E’ il mattino del 13 maggio 1917 quando vicino a un grande leccio appare ai tre pastorelli Lucia do Santos, Francesco e Giacinta Marto, una bella Signora “splendente di luce” ed a Lucia che le ha domandato : “Di dove siete Bella Signora?” la Bella Signora vestita di bianco risponde : “Sono del cielo” (e la Madonna alza la mano per indicare il cielo) Già, sabato 27 aprile, nel pomeriggio, alle ore 15,30 in punto, veniva proprio dal cielo la statua della Madonna di Fatima mentre la grande folla orante (e quanti giovani!) la salutava, con i fazzoletti bianchi, quando l’elicottero ha atterrato presso l’Aviosuperficie “Figliano” dei Signori Modi, a Borgo San Lorenzo, nel Mugello “dove Giotto e l’Angellico nacque”.
Intanto si levava il dolce canto dell’Ave Maria di Fatima in onore della beatissima Vergine:Il tredici maggio – apparve Mariaai tre pastorelli – in Cova d’Iria Ave, Ave, Ave MariaAve, Ave, Ave Maria
L’emozione dell’immensa folla di fedeli era grande, quasi palpabile – dei preti mugellani erano presenti soltanto il pievano di Borgo San Lorenzo don Luciano Marchetti e il cappellano don Antonio Lari, segno evidente che, oggi, la devozione per la Madonna è più sentita nei fedeli che nel clero – e il primo a rendere omaggio alla Beata Vergine è stato proprio il pilota dell’elicottero Mimmo Buoncristiani che, commosso e onorato, per aver trasportato la Madonna con il suo velivolo, ha voluto baciarLa prima di ripartire. Poi, in un breve tragitto dall’elicottero all’altare, la statua della “Bella Signora”, sorretta da un Missionario dell’Istituto dei Servi del Cuore Immacolato di Maria e scortata da due Carabinieri in alta uniforme e da due valletti è stata quindi portata, processionalmente, davanti al vescovo S. E. Rev.ma Mons. Guido Pozzo che, coaudiuvato dal parroco di Luco Don Cristian Comini, l’ha incoronata.
E non vi nego che molti erano gli occhi pieni di lacrime, a cominciare dai miei; profonda commozione per chi, come il sottoscritto, ricordava le sue infinite infedeltà guardando – con la mediazione di Maria – alla Misericordia del Signore, ma anche alla sua inesorabile giustizia tanto che la Madonna di Fatima mostrò ai pastorelli la terribile visione dell’inferno con le anime dei dannati tra i tormenti…ma tutti ha rianimato la visione della Vergine Santissima che, su un giaciglio di fiori, veniva portata a spalla in processione dai confratelli, in cappa bianca, della Compagnia di Luco, preceduta da tre deliziosi bambini in veste dei tre pastorelli (Lucia, Giacinta e Francesco) e dal clero, con il vescovo, il parroco don Comini e il Diacono Giuliano e i tanti “ministranti”, in talare e cotta ; quindi le autorità con, in prima fila, con la fascia tricolore, il Sindaco di Borgo San Lorenzo Paolo Omoboni, i Comandanti della Compagnia e della Stazione dei CC, con altri ufficiali, sottufficiali e militi, il Comandante della Finanza e quello della Polizia Municipale, il Corpo degli Alpini e i molti Carabinieri in congedo, i confratelli e le consorelle della Venerabile Confraternita di Misericordia in cappa nera (foltissima la delegazione della sezione della Misericordia di Luco), le confraternite con i loro labari, il labaro dei donatori di sangue “Fratres”, la protezione civile che ha effettuato un impeccabile “servizio d’ordine” durante i tre chilometri di processione che ha sfilato, con canti e laudi, accompagnati dalla “Filarmonica Marco da Galliano” e l’Orchestra “Sarabanda” – bravissimi davvero – fino alla chiesa di San Pietro in Luco Mugello…e le strade impavesate dai colori mariani “biancoceleste”, i tappeti, i fiori e i lumi alle finestre, una folla che faceva ala al passaggio della Madonna, uno scampanio festoso e argentino e i tanti fedeli, che prima delle centinaia e centinaia di quelli arrivati con la processione, avevano già riempito la chiesa : una chiesa che – parafrasando le parole della piccola Maria Maddalena de’ Pazzi (poi Santa) sussurrate alla mamma che tornava dalla Messa dove aveva preso la Santa Comunione : “Mamma voi sapete di Gesù” – che aveva davvero “il sapore del Cristo”…”come il mulino odora di farina e la chiesa d’incenso e cera fina” (Pezzani), ovverosia il profumo delle api e dei fiori; odor di pane di vino, di olio, ovverosia di grano e di vite, di olivo…e mi pareva, in quella chiesa di Luco,- dove campeggiava e campeggia il Trono di Maria Santissima, dove il vescovo Mons.
Pozzo ha pronunziato un’omelia stupenda, dove riusuonava sotto la navata barocca la bella e deliziosa musica del canto gregoriano dell’Estro Armonico Fiorentino e dove il silenzio e il raccoglimento hanno sottolineato la grandezza e la solennità della Consacrazione, ovvero il Pane e il Vino che diventano Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signor Gesù Cristo – di ritornare, tanti e tanti anni fa, bambino, quando la mamma mi portò, in quell’ospedale di Luco, l’antico convento a cui è annessa la chiesa, a trovare, a sera, un parente caro, e si sentiva recitare il Rosario nelle corsie – “era il maggio odoroso”,era il mese delle rose,era il mese di Maria – e poi un canto dolcissimo alla Madonna :“Dell’aurora tu sorgi più bella / coi Tuoi raggi a far lieta la terra / e tra gli astri che il cielo rinserra / non c’è Stella più bella di Te.
“Ora la Messa è finita, il vescovo, con il clero e i ministranti, esce di chiesa processionalmente, sciama la gente e il Diacono Giuliano inizia la recita del Santo Rosario di fronte alla Madonna di Fatima, quel Rosario che teneva in mano Maria durante le apparizioni : “In mano un Rosario – portava Maria – che addita ai fedeli – del cielo la via” quella Corona che facciamo scorrere tra le nostre dita in vita e che le legherà nella morte, come scrive il nostro Tito Casini, il Virgilio cristiano e mugellano : “Così io non avrò nulla a temere, avendo tra le mie mani la mia difesa, in te la mia avvocatura(…) Così la corona della mia vita, la corona della mia morte, diverrà la corona della mia eternità”.
Ai confessionali c’è una lunga fila di persone – in un mondo in cui i confessionali restano troppo spesso “vuoti”- e si sente la gente che scandisce la bella “Ave Maria”…quanta fede, quante preghiere, quanta commozione, quante lacrime, quante speranze e quanta gioia…Fuori c’è Francesco Atria, un giovanissimo paracadutista della “Folgore” , un “ragazzo” che sente l’identità ed è attaccato alla Tradizione (da “Tradere” ovvero tramandare – “Tradidi quod et accepi” ovvero “vi tramando quello che ho ricevuto”) ma nello stesso momento riesce a “dominare” a cavalcare la modernità e piegarla al suo volere; è in talare, con sopra la cotta e manovra il “suo” drone : “Anch’io – mi dice – ho servito le funzioni ed ho seguito la processione, con il mio drone, perché le riprese che ho fatto, come faccio anche nell’esercito, e che ti invierò per la pubblicazione sul giornale, servono al mio archivio e, spero, anche a quello parrocchiale per tramandare ai posteri questa giornata epocale”
E con il cuore gonfio di gioia e di speranza nella cara “Mamma celeste”, prima di andarmene, saluto Francesco e, tanto per dare un tocco di “antica e bellezza” che si contrappone alla “vecchia bruttezza” della liturgia moderna,come aveva fatto la Filarmonica gallianese salutando l’arrivo del vescovo con l’Inno Pontificio, lo saluto in latino e gli dico :Cor Jesu! Adveniat Regnum Tuum e lui mi risponde Adveniat per Mariam
Sì, o Signore, fai che, presto, venga il Tuo Regno, attraverso Maria, com’Ella – la Vergine Benedetta che schiacciò la testa al Serpente padre dell’odio e dell’orgoglio – ci ha promesso a Fatima con queste parole dolcissime : “Infine il mio Cuore Immacolato trionferà”.
PUCCI CIPRIANI
Foto di: Francesco Atria
Fonte: ilGalletto