Don Massimo Maffioletti, parroco di Longuelo comunità cristiana, della Diocesi di Bergamo presieduta dal vescovo Mons. Francesco Beschi, ha voluto nuovamente distinguersi dichiarando niente meno che a Rainews24: “non spingo per riaprire le chiese, fare comunità non è solo Eucarestia”.
Ci troviamo in un momento molto drammatico, che ha costituito un grave precedente lesivo del nostro ordinamento giuridico che garantisce la libertà religiosa e di culto in questo Paese, durante il quale i cattolici per la prima volta in duemila anni di storia, oltre a non poter celebrare le messe quotidiane e domenicali cum populum, non hanno potuto celebrare neppure i riti della Quaresima, della Settimana Santa, della S. Pasqua e non hanno neppure potuto ricevere la Confessione, l’Eucarestia, l’Estrema unzione sul letto di morte o il funerale. Ebbene in questo contesto don Maffioletti, noto alle cronache per le sue solite “stravaganti” affermazioni, ha reputato necessario comunicare a televisioni e giornali affermazioni che hanno fatto infuriare i cattolici bergamaschi, tra l’altro in palese contraddizione con la posizione della Conferenza Episcopale Italiana, che finalmente, da alcuni giorni, pare aver cambiato rotta e si stia scontrando con questo Governo massonico. Il sacerdote in alternativa alla S. Eucarestia ha comunicato ai giornali anche di aver chiesto “ai genitori di fare il pane insieme e dare così il senso della domenica, tra i propri cari”. Che l’eretica equiparazione del pane eucaristico al pane quotidiano stia maturando nella Diocesi di Bergamo a seguito dell’operato della “pastora” protestante Lidia Maggi? La signora Maggi è infatti uno dei tanti guru della fiera multiculturalista, multicultualista e cattocomunista Molte Fedi sotto lo stesso cielo delle Acli diocesane di Bergamo, ella conduce anche gli esercizi spirituali nelle parrocchie “cattoliche” della Diocesi di Bergamo. Invece pare che la “pastora” battista non sia la causa, ma solo l’effetto di questo allarmante fenomeno, non è infatti mistero che il deserto Seminario di Bergamo sia di inclinazione manifestamente protestante, come dichiarano coloro che lo hanno abbandonato e quei martiri che sono riusciti a concluderlo rimanendo cattolici.
Ma don Massimo Maffioletti, purtroppo, non è nuovo a questo genere di “scandali”, come non ricordare il 19 settembre scorso il suo discorso, ripreso dai giornali, durante la commemorazione funebre del noto Sindaco socialista di Bergamo, Roberto Bruni, purtroppo scomparso per un male incurabile, che coerentemente alla propria visione e condotta di vita non ha voluto funerali religiosi. Durante tale commemorazione il sacerdote modernista si presentò come al solito senza essere vestito da prete, non sia mai che quel meraviglioso abito che preserva il sacerdote possa anche farlo riconoscere, e far ricordare che esiste un altro mondo, che esistono delle scelte d’amore e di vita irrevocabili, non sia mai che siano turbati i partigiani comunisti, quelli che hanno torturato ed ucciso il Beato Rolando Rivi, il giovane seminarista martire, per essersi rifiutato di rinnegare l’abito talare, l’abito che i preti della religione del modernismo (condannata da Pio X come “la sintesi di tutte le eresie”) offendono e deridono. Se la forma è anche sostanza, ebbene anche quanto da egli proferito non fu certamente al di sotto delle aspettative, nonostante socialismo e comunismo siano incompatibili con il cattolicesimo e la visione cristiana del mondo, don Maffioletti volle sottolineare durante il suo discorso pubblico che, “se dei ricercatori di giustizia è il Regno dei cieli” (ripetendo questa affermazione due volte, come a voler mettere in dubbio le Sacre Scritture) allora lo era senz’altro anche del defunto penalista e Sindaco socialista, poiché egli sarebbe stato un ricercatore di giustizia. Tutto questo avveniva soprattutto mentre il prete donmilaniano pronunciava anche esplicite eresie, riprese dai giornali, che mettevano il cattolicesimo in contrapposizione al Cristo, dinanzi alle televisioni ed a una folla gremita all’interno di Palazzo Frizzoni, con il Segretario della Diocesi, Mons. Giulio Dellavite, presente nelle prime file. Potrebbe bastare tutto questo affinché un sacerdote, per evitare che corrompa migliaia e migliaia di anime, sia sospeso ad divinis o ridotto allo stato laicale? Certamente sì, ma purtroppo questo non è ancora tutto, nel giro di pochi mesi ha fatto anche ulteriori exploit. Ed a questo punto vien da chiedersi se tutto questo non sia un gioco delle parti, se dietro non vi sia la stessa Curia bergamasca a mandare in avanscoperta questi “pazzerelli scappati dal manicomio”, per usare la stessa espressione con la quale il Patriarca di Venezia, cardinale Angelo Maria Roncalli, definì il prete rosso della contestazione sessantottarda, don Lorenzo Milani, in una lettera al Vescovo di Bergamo, Mons. Piazzi, che riportava le seguenti affermazioni: “Ha letto, eccellenza, la “Civiltà Cattolica” del 20 settembre, circa il volume “Esperienze Pastorali”? L’autore del libro deve essere un pazzerello scappato dal manicomio. Guai se si incontra con un confratello della sua specie! Ho veduto anche il libro. Cose incredibili!” (Cfr. A.G. Roncalli: “Lettere al Vescovo di Bergamo” su Pubblicazione del Seminario di Bergamo – Studi e memorie 1973 n.2 pag.76).
E come non ricordare l’ultimo tempo d’Avvento, quando don Maffioletti collocò nella moderna chiesa di Longuelo, giustamente ribattezzata da egli stesso “la tenda di cemento” affinché non sia scambiata per una chiesa, ed anche soprannominata “il ragno”, degli orribili spauracchi nudi? A proposito delle minimaliste filo-protestanti chiese moderne non si esprimono negativamente solo i cosiddetti “baciapile” o “madonnari”, così vengono chiamati i cattolici dai misericordiosi modernisti e dai comunisti, ma hanno da ridire anche non credenti e grandi critici d’arte come Vittorio Sgarbi, il quale afferma che nelle nuove chiese degli ultimi sessant’anni “mancano sia le forme architettoniche, sia gli affreschi, sia le decorazioni che accompagnavano quelle forme curvilinee, e quindi è evidente la volontà di interrompere le tipologie verticali (…) Si è deciso di rinunciare al Cielo”. Che l’anomala ed inquietante tenda di cemento avesse giocato un importante ruolo nello spezzare il binomio bellezza e sacralità, come si addice ai templi del modernismo, era già noto, ma in questo caso si può anche rilevare come tali strutture si prestino anche concretamente a deformare e deviare liturgia, pedagogia catechetica e gli stessi sacerdoti.
Quella del 22 novembre scorso era semplicemente una, a dir poco, molto discutibile esposizione di arte contemporanea, nel mezzo di una chiesa, messa a servizio del dubbio gusto del parroco, anziché del culto divino. La brutta storia degli inquietanti fantocci nudi installati in chiesa prima del Santo Natale, fu raccontata da noti siti web cattolici a partire dal pomeriggio del 29 novembre scorso, a livello nazionale ed internazionale, che riportavano il collegamento al profilo social del sacerdote bergamasco, e fecero andare su tutte le furie i cattolici di tutto il mondo, oltre ai cittadini di Bergamo. Piovvero molti commenti sul profilo social del prete bergamasco, tale profilo riportava anche le foto delle opere esposte, della scultrice svedese Viveka Assembergs; i commenti non offendevano il sacerdote ma contestavano il fatto che tale genere di opere non fosse indicato all’interno di una chiesa, e soprattutto durante il periodo dell’Avvento, poiché sembravano oggettivamente dei mostri, degli zombie, piuttosto che dei diavoli. E a questo punto il sacerdote, che ama compiacere il mondo, non ci sta a ricevere le critiche dal mondo, in combutta con il Corriere della Sera di Bergamo, il quotidiano filomassonico bergamasco con cronaca locale, si sfoga ed esterna pubblicamente una interpretazione tutta sua dei fatti. Il parroco di Longuelo fa pubblicare quindi un’intervista per addebitare la responsabilità dei commenti piovuti sul suo post, poi da lui stesso rimosso, non tanto al fatto che tali opere, oltre ad essere discutibili di per sé, fossero state legittimamente reputate inadeguate all’interno di una chiesa, ma agli ultracattolici del convegno del 30 novembre 2020, svoltosi all’Auditorium San Sisto di Bergamo, dal titolo Da Barbiana a Bibbiano, che secondo tale articolo, si erano scontrati con il sacerdote e gli apparati cattocomunisti diocesani.
Il Corriere riportava il titolo “Bergamo, dopo lo scontro su Bibbiano attacco social alle sculture nella chiesa di Longuelo”, che parrebbe voler anche riabilitare la triste vicenda dei mostri di Bibbiano, dato che gli ultracattolici, brutti e cattivi, erano però quelli schierati dalla parte dei diritti dei bambini e delle famiglie in questo presunto scontro. Una occasione questa, per questo giornalismo a servizio della sinistra mondialista, per utilizzare parrocchie, circoli Acli, diocesi e cardinali in funzione della riabilitazione delle vicende di Bibbiano, in vista delle prossime elezioni regionali in Emilia Romagna. Nel sottotitolo si prosegue poi con le mendaci insinuazioni per meglio precisare: “La data coincide con l’incontro degli ultracattolici a Colognola e il contro-incontro su don Milani”. Non è il caso di entrare adesso nel merito dei contenuti della conferenza Da Barbiana a Bibbiano, moderata dal Consigliere comunale di Bergamo, Filippo Bianchi, con gli interventi del noto giornalista e scrittore toscano, nonché “cattolico belva”, Pucci Cipriani, del Vicedirettore del quotidiano La Verità, Francesco Borgonovo, del Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Lazio, Jacopo Marzetti e del Consigliere provinciale di Livorno, Lorenzo Gasperini, disponibile integralmente sul canale youtube di Caritas in Veritate Bergamo che, assieme a Ora et Labora in Difesa della Vita, Movimento per la Vita Val Cavallina, Bibbiano lo scandalo degli affidi, Tradizione Famiglia Proprietà, Comunione Tradizionale e Noi per la Famiglia Lombardia, ha promosso questo evento che ripercorre il filo rosso della sinistra da Barbiana a Bibbiano, passando per il lager dei pedofili rossi donmilaniani del Forteto.
Gli attacchi politici a difesa del totem del cattocomunismo furono talmente efferati, rabbiosi, volgari, scorretti, contrari alla ricerca della verità e a tutti i livelli (addirittura anche il Cardinale di Firenze, Giuseppe Betori, e diversi parlamentari attraverso atti in Parlamento hanno attaccato questa conferenza, in difesa della loro bandiera a servizio della sinistra), da scoraggiare la partecipazione alla conferenza dei più tiepidi, infatti alcune persone, per timore o apparente convenienza, preferirono non partecipare, fecero dietrofront anche una associazione collaboratrice (due al suo posto vollero poi aderire) ed un relatore, il senatore Simone Pillon, gentilmente salutato dal Partito Democratico sulla propria pagina social.
Don Lorenzo Milani fu difeso a spada tratta dai contestatori da presunte calunnie, prima di ascoltare cosa sarebbe stato proferito, durante la conferenza degli ultracattolici,circa Bibbiano, il Forteto di Rodolfo Fiesoli (donmilaniano, condannato a quattordici anni e dieci mesi per abusi su minori, anche disabili) e la scuola classista di Barbiana, boicottando l’evento allo scopo di censurare i fatti e le idee, ed organizzando un contro-convegno in contemporanea, lo stesso giorno alla stessa ora, dentro la tenda di cemento di don Massimo Maffioletti con un cartello di sigle del cattocomunismo, tra le quali Libera, Molte Fedi sotto lo stesso cielo, Acli di Bergamo e Comunità ecclesiale territoriale 1 della Diocesi di Bergamo. Anche in questa occasione il Corriere della Sera di Bergamo era uscito con il titolo “Don Milani, contro convegno con il placet della Curia”,contente anche l’attacco gratuito del Presidente delle Acli bergamasche, ovvero la penna antisalviniana e immigrazionista Daniele Rocchetti del settimanale online della Diocesi di Bergamo, Santalessandro.org, che condannava aprioristicamente l’iniziativa degli ultracattolici, ed anche l’attacco di don “Chicco” Re, direttore dell’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro che dichiarava: “A Longuelo ci sarà l’occasione per conoscere in modo più approfondito la figura di don Milani e anche per riconoscere quello che ha fatto.Magari non tutti saranno d’accordo, ma credo che prima di criticare sia necessario conoscere […] A buon intenditor, poche parole […] non ci interessa fare polemica, non è nelle nostre modalità, anche perché la polemica non è mai costruttiva”. Quindi secondo il tunberghiano don Chicco organizzare un contro-convegno alla stessa ora dello stesso giorno non significa voler fare polemica, ma è, nella sua concezione distorta della realtà, evidentemente un modo per conoscere (?), senza ascoltare il prossimo.
A questo punto non resta che concludere in bellezza con le parole di quel santino di don Lorenzo Milani, chissà se don Massimo Maffioletti, Daniele Rocchetti, don Chicco e gli altri le abbiano lette o udite dentro la tenda di cemento o se, proprio perché le conoscono bene, lo difendono e lo promuovono a spada tratta.
“Caro Gianni,
tre minuti dopo la tua partenza ho esaminato attentamente il bagaglio di idoli che mi hai infranto… della CISL mi hai insinuato il sospetto di infiltrazione nell’area del dollaro…Dell’ACLI massa di manovra ecclesiatica . Di Fanfani conformismo. di La Pira paternalismo. dell’ACI (Azione Cattolica Italiana, che allora, con Gedda, era davvero cattolica npc) merda, di Pio XII merda, di De Gasperi, merda. Di “Adesso” (settimanale democristiano, n.p.c.) merda.
(Dalla lettera di don Lorenzo Milani a Giampaolo Meucci – il giudice che fece scarcerare il guru del Forteto, e autorevole membro del pianeta Barbiana, Rodolfo Fiesoli – da San Donato 21 – VI – 1952)
“E so che se un rischio corro per l’anima mia non è certo di aver poco amato, piuttosto di amare troppo (cioè di portarmeli anche a letto!)”
“Vita spirituale? Ma sai in che consiste oggi per me? Nel tenere le mani a posto”
“E chi potrà amare i ragazzi fino all’osso senza finire di metterglielo anche in culo, se non un maestro che insieme a loro ami anche Dio e tema l’Inferno?”
(Dalle lettere di don Lorenzo Milani a Giorgio Pecorini e agli amici)
30 aprile 2020
Amodio Filippetti