Vicchio, una bella e “colta” cittadina, là nel dannunziano “verde Mugello dove fiorisce l’asfodelo” fu fatta edificare dalla Repubblica Fiorentina nel 1324, vicino a Dicomano (tutti i toponimi terminanti in “ano” sono di origine romanica) con la pieve di Santa Maria e dal campanile medievale. Insomma un altro “castro” importante in quel Mugello ove “Giotto e l’Angelico nacque”. Già! Giotto da Bondone venne alla luce nel 1267, secondo la “Cronica” del Villani, a Colle di Vespignano da una famiglia trasferitasi da Firenze nel Mugello. Narra la tradizione, riportata dal Vasari ne Le Vite, che Cimabue scoprì la bravura di Giotto, vedendolo dipingere su un sasso una pecora: “Onde, andando un giorno Cimabue per le sue bisogne da Firenze a Vespignano, trovò Giotto che, mentre le sue pecore pascevano, sopra una lastra piana e pulita, con un sasso un poco appuntato, ritraeva una pecora di naturale, senza averne imparato modo nessuno di ciò fare da altri, che dalla natura: perché fermatosi Cimabue tutto meraviglioso, lo domandò se voleva andar star seco. Dimandandolo dunque Cimabue a Bondone, egli amorevolmente glie lo concedette e si contentò che seco lo menasse a Firenze; là, dove, ammaestrato da Cimabue, non solo pareggiò il fanciullo la maniera del maestro suo, ma divenne così buono imitatore della natura, che sbandì quella goffa maniera greca e risuscitò la moderna buona arte della pittura, introducendo il ritrarre bene di naturale le persone vive…”
Da Giotto e l’Angelico alle pale eoliche
Anche l’Angelico (il Beato Angelico), al secolo Guido da Pietro (Vicchio 1395 – Roma 1455), proclamato Beato da San Giovanni Paolo II nel 1982, fu “Angelico” per la sua pittura: non solo perché dipingeva angeli ma anche perché la sua mano sembrava guidata dagli angeli.
Poi un altro “illustre” (e in questi tempi di “apostasia” intoccabile) personaggio,- non certo vicchiese, ma che a Vicchio (a Barbiana) ebbe la propria “cadrega” di “cattivo maestro” del Sessantotto – fu don Lorenzo Milani, uno dei simboli della tragica contestazione sessantottarda, quando gli studenti, “figli di papà”, imbestiati, scendevano in piazza gridando ai Carabinieri del Battaglione mobile: “Camerata, basco nero, il tuo posto è al cimitero!”
Ora Vicchio primeggia anche per una “nuova arte”…i posteri daranno l’ardua sentenza su questa. Nella piazza principale di Vicchio, dove troneggia il monumento a Giotto da Bondone, l’attuale amministrazione comunista (che, mi dicono, abbia anche l’approvazione di altri consiglieri non piddini nel consiglio comunale) ha creduto bene di trasformarla – sull’esempio classico della scacchiera massonica delle Logge – in una sorte di bacheca per il gioco della dama, orribile a vedersi.
Ma se questa amministrazione andrà avanti, come certamente andrà, forse anche con l’aiuto (richiesto?) di alcuni personaggi della “Loggia” (potremmo dire anche club, associazione, gruppi etc.) dell’opposizione, vedremo il paesaggio del Mugello completamente distrutto dalle “pale eoliche”…insomma da Giotto e l’Angelico alla scacchiera loggiatica, alla distruzione del paesaggio con le pale eoliche.
Come spiegare questa mancanza di sensibilità? Quest’oltraggio alla bellezza? Forse ce lo illustrano le parole del filosofo cattolico Corrado Gnerre: “Sant’Agostino in un suo celebre sermone invita ad interrogare la bellezza del creato per fare in modo che tutto il creato risponda con la sua bellezza. Nella Genesi si parla dello spirito di Dio che si fa artefice e modellatore di tutto, trasformando (particolare importante) il chaos in kosmos, cioè il disordine in ordine. Ma non solo. Questo Spirito procura bontà alle cose che crea. Ripetutamente il Genesi afferma che Dio giudica il creato come “cosa buona”; tutto il creato è buono perché Dio è buono; tutto il creato è bello perché Dio è bello. San Tommaso nel Commento al De divinis nominibus di Dionigi Aeropagita afferma che le elargizioni di Dio sono “puòcrifiche“, ossia donano bellezza alle cose. San Giovanni Paolo II in un suo celebre discorso agli artisti, pronunciato il 4 aprile 1999, disse che il vero artista compie nel piccolo e nel già – creato cioè che Dio ha compiuto agli inizi, nell’opera creatrice per eccellenza. Come Dio, per analogia, ha comunicato alla realtà creata la sua natura, cioè la sua verità, la sua bontà e la sua bellezza, così anche l’artista deve, con la sua arte, unificare il vero, il buono e il bello”
Insomma da Giotto alle Pale Eoliche. Da Dio al Demonio, ovvero alla “Simia dei” (quella delle Logge). Dalla Chiesa alla controchiesa.
Già! Che Vicchio sia un laboratorio della “Simia Dei”?.
PUCCI CIPRIANI