di Marco Tosatti
Tratto da Stilum Curie
Vi riportiamo questa notizia apparsa sulle agenzie: “Si sblocca il disegno di legge Zan contro l’omotransfobia al Senato: è stato incardinato nella commissione Giustizia dopo settimane di polemiche, rimpalli pressing e resistenze. La calendarizzazione è passata con 13 sì e 11 no. A chiedere da tempo l’avvio della discussione sono Pd, M5s, Leu e Italia viva. Contrario il centrodestra. Il provvedimento è stato approvato in prima lettura alla Camera il 4 novembre 2020.
“La legge contro l’omotransfobia, misoginia e abilismo e’ stata calendarizzata in Commissione Giustizia al Senato. Finalmente ora può iniziare la discussione anche in questo ramo del Parlamento, per l`approvazione definitiva”, afferma su Twitter Alessandro Zan, deputato Pd”.
Sembrava che tuto fosse bloccato: Ieri Provita e Famiglia scriveva:
“Oggi si continua a parlare di ddl Zan in Senato, mentre è notizia proprio di questi minuti che Italia Viva ha dichiarato in aula di essere d’accordo con le obiezioni del mondo femminista sul ddl Zan, aprendo così una vera e propria crisi per il disegno di legge sull’omotransfobia. Senza i voti di Italia Viva, infatti, non c’è maggioranza per l’approvazione del testo.
Ieri, invece si sarebbe dovuto discutere ieri in Commissione Giustizia, si è interrotto. Si è ormai ben capito, anche all’interno della maggioranza, che c’è qualcosa che non va nella sua formulazione e che la questione non si può ridurre allo scontro tra paladini della libertà e della democrazia da un lato e omofobi cattivoni, dall’altro, perché è in gioco la libertà di espressione, stessa.
Cosa è accaduto, ieri e come mai la calendarizzazione del ddl è stata bloccata, lo spiega il senatore Simone Pillon in un video sul suo profilo facebook.
Esordisce specificando quale sia il ruolo che la Commissione del Senato riveste, ossia quello di decidere quali temi trattare nella Conferenza dei capigruppo che si chiama tecnicamente “ufficio di presidenza”, in cui sono presenti tutte le forze politiche rappresentate nel Senato. All’interno di quest’organo, si stabiliscono le priorità da assegnare a certi argomenti. Si crea, così, una maggioranza politica che è quella che sostiene il governo ed è compito della maggioranza indicare al presidente della Commissione quali sono le priorità che si intendono trattare.
Diversi argomenti e disegni di legge erano stati presentati, nelle scorse settimane, tra cui leggi sulla tutela degli animali o sul doppio cognome o sulla tutela delle donne ecc. In tutto una ventina di proposte, a cui è stato dato l’assenso, l’unica proposta su cui non si è trovato un accordo comune è stato il ddl Zan, presentato come priorità assoluta. Perciò come afferma Pillon, nel suo video “di fronte a questa volontà di spaccare la maggioranza a tutti i costi, il Presidente non ha potuto far altro che prendere atto e chiudere la partita dicendo che non se la sentiva di spaccare la maggioranza politica che sostiene il governo, con un voto e quindi ha rimandato tutto nella conferenza dei Capigruppo di Aula e lì speriamo che avvenga una mediazione alta, capace di rispondere alle urgenze degli italiani che non sono certo quelle legate ai corsi gender.”
Nel chiudere il discorso, Pillon ha sottolineato, ancora una volta, che non lascerà che venga calendarizzato un provvedimento che rischia di compromettere la libertà delle persone“.
Non sappiamo che cosa sia accaduto. Ma riportiamo la reazione molto dura dei responsabili del Family Day:
“Family day: stupiti e preoccupati da incardinamento di ddl inutile e liberticida, bocciato anche da vescovi e femministe
Il Family Day esprime tutto il suo sconcerto e grande delusione per la decisione della Commissione giustizia del Senato di incardinare il Ddl. Pd, M5s, Leu e Italia viva sono degli irresponsabili e violano l’appello all’unità del premier Draghi e del presidente Mattarella, portando avanti una proposta inutile e dannosa.
Il centro-sinistra ha rifiutato di ascoltare il grido delle associazioni familiari, dei vescovi italiani, delle femministe e di tante voci di estrazione liberale che hanno espresso molte perplessità su questo provvedimento liberticida.
In un momento di crisi economica e sanitaria senza precedenti, una parte di maggioranza vuole tenere il parlamento occupato a parlare di un testo divisivo, che introduce nell’ordinamento un vago e pericoloso concetto di identità di genere, che apre a derive liberticide e all’indottrinamento nelle scuole tramite corsi affidati alle sigle lgbt, rallentando così la discussione e l’approvazione delle riforme necessarie per implementare il recovery plan.
Si tratta di un’iniziativa meramente ideologica perché non esiste alcun vuoto normativo, essendo presenti nel codice penale tutti gli strumenti giuridici volti a perseguire e condannare chi si è reso colpevole di discriminazioni e violenze motivate dall’orientamento sessuale, comprese le aggravanti per abietti e futili motivi, e questo lo dimostrano numerose e severissime sentenze già passate in giudicato che hanno giustamente colpito persone che si sono rese protagoniste di ignobili atti contro persone omosessuali.
Leviamo quindi il nostro appello ai parlamentari chiamati a decidere sul percorso di questo ddl inutile e liberticida ed esortiamo tutti i nostri simpatizzanti e le donne e gli uomini liberi della nostra nazione a far sentire chiara e forte la loro voce in difesa della libertà. Il Family Day darà battaglia e tornerà a manifestare il suo dissenso nelle piazze italiane”.
Da notare che sul DDL liberticida Zan, che vorrebbe introdurre corsi di Educazione Gender nelle scuole, si sono levate non poche voci certamente lontane dal mondo cattolico, come il leader comunista Marco Rizzo, non poche esponenti del mondo femminista, e personaggi come Platinette.
Sos Ragazzi denuncia la forma di inganno che si cela sotto l’apparenza:
“Gentile sostenitore,
il disegno di legge Zan continua a far discutere. È attualmente fermo in Senato, ma sono molti quelli che sollecitano una revisione prima ancora di un’eventuale approvazione, perché una legge scritta male porta inevitabilmente ad interpretazioni controverse.
E le interpretazioni controverse riducono quegli stessi diritti che la legge dovrebbe tutelare. In breve, il disegno di legge presentato dal piddino Zan si è trasformato in un pericoloso manifesto ideologico.
A pensarla così sono in tanti. Sta circolando da alcuni giorni anche un appello di «donne e uomini che fanno riferimento all’area politica del centrosinistra, ispirati ai valori di estrazione democratica e progressista», provenienti «da esperienze sociali e culturali differenti», che si sono «sempre schierati in battaglie contro ogni discriminazione».
Le prime firme, quasi duecento, sono quelle di politici, intellettuali, professionisti e simpatizzanti di Pd e Italia Viva, tutti seriamente preoccupati che il lavoro di Zan rischi di «ridurre pesantemente diritti e interessi delle donne e la libertà di espressione».
A promuovere l’appello, tra gli altri, la scrittrice e regista Cristina Comencini, il filosofo e storico Beppe Vacca, la storica Emma Fattorini, la filosofa Francesca Izzo, l’ex presidente di Arcigay Aurelio Mancuso, i consiglieri comunali del Pd Piergiorgio Licciardello (Bologna) e Alice Arienta (Milano), Maria Teresa Menozzo, della direzione nazionale Pd.
Questo perché il ddl Zan è scritto male. Ed è capito peggio.
Un esempio su tutti, il monologo di Luciana Littizzetto all’interno di Che tempo che fa, trasmissione in onda domenica 18 aprile, su Rai Tre.
«Vorrei spendere due parole su Pillon e il decreto Zan. Questo decreto dice che se tu insulti o picchi una persona per il suo orientamento sessuale, per il suo genere o per la sua disabilità, devi subire una condanna pecuniaria e/o penale. Cosa ci sia di strano non lo so».
Di strano, cara signora Littizzetto, c’è che quello a firma Zan non è un decreto, tanto per iniziare.
E se si vuole fare onestamente informazione, bisogna essere chiari e conoscere la materia, o si rischiano strafalcioni e perdita di credibilità. Oltre ad una serie di riprese sui social.
Si continua a discutere di ddl Zan in Senato, ma Italia Viva ha dichiarato in aula di essere d’accordo con le obiezioni del mondo femminista, aprendo così una vera e propria crisi per il disegno di legge sull’omotransfobia. Si è ormai ben capito, anche all’interno della maggioranza, che c’è qualcosa che non va nella sua formulazione e che la questione non si può ridurre allo scontro tra paladini della libertà e della democrazia da un lato e omofobi cattivoni, dall’altro, perché è in gioco la libertà di espressione stessa. Cosa è accaduto in questi giorni lo sveliamo con dettagli e retroscena.
Eppure non tutti riescono a filtrare le parole delle Littizzetto di turno, pronte a manipolare l’opinione pubblica; in tanti si fanno abbindolare dagli slogan a favore di questo ddl liberticida. Sì, liberticida, perché una legge simile finirà inevitabilmente col fare da scudo per coprire, giustificare ed imporre il pensiero arcobaleno, rispetto al quale ci si dovrà coattivamente adattare.
Ricordiamo, infatti, che la proposta del piddino Zan prevede la reclusione:
– fino a 18 mesi o una multa fino a 6.000 euro per chi commette atti di discriminazione fondati su sesso, genere, orientamento sessuale o identità di genere, disabilità;
– fino a 4 anni per chi istiga a commettere o commette violenza per gli stessi motivi.
La legge prevede anche due inquietanti misure di ri-educazione: l’inserimento di programmi di sensibilizzazione nelle scuole e l’istituzione della giornata nazionale contro l’omofobia, il 17 maggio.
Nel caos che è e che produrrà il ddl, allora, sarà permesso dire che un figlio ha diritto ad avere un padre e una madre? Sarà perseguitato come gesto discriminatorio l’affermare che, per natura, esistono solo maschi e femmine? Saranno puniti i genitori che si opporranno all’indottrinamento scolastico?
Non si tratta di allarmismi, ma di paure reali, basate sulle parole dello stesso onorevole Zan, che lo scorso agosto, in una trasmissione in onda su Radio Capital disse: “la libertà di pensiero non è un valore assoluto”.
L’ultimissima campagna social lo dimostra: l’hashtag #diamociunamano individua foto di scritte sul palmo della mano a favore del ddl Zan. E il politico, il cantante, l’attore si deve adeguare, fotografare e pubblicare. Non si è affatto liberi, già ora. Figuriamoci a ddl approvato!
Ma SOS Ragazzi lotterà per impedire che venga approvato il “reato d’opinione” e che i nostri figli vengano manipolati dalle teorie gender.
Ti ringrazio ancora una volta per il sostegno che confermi a questa campagna, al fianco dei tuoi figli, a difesa del nostro futuro”.
E infine vi riportiamo il comunicato della Presidenza della Cei, che definiremmo morbiduccio; e si esprime quando già c’è la calendarizzazione, cioè in tempi certamente meno utili, per fermare questo progetto contro la libertà e l’umanità…a fronte di chi – e sono molti – afferma che il DDL Zan è semplicemente inutile e dannoso, i don Abbondio in carica invitano al dialogo!
Troppi i dubbi: serve un dialogo aperto e non pregiudiziale
La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, riunitasi lunedì 26 aprile, coe- rentemente a quanto già espresso nel comunicato del 10 giugno 2020, nel quadro della vi- sione cristiana della persona umana, ribadisce il sostegno a ogni sforzo teso al riconosci- mento dell’originalità di ogni essere umano e del primato della sua coscienza. Tuttavia, una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna.
In questi mesi sono affiorati diversi dubbi sul testo del ddl Zan in materia di violenza e discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere, condivisi da persone di diversi orizzonti politici e culturali. È necessario che un testo così impor- tante cresca con il dialogo e non sia uno strumento che fornisca ambiguità interpretative.
L’atteggiamento che è stato di Gesù Buon Pastore ci impegna a raggiungere ogni persona, in qualunque situazione esistenziale si trovi, in particolare chi sperimenta l’e- marginazione culturale e sociale.
Il pensiero va in particolare ai nostri fratelli e sorelle, alle nostre figlie e ai nostri figli, che sappiamo esposti anche in questo tempo a discriminazioni e violenze.
Con Papa Francesco desideriamo ribadire che «ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza» (Amoris Laetitia, 250).
Alla luce di tutto questo sentiamo il dovere di riaffermare serenamente la singolarità e l’unicità della famiglia, costituita dall’unione dell’uomo e della donna, e riconosciamo anche di doverci lasciar guidare ancora dalla Sacra Scrittura, dalle Scienze umane e dalla vita concreta di ogni persona per discernere sempre meglio la volontà di Dio.
Auspichiamo quindi che si possa sviluppare nelle sedi proprie un dialogo aperto e non pregiudiziale, in cui anche la voce dei cattolici italiani possa contribuire alla edifica- zione di una società più giusta e solidale.
Roma, 28 aprile 2021
La Presidenza deLLa Cei