NOLITE TIMERE
Meditazione nell’attesa della Nascita
del Santissimo Redentore
Dormi, o Celeste: i popoli
Chi nato sia non sanno;
Ma il dì verrà che nobile
Retaggio tuo saranno;
Che in quell’umil riposo,
Che nella polve ascoso,
Conosceranno il Re.
Manzoni, Il Natale
Tra meno di due settimane, per grazia di Dio, si concluderà questo 2020 segnato da avvenimenti terribili e da grandi sconvolgimenti sociali. Mi sia permesso formulare una breve riflessione, con la quale rivolgere uno sguardo soprannaturale tanto al recente passato quanto all’imminente futuro.
I mesi che ci lasciamo alle spalle rappresentano uno dei momenti più bui nella Storia dell’umanità: per la prima volta, dalla nascita del Salvatore, le Sante Chiavi sono state usate per chiudere le chiese e limitare la celebrazione della Messa e dei Sacramenti, quasi anticipando l’abolizione del Sacrificio quotidiano profetizzata da Daniele, che avverrà durante il regno dell’Anticristo. Per la prima volta la Pasqua di Risurrezione ha costretto molti fra noi ad assistere alle funzioni via internet, privandoci della Comunione. Per la prima volta ci siamo accorti, con dolore e sgomento, della diserzione dei nostri Vescovi e dei nostri parroci, asserragliati nei loro palazzi e nelle loro canoniche per timore di un’influenza stagionale che ha mietuto quasi lo stesso numero di vittime degli ultimi anni.
Abbiamo visto – per così dire – i generali e gli ufficiali abbandonare il loro esercito, e in alcuni casi raggiungere lo schieramento nemico, imponendoci una resa incondizionata alle assurde ragioni della pseudo-pandemia. Mai, nel corso dei secoli, tanta pusillanimità, tanta codardia, tanta smania di assecondare i nostri persecutori ha trovato terreno fertile in chi dovrebbe essere per noi guida e condottiero. E ciò che maggiormente ha scandalizzato molti di noi è stata la constatazione che questo tradimento ha coinvolto i vertici della Gerarchia molto più dei sacerdoti e dei semplici fedeli. Proprio dal più alto Soglio, dal quale ci saremmo dovuti aspettare un intervento autorevole e fermo in difesa dei diritti di Dio, delle libertà della Chiesa e della salvezza delle anime, ci sono giunti gli inviti ad obbedire a leggi inique, a norme illegittime, a ordini irrazionali. E nelle parole che da Santa Marta i media hanno prontamente diffuso, abbiamo riconosciuto tanti, troppi ammiccamenti al linguaggio iniziatico dell’élite globalista: fraternità, reddito universale, nuovo ordine mondiale, build back better, great reset, niente sarà più come prima, resilienza. Tutte parole della neolingua, che testimoniano l’idem sentire di chi le pronuncia e di chi le ascolta.
Si è trattato di un’intimidazione vera e propria, una minaccia neppure troppo velata, con la quale i nostri Pastori hanno ratificato l’allarme pandemico, seminato terrore tra i semplici, abbandonato a se stessi i moribondi e i bisognosi. Si è giunti, nel colmo di un cinico legalismo, a proibire ai sacerdoti di ascoltare le Confessioni e di amministrare gli ultimi Sacramenti a chi era abbandonato nelle terapie intensive; a privare di una sepoltura religiosa i nostri morti, a negare il Santissimo Sacramento a tante anime.
E se sul versante religioso ci siamo visti trattare come estranei e sbarrare l’accesso alle nostre chiese come ai Saraceni d’un tempo, mentre continuava implacabile l’invasione di immigrati irregolari a rimpinguare le casse delle associazioni sedicenti umanitarie; sul versante civile e politico abbiamo scoperto la vocazione alla tirannide dei nostri governanti, che una retorica ormai sconfessata dalla realtà vorrebbe farci considerare rappresentanti del popolo sovrano. Dai capi di Stato ai Primi Ministri, dai governatori delle regioni ai sindaci, ci sono stati imposti i rigori della legge come a sudditi ribelli, a sospetti da sorvegliare fin nell’intimità delle mura domestiche, a criminali da inseguire nella solitudine dei boschi o lungo la riva del mare. Abbiamo visto persone trascinate a forza da militari in assetto antisommossa, anziani multati mentre andavano in farmacia, negozianti costretti a tenere abbassate le serrande, ristoranti a cui venivano imposte costose misure di sicurezza per poi decretarne la chiusura.
Abbiamo sentito con sconcerto decine e decine di sedicenti esperti – la maggior parte dei quali privi di qualsiasi autorevolezza scientifica e in buona parte in grave conflitto di interessi per i loro legami con le case farmaceutiche o con organismi sovrannazionali – pontificare nei programmi televisivi e sulle pagine dei giornali a proposito di contagi, vaccini, immunità, positività a tamponi, obbligo di mascherine, rischi per gli anziani, contagiosità degli asintomatici, pericolosità dello stare in famiglia. Ci hanno rintronato con parole arcane quali “distanziamento sociale” e “assembramenti”, in una serie infinita di contraddizioni grottesche, di allarmi assurdi, di minacce apocalittiche, di precetti sociali e cerimonie sanitarie che hanno sostituito i riti religiosi. E mentre costoro – tutti lautamente pagati per i loro interventi ad ogni ora del giorno – terrorizzavano la popolazione, i nostri governanti e i politici ostentavano la mascherina davanti alle telecamere, per poi togliersela appena possibile.
Forzati a mascherarci come esseri anonimi e senza volto, ci hanno imposto una museruola, assolutamente inutile per evitare il contagio e nociva alla salute, ma indispensabile per farci sentire sottomessi e omologati. Ci hanno impedito di esser curati con le terapie conosciute e valide, promettendoci un vaccino che ora vogliono rendere obbligatorio ancor prima di conoscerne l’efficacia, dopo averlo testato in modo incompleto; e per non mettere a rischio gli enormi profitti delle case farmaceutiche, hanno concesso l’immunità per i danni che i loro vaccini dovessero causare alla popolazione. Un vaccino gratuito, ci hanno detto, ma che verrà pagato con i soldi dei contribuenti anche se i produttori non garantiscono che proteggerà dal contagio.
In questo scenario che ripropone gli effetti disastrosi di una guerra, l’economia dei nostri Paesi è prostrata, mentre si arricchiscono le aziende del commercio online, le società di consegna a domicilio, le multinazionali della pornografia. Chiudono i negozi ma rimangono i centri commerciali e i supermercati: monumenti al consumismo in cui chiunque, anche con il Covid, continua a riempire il proprio carrello di prodotti stranieri, mozzarelle tedesche, arance del Marocco, farina canadese, telefonini e televisori made in China.
Il mondo si appresta al Great Reset, ci dicono ossessivamente. Nulla sarà più come prima. Dovremo abituarci a «convivere con il virus», sottomessi a una perpetua pandemia che alimenta il Moloch farmaceutico e legittima sempre più odiose limitazioni delle libertà fondamentali. Coloro che sin dall’infanzia ci hanno catechizzato al culto della libertà, della democrazia, della sovranità popolare oggi ci governano privandoci della libertà in nome della salute, imponendo la dittatura, arrogandosi un potere che nessuno ha mai conferito loro, né dall’alto né dal basso. E quel potere temporale che la Massoneria e i Liberali hanno contestato ferocemente ai Romani Pontefici viene oggi rivendicato da loro a parti invertite, nel tentativo di sottomettere la Chiesa di Cristo al potere dello Stato, con l’approvazione e la collaborazione degli stessi vertici della Gerarchia.
Da tutto questo quadro umanamente sconsolante emerge un dato ineludibile: vi è una spaccatura tra chi detiene l’autorità e chi vi è sottoposto, tra governanti e cittadini, tra Gerarchia e fedeli. Un monstrum istituzionale, in cui il potere civile e religioso sono quasi interamente nelle mani di personaggi senza scrupoli, nominati in ragione della loro assoluta inettitudine e ampiamente ricattabili; il loro ruolo non è quello di amministrare l’istituzione ma di demolirla, non di rispettarne le leggi ma di infrangerle, non di tutelarne i membri ma di disperderli e allontanarli. Ci troviamo insomma dinanzi alla perversione dell’autorità, non dovuta al caso o all’imperizia ma perseguita con determinazione e seguendo un piano prestabilito, un unico copione sotto un’unica regia.
Abbiamo così governanti che perseguitano i cittadini e li trattano come nemici, mentre accolgono e finanziano l’invasione di criminali e clandestini; forze dell’ordine e magistrati che arrestano e multano chi infrange il distanziamento sociale, mentre ignorano ostentatamente delinquenti, stupratori, assassini e politici traditori; insegnanti che non trasmettono la cultura e l’amore del sapere, mentre indottrinano gli allievi al gender e al mondialismo; medici che si rifiutano di prestare le cure ai malati, ma impongono un vaccino geneticamente modificato di cui ignorano l’efficacia e gli effetti collaterali; Vescovi e preti che negano i Sacramenti ai fedeli, ma che non perdono occasione per propagandare la propria incondizionata adesione all’agenda globalista in nome della Fratellanza massonica.
Chi si oppone a questo rovesciamento di ogni principio del vivere civile si trova abbandonato, solo, senza una guida che permetta di unire le forze. La solitudine, infatti, consente ai nostri comuni nemici – poiché tali si sono ampiamente dimostrati – di instillare la paura, lo sconforto, la sensazione di non poter far fronte comune per resistere agli assalti di cui siamo fatti oggetto. Sono soli i cittadini davanti agli abusi del potere civile, soli i fedeli davanti all’arroganza dei Prelati eretici e viziosi, soli quanti nelle istituzioni vorrebbero dissentire, levare la voce, protestare.
La solitudine e la paura aumentano quando diamo loro una consistenza, mentre svaniscono se pensiamo che ognuno di noi ha meritato che la Seconda Persona della Santissima Trinità si incarnasse nel seno purissimo della Vergine Maria: qui propter nos homines et propter nostram salutem descendit de coelis. E qui veniamo ai Misteri che ci apprestiamo a contemplare in questi giorni: l’Immacolata Concezione e il Santissimo Natale. Da essi, cari fratelli, possiamo trarre una rinnovata speranza con la quale affrontare gli eventi che ci attendono.
Anzitutto, dobbiamo ricordare che nessuno di noi è mai davvero solo: abbiamo al nostro fianco il Signore, che vuole sempre il nostro bene e che per questo non ci fa mai mancare il Suo aiuto e la Sua grazia, se solo gliela chiediamo con fede. Abbiamo accanto la Vergine Santissima, Madre amorevole e nostro sicuro rifugio. Abbiamo vicino le schiere degli Angeli e la moltitudine dei Santi, che dalla gloria del Cielo intercedono per noi al Trono della divina Maestà.
La contemplazione di questa sublime comunità che è la Santa Chiesa, la mistica Gerusalemme di cui siamo cittadini e membra vive, dovrebbe persuaderci che l’ultima cosa che dobbiamo temere è di esser soli, e che non vi è alcun motivo di avere paura, anche se il demonio si scatena per farcelo credere. La vera solitudine è all’Inferno, dove le anime dannate non hanno alcuna speranza: quella è la solitudine di cui dobbiamo veramente avere terrore; e dinanzi ad essa dobbiamo invocare la perseveranza finale, ossia poter meritare dalla Misericordia di Dio una santa morte. Una morte alla quale dobbiamo essere sempre preparati conservandoci in stato di grazia, nell’amicizia con il Signore.
Certo, le prove che stiamo affrontando in questo momento sono tremende, perché ci danno la sensazione che il male trionfi, che ognuno di noi si trovi abbandonato a se stesso, che i malvagi siano riusciti ad avere la meglio sul pusillus grex e sull’intera umanità. Ma non era forse solo Nostro Signore nel Getsemani, solo sul legno della Croce, solo nel Sepolcro? E per tornare al mistero del Natale ormai imminente: non erano forse soli la Madonna e San Giuseppe, quando si trovarono costretti a trovare rifugio in una stalla perché non erat locus illis in diversorio? Immaginate come doveva sentirsi il padre putativo di Gesù, nel vedere la Sua santissima Sposa prossima al parto, nel freddo della notte della Palestina; pensate alle loro preoccupazioni nel fuggire in Egitto, sapendo che il Re Erode aveva sguinzagliato i propri soldati per uccidere il Bambino Gesù. Anche in quei terribili frangenti la solitudine della Sacra Famiglia era solo apparente, mentre Dio disponeva tutto secondo i Suoi piani, inviava un Angelo ad annunciare la nascita del Salvatore ai pastori, muoveva nientemeno che una stella per chiamare dall’Oriente i Magi ad adorare il Messia, mandava i cori dei Suoi Angeli a cantare sulla grotta di Betlemme, avvertiva San Giuseppe di fuggire per scampare alla strage di Erode.
Anche a noi, nella solitudine del lockdown a cui molti di noi sono costretti, nell’abbandono in ospedale, nel silenzio delle strade deserte e delle chiese chiuse al culto, il Signore viene a portare la Sua compagnia. Anche a noi Egli manda il Suo Angelo a ispirarci santi propositi, la Sua Santissima Madre a consolarci, il Paraclito a darci conforto, dulcis hospes animae.
Non siamo soli: non lo siamo mai. Ed è questo, in fondo, che gli autori del Great Reset temono maggiormente: che ci rendiamo conto di questa realtà soprannaturale – ma non per questo meno vera – che fa crollare il castello di carte dei loro inganni infernali.
Se pensiamo di avere al nostro fianco Colei che schiaccia il capo del Serpente, o l’Arcangelo che ha sguainato la spada per scacciare Lucifero negli abissi; se ci ricordiamo che il nostro Angelo Custode, il nostro Santo Patrono, i nostri cari in Cielo e in Purgatorio sono con noi: di cosa mai dovremmo aver paura? Vogliamo credere che il Dio degli eserciti schierati si faccia qualche scrupolo a sbaragliare qualche servo dell’eterno sconfitto?
Colei che nel 630 ha salvato Costantinopoli dall’assedio, terrorizzando gli Avari e i Persiani apparendo terribile in cielo; che nel 1091 a Scicli, invocata come Madonna delle Milizie, si è mostrata su una nuvola splendente scacciando i Saraceni; che nel 1571 a Lepanto e che nuovamente a Vienna, nel 1683, come Regina delle Vittorie, ha concesso la vittoria all’armata cristiana contro il Turco; che durante la persecuzione anticattolica del Messico ha protetto i Cristeros e respinto l’esercito del massone Elias Calles non ci negherà il Suo santo aiuto, non ci lascerà soli nella battaglia, non abbandonerà quanti ricorreranno a Lei con la preghiera fiduciosa nel momento in cui il conflitto è decisivo e lo scontro si avvicina alla fine.
Abbiamo avuto la grazia di comprendere in cosa questo mondo potrebbe trasformarsi, se rinneghiamo la Signoria di Dio e le sostituiamo la tirannide di Satana. Questo è il mondo ribelle a Cristo Re e a Maria Regina, in cui ogni giorno si offrono a Satana migliaia di vite innocenti nel ventre delle loro madri; questo è il mondo in cui il vizio e il peccato vogliono cancellare ogni traccia di bene e di virtù, ogni memoria della Religione cristiana, ogni legge e vestigio della nostra civiltà, ogni traccia dell’ordine che il Creatore ha dato alla natura. Un mondo in cui bruciano le chiese, si abbattono le Croci, si decapitano le statue della Vergine: questo odio, questa furia satanica contro Cristo e la Madre di Dio è il marchio del Maligno e dei suoi servi. Dinanzi a questa Rivoluzione totale, questo maledetto Nuovo Ordine Mondiale che dovrebbe preparare il regno dell’Anticristo, noi non possiamo ancora credere che sia possibile alcuna fratellanza se non sotto la Legge di Dio, né che sia possibile costruire la pace se non sotto il manto della Regina della Pace. Pax Christi in regno Christi.
Il Signore ci darà la vittoria, solo quando ci inchineremo a Lui come nostro Re. E se non possiamo ancora proclamarLo Re delle nostre Nazioni a causa dell’empietà di chi ci governa, possiamo nondimeno consacrarGli noi stessi, le nostre famiglie, le nostre comunità. E a chi osa sfidare il Cielo in nome del «Niente sarà più come prima» noi rispondiamo invocando Dio con rinnovato fervore: «Com’era nel principio, e ora e sempre, e nei secoli dei secoli».
Preghiamo la Vergine Immacolata, tabernacolo dell’Altissimo, perché nella meditazione del Santo Natale del Suo divin Figlio ormai prossimo, Ella dissipi la nostra paura e la solitudine, raccogliendoci adoranti intorno alla mangiatoia. Nella povertà del presepe, nel silenzio della grotta di Betlemme risuona il canto degli Angeli; risplende la vera e unica Luce del mondo, adorata dai pastori e dai Magi; si inchina il creato ornando la volta celeste con una splendente cometa. Veni, Emmanuel: captivum solve Israël. Vieni, o Emanuele: libera il tuo popolo prigioniero.
+Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
13 Dicembre 2020
Dominica Gaudete, III Adventus
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