di Giovanni Perez
Tratto da giornaleadige.it
La morte di Siena, il Primo dei miei maestri. In memoriam
(di Giovanni Perez) Questo ricordo “In memoriam” è un assai modesto segno di riconoscenza verso il “Primo” – di nome e di fatto – dei miei maestri, ora che si è concluso il suo viaggio terreno. Risalendo agli anni della mia formazione culturale, assieme a tanti altri di un’intera generazione, che fu sollecitata soprattutto dall’impegno dedicato all’azione politica, tra coloro che furono capaci di offrire i necessari “Orientamenti”, Primo Siena è il primo nome che pongo in cima ai miei ricordi. Da allora, nonostante appartenessimo a generazioni diverse, si è cementata nel corso degli anni un’amicizia profonda, frutto di colloqui che, talvolta, sono sconfinati nelle rispettive sfere private. E poi, i tanti approfondimenti, gli aneddoti, i ricordi di una vita attraverso i quali si cercava di trovare il senso della nostra comune appartenenza al medesimo mondo umano, e perciò ideale e politico. Tutto questo fino al suo crollo fisico, dal quale, purtroppo, non si è più ripreso.
Parlerò allora di lui come si conviene nelle tristi occasioni come questa, lasciando emergere anche le parole del sentimento. Primo Siena nasce il 20 novembre 1927 a San Prospero, in provincia di Modena, da una famiglia della piccola borghesia rurale. Gli fu dato quel nome, a ricordo di uno zio morto in seguito alle percosse subite da parte di un gruppo di “bolscevichi”, date le sue ben note simpatie fasciste. Il 20 settembre del 1943, aderisce al fascio repubblicano di Modena, arruolandosi il 2 novembre nel 1° Btg. Battaglione Bersaglieri “Mussolini”, della R.S.I., costituitosi a Verona il 9 settembre. Aveva allora sedici anni.
Raggiunge la zona di guerra a nord di Gorizia il 1° dicembre e partecipa agli eventi bellici fino al 30 aprile del 1945, combattendo contro il IX Corpus partigiano jugoslavo, che minacciava il fronte orientale italiano. Dal 30 aprile fu prigioniero di guerra nel famigerato campo di concentramento di Borovnica, oggi in Slovenia, fino al 30 ottobre del 1945. Raggiunse la famiglia a Verona, dove si era trasferita anche per sottrarsi alle rappresaglie da parte dei partigiani dopo la “liberazione” nei famigerati triangoli della morte.
Il 17 marzo del 1947 aderisce al Movimento Sociale Italiano, svolgendo vari incarichi politici e mettendosi subito in luce per il suo impegno nel campo della cultura, affermandosi in sede nazionale soprattutto nel settore pedagogico e didattico, partecipando da protagonista alla sezione veronese del Raggruppamento Giovanile Studenti e Lavoratori guidata in sede nazionale da Roberto Mieville, diventando dirigente provinciale e nazionale della Cisnal-Scuola e consigliere comunale a Verona negli anni del famigerato “Arco costituzionale antifascista” e della repressione del “Sistema”, guadagnandosi la stima di molti suoi avversari politici.
Collaboratore del “Risveglio Nazionale” (1949-1953) fondato da Gaetano Rasi e Cesare Pozzo, diresse con Carlo Amedeo Gamba e Carlo Casalena la rivista “Cantiere. Rassegna di critica e cultura politica” (1950-1953), per poi fondare e dirigere con Gaetano Rasi, “Carattere. Rivista di fatti e di idee” (1955-1963). Si tratta di riviste in cui Siena apportò il proprio orientamento cattolico-tradizionale, ma che erano comunque aperte anche ad altri contributi ideali e dottrinari. Proprio quest’ultima rivista rimane sicuramente la sua migliore iniziativa editoriale, in cui i temi etici e pedagogici diventarono per certi versi ancor più importanti di quelli politici e storici.
Dopo aver combattuto il comunismo nella sua manifestazione storica e militare, difendendo il fronte italiano orientale dagli assalti dei partigiani di Tito, una volta tornato ai suoi studi, Siena si pose la domanda se quella giovanile scelta di combattere dalla parte di chi era sicuramente destinato alla sconfitta, fosse davvero stata quella giusta. La risposta a questa domanda cruciale, quanto drammatica, si trova ora consegnata nelle pagine del libro Le alienazioni del secolo, in cui vengono sottoposte a critica le ideologie precedentemente combattute in una guerra vissuta, soprattutto, come guerra ideologica: la democrazia contrattualistica, il liberalismo laicistico, il social-comunismo. Questo libro venne pubblicato nel 1959 e fu premiato come manoscritto due anni prima, al concorso del “Premio Angelicum” dall’allora Mons. Montini, il futuro Paolo VI.
Sotto la guida di due autentici maestri, Umberto A. Padovani e Marino Gentile, Siena si laureò in pedagogia nel 1964. Università di Padova, orientandosi verso un Cristianesimo in quegli anni testimoniato dalla rivista “L’Ultima”, fondata da Giovanni Papini e diretta da Adolfo Oxilia, per poi intraprendere un percorso di realizzazione interiore che lo porterà ad aderire al progetto cui diede vita la Rivista di Studi Tradizionali “Metapolitica”, animata da Silvano Panunzio, che divenne il suo definitivo punto di riferimento.
Lungo gli anni Sessanta, gli anni del Concilio Vaticano II, lo scontro tra le due anime della cultura cattolica, quella tradizionalista e antimodernista da una parte, quella progressista o modernista dall’altra, divenne particolarmente acuto, imponendo una radicale scelta di campo, che preludeva ad una adesione o meno alla Democrazia Cristiana, in nome del principio dell’unità politica dei cattolici in Italia. La scelta operata da Siena per il primo dei due campi, era in linea non solo con l’impronta esercitata dalla figura materna, ma con il magistero dei suoi maestri di sempre: Guido Manacorda, Attilio Mordini, Romano Guardini, Armando Carlini, Silvano Panunzio; scelta condivisa anche da altri illustri intellettuali della sua generazione, con i quali condivise un entusiasmante quanto difficile impegno politico: Fausto Belfiori, Fausto Gianfranceschi, Gianfranco Legitimo, Tazio Poltronieri, Giuseppe Spadaro, Piero Vassallo, Massimo Anderson, Pietro Cerullo.
Tra gli altri maestri incontrati da Siena nella metaforica “Terra di Mezzo”, Giovanni Gentile, Alexis Carrel, Michele Federico Sciacca, Russell Kirk, Giovanni Papini, Ferdinando Tirinnanzi, Vintila Horia e, nonostante la ben diversa declinazione dell’idea di Tradizione, Julius Evola, nei cui confronti c’è un debito di riconoscenza che risale agli anni in cui Siena appartenne al movimento giovanile del MSI, noto con l’appellativo di “Figli del Sole”, che lo distingue da altri pensatori cattolici tradizionalisti ai quali quel nome risultava invece del tutto inviso.
Ma la figura di pensatore e insieme di uomo d’azione, al quale a noi pare dover associare Primo Siena è quella di José Antonio Primo de Rivera, il fondatore della Falange Española, splendida figura di militante politico e intellettuale, incarnazione pura del motto paolino: Vita militia est!. Il capo della Falange, che, peraltro, accettava alcune delle critiche rivolte del marxismo al capitalismo, andando però al di là di esse, in nome di una più ampia e integrale concezione dell’uomo, fu fucilato dai social-comunisti durante la guerra civile nel 1936.
Una volta messo da parte l’impegno partitico, Siena ha approfondito una già intensa attività pubblicistica, collaborando alle principali riviste che formarono quella cultura di destra, alla quale egli contribuì soprattutto seguendo la sua vocazione di pedagogista, perciò rivolgendosi ai giovani, nei quali vedeva perpetuarsi il futuro di idee e ideali dal sapore antico e perciò perennemente attuale.
In qualità di direttore delle Scuole Italiane all’estero, Siena fu dapprima in Somalia, per poi passare nel 1978 all’area dell’America latina, in Perù e in Cile. In quella nuova realtà, ancora muovendosi sul doppio binario dell’impegno politico e culturale, Siena si è distinto nell’ambito dell’Associazione degli Italiani all’estero, guardando con interesse e curiosità ogni metamorfosi del mondo della Destra, ai cui principi egli richiamò costantemente l’attenzione dei nuovi protagonisti venuti via via alla ribalta.
Nel 1996, Siena acconsentì allo scrivente di dar vita ad una nuova serie di “Carattere”, con sottotitolo “Rassegna di cultura politica e scienze dell’uomo”, stabilendo così non solo una sorta di continuità ideale, ma un mio debito di riconoscenza nei suo confronti da parte mia, non tanto a titolo individuale, ma a nome di una generazione alla quale la sua opera aveva dato moltissimo. Il mio articolo di apertura si intitolava Per non disperdere un’eredità, quello di Siena, Per una cultura militante nel segno della continuità. Nei due numeri successivi, stampati nel 1997 e nel 2000, i suoi contributi si intitolarono: Romano Guardini. Il tramonto dell’epoca moderna e Dalla società individualista alla “Respubblica” partecipativa.
Nei suoi ultimi anni di attività, Siena si è dedicato alla Scuola italiana di Santiago, ricoprendo altresì il ruolo di rappresentante della comunità italiana del Cile, senza mai perdere i legami con la madre patria, dove un nucleo di estimatori, non solo a Verona, si dedica alla diffusione delle sue opera e all’approfondimento delle idee, ma anche delle provocazioni in esse contenute.
PRIMO SIENA. BIBLIOGRAFIA
Uomini tra la vita e la storia, (in collaborazione), C.E.N., Roma 1955.
Le alienazioni del secolo, Cantiere, Padova 1959
Il profeta della Chiesa proletaria (Emmanuel Mounier), Edizioni dell’Albero, Torino 1965.
Donoso Cortés, Edizioni Volpe, Roma 1966.
Giovanni Gentile, Edizioni Volpe, Roma 1966.
Da Cesare a Mussolini. Storia dell’itala gente, 2 voll., C.E.N., Roma 1967.
José Antonio Primo de Rivera. Scritti e discorsi di battaglia, (a cura di), Edizioni Volpe, Roma 1967 (nuova edizione Settimo Sigillo, Roma 1993).
Arriba España, (in collaborazione), C.E.N., Roma 1969.
Corporativismo e libertà. Verso un nuovo tipo di rappresentanza,Istituto di Studi Corporativi, Roma 1972.
Riforma della Scuola Italiana nel tempo europeo, Gnomes, Roma 1972.
Modello ispiratore del nuovo stato giuridico della Scuola italiana, in Almirante-Siena-Ruggiero, Salvare la scuola dal comunismo, Edizioni d.n., Roma 1974.
Alexis Carrel. Patologia della civiltà moderna, (a cura di), Edizioni Volpe, Roma 1974 (nuova edizione Il Segno, Verona 1995).
La concezione organica, in Il corporativismo è libertà, Istituto di Studi Corporativi, Roma (s.d. ma 1976), pp. 9-12.
I feticci dell’educazione contemporanea, Edizioni Thule, Palermo 1979.
Scuola del malessere, Società Editrice Il Falco, Milano 1983.
Per una «Carta della Gioventù», ora in Julius Evola, Idee per una Destra, Europa Libreria Editrice, Roma 1997, pp.61-64.
Para entender el Señor de los Anillos, (In collaborazione), UGM, Santiago de Chile 2004.