.
Quali misure intende adottare per tutelarsi? Qual è il suo stato d’animo?
Per prima cosa dovrò valutare quali saranno le decisioni del provveditorato nei miei confronti, se vi saranno, visto che la preside afferma di avervi inviato un super-dossier contro il sottoscritto. In secondo luogo difenderò la mia onorabilità, appellandomi anche alla legge: esiste ancora il reato di diffamazione, in questo Paese.
Il mio stato d’animo è combattivo e abbastanza sereno, nonostante la tempesta. So di avere agito secondo giustizia.
[1] Fonte: https://milano.repubblica.it/cronaca/2021/11/30/news/liceo_bottoni_milano_prof_contro_studenti_in_gonna_protesta_lezioni_minacce_preside-328326010/
[2] IBIDEM