di Federico Catani
Fonte: Sos Ragazzi
Il disegno di legge Zan continua a far discutere. È attualmente fermo in Senato, ma sono molti quelli che sollecitano una revisione prima ancora di un’eventuale approvazione, perché una legge scritta male porta inevitabilmente ad interpretazioni controverse.
E le interpretazioni controverse riducono quegli stessi diritti che la legge dovrebbe tutelare. In breve, il disegno di legge presentato dal piddino Zan si è trasformato in un pericoloso manifesto ideologico.
A pensarla così sono in tanti. Sta circolando da alcuni giorni anche un appello di «donne e uomini che fanno riferimento all’area politica del centrosinistra, ispirati ai valori di estrazione democratica e progressista», provenienti «da esperienze sociali e culturali differenti», che si sono «sempre schierati in battaglie contro ogni discriminazione».
Le prime firme, quasi duecento, sono quelle di politici, intellettuali, professionisti e simpatizzanti di Pd e Italia Viva, tutti seriamente preoccupati che il lavoro di Zan rischi di «ridurre pesantemente diritti e interessi delle donne e la libertà di espressione».
A promuovere l’appello, tra gli altri, la scrittrice e regista Cristina Comencini, il filosofo e storico Beppe Vacca, la storica Emma Fattorini, la filosofa Francesca Izzo, l’ex presidente di Arcigay Aurelio Mancuso, i consiglieri comunali del Pd Piergiorgio Licciardello (Bologna) e Alice Arienta (Milano), Maria Teresa Menozzo, della direzione nazionale Pd.
Questo perché il ddl Zan è scritto male. Ed è capito peggio.
Un esempio su tutti, il monologo di Luciana Littizzetto all’interno di Che tempo che fa, trasmissione in onda domenica 18 aprile, su Rai Tre.«Vorrei spendere due parole su Pillon e il decreto Zan. Questo decreto dice che se tu insulti o picchi una persona per il suo orientamento sessuale, per il suo genere o per la sua disabilità, devi subire una condanna pecuniaria e/o penale. Cosa ci sia di strano non lo so».
Di strano, cara signora Littizzetto, c’è che quello a firma Zan non è un decreto, tanto per iniziare.
E se si vuole fare onestamente informazione, bisogna essere chiari e conoscere la materia, o si rischiano strafalcioni e perdita di credibilità. Oltre ad una serie di riprese sui social.
Eppure non tutti riescono a filtrare le parole delle Littizzetto di turno, pronte a manipolare l’opinione pubblica; in tanti si fanno abbindolare dagli slogan a favore di questo ddl liberticida. Sì, liberticida, perché una legge simile finirà inevitabilmente col fare da scudo per coprire, giustificare ed imporre il pensiero arcobaleno, rispetto al quale ci si dovrà coattivamente adattare.
Ricordiamo, infatti, che la proposta del piddino Zan prevede la reclusione:
– fino a 18 mesi o una multa fino a 6.000 euro per chi commette atti di discriminazione fondati su sesso, genere, orientamento sessuale o identità di genere, disabilità;
– fino a 4 anni per chi istiga a commettere o commette violenza per gli stessi motivi.
La legge prevede anche due inquietanti misure di ri-educazione: l’inserimento di programmi di sensibilizzazione nelle scuole e l’istituzione della giornata nazionale contro l’omofobia, il 17 maggio.
Nel caos che è e che produrrà il ddl, allora, sarà permesso dire che un figlio ha diritto ad avere un padre e una madre? Sarà perseguitato come gesto discriminatorio l’affermare che, per natura, esistono solo maschi e femmine? Saranno puniti i genitori che si opporranno all’indottrinamento scolastico?
Non si tratta di allarmismi, ma di paure reali, basate sulle parole dello stesso onorevole Zan, che lo scorso agosto, in una trasmissione in onda su Radio Capital disse: “la libertà di pensiero non è un valore assoluto”.
L’ultimissima campagna social lo dimostra: l’hashtag #diamociunamano individua foto di scritte sul palmo della mano a favore del ddl Zan. E il politico, il cantante, l’attore si deve adeguare, fotografare e pubblicare. Non si è affatto liberi, già ora. Figuriamoci a ddl approvato!
Ma SOS Ragazzi lotterà per impedire che venga approvato il “reato d’opinione” e che i nostri figli vengano manipolati dalle teorie gender.
Ti ringrazio ancora una volta per il sostegno che confermi a questa campagna, al fianco dei tuoi figli, a difesa del nostro futuro.
Un caro saluto,
Federico Catani
Direttore della campagna SOS Ragazzi