“Come ti chiami? Luigi Carlo Capeto.
Quanti anni hai? 8, sono cittadino della repubblica francese.
Tuo padre si chiamava? Luigi Capeto.
Di professione? Fu re, tiranno e pervertito.
Perché è morto? Per volontà del popolo.
Chi era tua madre? Maria Antonietta d’Austria.
Di professione? Regina e sgualdrina.
Perché è morta? Per volontà del popolo.
Cosa vuoi dirci in loro memoria. Che sputo sulle loro tombe”
Questo il drammatico interrogatorio che conclude la prima parte del film La primula rossa del 1982 e mostra il piccolo prigioniero, il delfino di Francia nelle mani dei suoi aguzzini costretto ad infangare il nome dei suoi genitori. Il suo calvario inizia il 13 agosto del 1792 quando con la sua famiglia viene imprigionato e dopo la morte dei genitori (21 gennaio, il Re Luigi XVI e il 16 ottobre 1793 la Regina Maria Antonietta) diviene Re di diritto e affidato alle cure della famiglia materna. Affidamento che viene revocato il 3 luglio e inizia così una lunga agonia fatta di angherie, torture fisiche e psicologiche per mano di una coppia di sans-culotte, un ciabattino, Antoine Simon e una donna delle pulizie, Marie-Jeanne. È proprio Simon che, nel dialogo del film, fa le domande al piccolo Re Luigi XVII. Nel gennaio del 1794 Simon deve lasciare l’incarico e, dopo la morte di Robespierre avvenuta nel luglio del 1794 si riesce a vedere lo stato dei prigionieri nella Torre, ma è troppo tardi, il piccolo muore di stenti l’8 giugno dell’anno successivo. Il medico che fa l’autopsia, porta via il cuore reale che passa di mano in mano: dal medico ad uno studente di medicina, dall’arcivescovo di Parigi alla famiglia Orleans, poi i Borbone spagnoli. Infine il duca di Beauffremont che ne diviene proprietario e lo conserva nella basilica di Saint Denis. Un confronto col dna dei capelli materni conferma che quel piccolo cuore appartiene a l “enfant du Temple”, il piccolo re del quale pochi si ricordano e ancora meno ricordano il giorno della sua morte a soli dieci anni.