tratto da: UnaVox
di Don Guillaume d’Orsanne , FSSPX
Giotto – Il bacio di Giuda
Pronto, polizia? I nostri vicini sono usciti senza maschera, sono 7 persone in casa loro, si sono stretti la mano, sento cantare in chiesa, ecc. Il numero di denunce di vicini è letteralmente esploso in Francia, grazie ai nuovi vincoli per motivi ufficialmente sanitari, raggiungendo il 70% delle chiamate [1]. Queste denunce possono essere atti di virtù? Le loro motivazioni sono lodevoli? Prima di tutto, bisogna fare una distinzione: il presunto atto cattivo è una semplice offesa personale o un vero pericolo per la società?
L’offesa personale
Nel Vangelo, Nostro Signore dà alcuni princípi per correggere uno dei nostri fratelli che ci avrebbe offeso personalmente: «Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano» [2].
Il motivo principale di questa correzione è chiaramente la carità: intervengo, non per vendicarmi di un danno personale, ma perché questo fratello è un peccatore e voglio renderlo migliore. Come dice San Giovanni Crisostomo: «Nota che questo rimprovero non deve essere fatto sotto l’ispirazione della vendetta, ma con il solo scopo di correggere il nostro fratello» [3]. Essendo così presupposta la carità, i mezzi comandati da Cristo appaiono con un ordine preciso, e la denuncia alla Chiesa è solo al terzo posto, e solo quando gli altri hanno fallito.
Il Catechismo classifica questa correzione fraterna – così delicata e importante – tra le opere di misericordia spirituale. Per la pratica virtuosa di questo compito, ci sono delle condizioni:
– che ci sia un vero peccato;
– che uno sia mosso dalla carità;
– che ci sia una fondata speranza di emendamento del colpevole.
Negli altri casi ci si asterrà dall’agire e non ci si dispenserà dal pregare per il peccatore.
Un pericolo da evitare
Questo caso è diverso dal primo: non si tratta più di correggere un peccatore, ma di impedire un danno. Se qualcuno pecca segretamente contro il bene comune, sono tenuto a denunciarlo ai superiori?
In un articolo della sua SommaTeologica, notevole per il suo equilibrio e la sua conoscenza dell’uomo, San Tommaso d’Aquino riassume le regole per una denuncia giusta:
«Vi sono dei peccati segreti che sono nocivi per il prossimo, corporalmente o spiritualmente; quando per esempio qualcuno tratta segretamente per consegnare la città ai nemici; o quando,in privato, un eretico si allontana dalla fede. Poiché chi pecca in questo modo in segreto non danneggia solo te, ma anche gli altri, bisogna fare subito una denuncia, per impedire il male; a meno che non ci siano buone ragioni per credere che questo risultato possa essere raggiunto subito con un’ammonizione segreta» [4].
Queste distinzioni pratiche si applicano altrettanto bene sia in tempo di guerra sia in tempo di ricreazione: un bambino che racconta all’insegnante una colpa minore di un compagno di classe sarà giustamente chiamato spione, o scarafaggio, e gli si dirà: «Hai ragione, quello che ha fatto il tuo compagno di classe non è buono, ma sono affari suoi». Ma se lo stesso bambino vede che qualcuno sta dando fuoco alla scuola, fa un’opera buona denunciandolo, e peccherebbe persino tacendo!
Vi sono quindi tre tipi di peccati in materia: la denuncia calunniosa (che comunque deve essere riparata), la denuncia di un fatto reale, ma non grave; e la denuncia ispirata da motivi spregevoli.
I sicofanti
Nell’antichità esistevano dei delatori professionisti, remunerati per il lavoro.
Delatori per i Romani; Sicofanti per i Greci; questi personaggi talvolta erano apprezzati dai governanti, ma naturalmente erano fortemente mal visti dai cittadini: ne è testimone una commedia di Aristofane, Gli Acarnesi, in cui un Sicofante si prende una bella bastonata, con grande soddisfazione del pubblico! È comprensibile che una società in cui regna il sospetto reciproco sia insopportabile e che sia necessario lottare contro questi spioni.
Ma i fatti sono fatti: i delatori sono sempre esistiti nella storia dell’umanità, soprattutto in tempi difficili. Il re Davide ne ha pagato il prezzo in diverse occasioni [5] così come i cattolici fedeli alla loro fede e al loro re durante i disordini rivoluzionari, e i coraggiosi francesi durante l’ultima guerra, per citarne solo alcuni. Non è sorprendente che, grazie ai confinamenti e alle restrizioni, queste razze che si sperava fossero estinte ricompaiono oggi.
Ma la domanda è: perché?
Un uomo con la mascherina che cammina non è più pericoloso per la società di un altro che corre o cammina mentre fuma, perché denunciare il primo? È per carità verso chi cammina? È per evitare un danno grave? Qual è il motivo di questi moderni sicofanti moderni?
L’avarizia? No, questo mestiere non è più lucrativo al giorno d’oggi.
L’orgoglio? Senza dubbio come d’abitudine.
La paura? Certo e diciamo pure il terrore.
– E’ necessario che io urli contro i lupi – disse il commissario a Madre Maria [6] come per giustificare la sua codardia.
Che altro?
I farisei, che filtravano il moscerino e ingoiavano il cammello, sarebbero stati i loro maestri, essi che si ammantavano dell’obbedienza a una legge materiale a scapito dei veri comandamenti. Seguendo il loro esempio, il vero senso civico è stato sostituito da un surrogato di virtù cristiana, un senso civico legalistico e roboante, eccitato dal martellare dei media.
Che, infine?
L’invidia. Questa gioia malvagia nel vedere gli altri puniti senza altro motivo; questa tristezza altrettanto malvagia nello scoprire la libertà negli altri e non in se stessi; questa falsa soddisfazione nel trovarsi dalla parte dei più potenti e nel pensare come la maggioranza; tutto questo rivela la triste natura decaduta degli schiavi del diavolo che non vivono sotto il regime della grazia.
Così, anche oggi, la carità soprannaturale sembra essere l’antidoto al detestabile veleno della delazione.
NOTE
1. France Info, 14 avril 2020 – La Croix, 7 mai 2020
2. Matteo 18, 15-17
3. San Giovanni Crisostomo, Omelia 60
4. Somma teologica IIa IIæ q. 33 a. 8
5. Si veda in particolare 1 Samuele capitoli 22 et 23
6. Bernanos, I Dialoghi delle Carmelitane, Quadro 4, scena XI