tratto da Europa Cristiana
di Cristina Siccardi
Il domenicano francese Jean Dominique Fabre, ordinato sacerdote nel 1988 e autore di diverse pubblicazioni, ha realizzato due testi sulle figure del padre e della madre, mentre don Alain Delagneu della Fraternità Sacerdotale San Pio X si è occupato delle linee da seguire nell’ambito dell’educazione cristiana. Stiamo parlando di tre libri dati alle stampe dalle Edizioni Piane, che citiamo per ordine di pubblicazione: Il padre di famiglia (2019), Da Eva a Maria. La madre cristiana (2020), L’educazione cristiana (2023).
Si tratta di una trilogia indirizzata sia ai giovani sposi dei tempi odierni sia a chi ha dimenticato la natura dell’essere donna, dell’essere uomo e dell’essere educatore, ognuno nel proprio ruolo. Essere genitori è un’arte tanto complessa quanto esaltante nel suo concretizzare la pienezza dell’esistenza dei diversi componenti della famiglia, che andranno a concorrere, nelle scelte che saranno fatte dal nucleo familiare stesso e/o da ciascuno, a beneficio o maleficio della società. Domanda padre Delagneau: «Cosa c’è di più trascendente nella vita dell’umanità? Il bambino o l’adolescente, com’è stato giustamente detto, è una “speranza”, “speranza piena di promesse per la famiglia, per la patria, per tutta la società umana, ma allo stesso tempo speranza preziosa per la Chiesa, per il Cielo, per Dio stesso a immagine e somiglianza del quale è stato fatto, e del quale è o dev’essere il figlio”[1]»[2].
I genitori svolgono un compito che non può essere delegato a nessun altro: «Essi hanno una missione», afferma padre Fabre, «che nessuno potrà svolgere al loro posto, al punto che una dimissione da parte loro avrebbe delle conseguenze tragiche e spesso irreparabili. Essi hanno dunque il dovere di meditare spesso sulla grandezza della posta in gioco della loro vocazione»[3].
È impossibile definire la paternità senza l’esplicito riferimento alla maternità nelle loro manifestazioni di procreazione, di educazione e di autorità, ma «poiché lo spirito moderno tende a livellare ogni differenza, può essere utile considerare separatamente la vocazione del padre e della madre di famiglia, sperando di distinguerle al solo fine di meglio unirle»[4]. Infatti, essendo mutata totalmente la consapevolezza sessuale (privata e pubblica), da cristiana a laicista, a partire soprattutto dalla rivoluzione culturale del ’68, quando sono esplose le istanze femministe sorte dal liberalismo, è necessario prendere in considerazione separatamente le due entità, maschio e femmina e le due specificità per poi osservare la loro perfetta complementarietà pensata e voluta dal Creatore ai fini dell’educazione dei figli e delle figlie.
Riprendere il corretto concetto di paternità aiuta a crescere meglio, in equilibrio e stabilità: «Così come il virgulto ha bisogno di un tutore e la vite della forbice del vignaiolo, così il bambino ha bisogno di una guida ferma e spesso anche di una correzione energica che gli darà la stabilità nel bene e metterà ordine nelle passioni. Tuttavia il padre di famiglia deve sempre tenere a mente questa frase di san Paolo: “Ogni autorità viene da Dio” (Rm 13,1). Il capo non è il proprietario delle anime che gli sono affidate, ma ne è solamente il gerente. È solo il rappresentante di Dio e deve quindi usare della sua autorità in nome di Dio e nient’altro»[5], nella vera libertà che viene solo da Gesù Cristo.
Nelle pagine dedicate alla figura paterna, Fabre spiega molto bene la posizione offerta da san Paolo, tanto criticata e malvista dall’ideologia femminista e postfemminista, che ha fatto della rivalità e dell’odio sessista il motore propulsore. Nella Lettera ai Corinzi circa la relazione d’affetto e familiare da stabilirsi fra uomo e donna, san Paolo invita al rispetto delle identità, che per natura sono diverse. Ecco che è essenziale conoscere realmente che cosa sia un uomo e che cosa sia una donna per poter, senza pregiudizi di stampo laicista, far maturare il meglio di se stessi all’interno di una famiglia, realizzando la propria singola natura e quella degli altri membri del corpo familiare.
La donna, ricorda padre Fabre, possiede un’anima spirituale e libera: è figlia di Dio per mezzo della Grazia soprannaturale ed è chiamata a collaborare con suo marito alla grande opera della procreazione. «Poi il Signore disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: io gli farò un aiuto simile a lui”» (Gen 2,18). Da qui la collaborazione, il rispetto reciproco, riconoscendo che l’uomo è il capo famiglia, mentre la donna ne è il cuore, e capo e cuore formano l’armonia del buon andamento della famiglia. L’influsso benefico della donna come aiuto del marito è messo in evidenza da san Pietro: «Donne, siate soggette ai vostri mariti, affinché se alcuni di loro non obbediscono al Vangelo, siano guadagnati, senza parole, dalla condotta delle loro mogli, vedendo la vostra maniera di vivere casta e riservata»[6]. Commenta questa asserzione padre Fabre in Da Eva a Maria. La madre cristiana: «Il primo Papa precisa chiaramente che l’influenza della donna sul marito non è quella dell’insegnamento, che rivelerebbe dell’autorità; la donna non è la mamma di suo marito. Qui si tratta piuttosto dell’irradiamento dell’esempio, del riflesso di uno specchio che trasmette una bellezza che viene da un’altra parte»[7], una bellezza di carattere spirituale, la cui forza è mirabile e straordinaria nella sua potenza: la donna, laddove il marito trascuri i suoi doveri, può essere in grado non solo di migliorare la sua condotta, ma anche di salvarlo, come spesso è accaduto e accade a spose e madri di famiglia che vivono intensamente nello spirito di fede.
Don Alain Delagneu, anche attraverso il rimando di alcune indicazioni del magistero dei Pontefici dell’età ante Concilio Vaticano II (dal Concilio in poi, quando lo spirito del mondo ha avvelenato il Credo, sono saltati i principi cristiani che tengono in piedi una famiglia cristiana) riporta alla luce il significato di educare proprio secondo i principi cristiani e così, in una società secolarizzatrice e dissacratoria come quella di oggi, viene offerto uno strumento atto a vincere gli errori e gli orrori (si pensi all’educazione al gender) a cui si è giunti in decenni di follie, in cui si è perso il concetto distinto di male e bene, di virtù e vizi, di doveri e diritti, di giorni vissuti in grazia di Dio oppure nel peccato mortale.
Più che le parole, nell’azione educativa, conta l’esempio, e nulla lo può sostituire: è una lezione di vita che s’imprime in maniera indelebile nei bambini, producendo considerazione e stima, e più queste si accrescono e più aumenta l’autorevolezza nell’insegnamento. Ed è in questo preciso “segreto” che il figlio troverà la forza di superare ostacoli spirituali e materiali lungo la sua vita terrena, in preparazione di quella eterna.
L’esempio, il tempo trascorso insieme al figlio (la non latitanza del genitore), le risposte ragionevoli e sagge date ai quesiti che il figlio stesso presenta sono essenziali in quest’epoca di deviazioni e depravazioni generalizzate, di confusione e di depressione, basti dire che avviene un suicidio ogni 10 ore nella sola Italia: più di due ogni giorno che passa, questo è il tragico dato rilevato dall’Osservatorio Suicidi della Fondazione Brf – Istituto per la Ricerca in Psichiatria e Neuroscienze. Il maggior numero di persone che hanno cercato e trovato la morte si è registrato nel Nord Italia (240 episodi da inizio del 2023), seguito dal Sud (230) e dal Centro (138).
Afferma don Delagneu: «Le onde delle passioni, delle idee liberali e rivoluzionarie del mondo moderno, esigono […] un’educazione solida e profonda, se non si vogliono vedere i fanciulli trascinati da questo degrado e quella corruzione universali»[8]. Ecco che è assolutamente giunto il momento di rendersi contro della gravità della questione educativa, pertanto occorre essere preparati, come genitori, sulle cause della crisi della fede e della società, sulle ragioni per cui dilagano la delinquenza minorile, la violenza in genere, il malessere, la fragilità, la paura, l’uso di alcol, la dipendenza dal sesso, dai social, dalla droga, dall’alcol, sul perché esiste un’enorme incapacità di avere relazioni affettive sincere e stabili. «Ciascuno di noi», scrive ancora l’autore, «può richiamare alla memoria l’esempio di questi o quei genitori che hanno voluto al contempo essere cristiani e conservare lo spirito del mondo e, a forza di concessioni, hanno visto i propri figli allontanarsi in maniera impressionante dalla vita cristiana. Nella crisi della società, la neutralità non serve che al nemico»[9].
Ebbene, tentare di trasmettere la fede e la morale senza combattere contro gli errori e i peccati moderni, significa condannare i figli ad essere vittime della corrente corruttrice che tutto travolge. Come sosteneva la dottrina di san Giovanni Bosco – fra i più grandi maestri della pedagogia cristiana di tutti i tempi, che lanciò una campagna eccezionale contro gli errori, trasformando migliaia e migliaia di lupi in agnelli – l’educazione, in modalità preventiva, va sviluppata su tre pilatri: la Ragione, la Religione, l’Amorevolezza; senza questi elementi lo spirito del mondo incatena a sé le sue prede, torturandole e dannandole. La libertà di Cristo, che rende forti e sereni, è tutt’altra cosa: impariamola, viviamola e trasmettiamola, anche attraverso questi preziosi libri, a figli e nipoti.
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[1] Pio XII, Radiomessaggio ai partecipanti al IV Congresso Interamericano di Educazione Cattolica, 5 agosto 1951.
[2] Alain Delagneau, L’Eduzione cristiana, Edizioni Piane, Casale Monferrato (AL) 2023, p. 9.
[3] Jean-Dominique Fabre, Il padre di famiglia, Edizioni Piane, Casale Monferrato 2023, p. 5.
[4] Idem.
[5] Jean-Dominique Fabre, Il padre di famiglia, Edizioni Piane, Casale Monferrato 2023, p. 28.
[6] 1Pt 3,1.
[7] Jean-Dominique Fabre, Da Eva a Maria. La madre cristiana, Edizioni Piane, Casale Monferrato 2020, p. 20.
[8] A. Delagneau, L’educazione cristiana, Edizioni Piane, Casale Monferrato 2023, p. 10.
[9] A. Delagneau, L’educazione cristiana, Edizioni Piane, Casale Monferrato 2023, pp. 10-11.