Tratto da: Formiche.net

Gennaro Malgieri legge L’Isola misteriosa di Roberto de Mattei. Nel libro, s’intrecciano storie che potremmo trasporre nel nostro tempo. E valgono a farci capire i progressi che la decadenza ha compiuto alla quale ci si può opporre soltanto con gli strumenti della verità

Roberto de Mattei ci sorprende ancora. Assai piacevolmente. Regalandoci un altro libro, il secondo, che è un saggio nei contenuti, ma si presenta stilisticamente come un’opera narrativa, articolata in tre racconti concatenati, che esplicitano profonde problematiche filosofico-teologiche con semplicità e grazia. Protagonista è il “governo della Provvidenza”, e la trama, riecheggiando il precedente analogo libro Trilogia romana, si dispiega tra i mali del nostro tempo, dal modernismo al progressismo al laicismo, dallo scetticismo alla dispersione della fede nella stessa Chiesa. Lo scenario non potrebbe essere più attraente: la Sicilia, della quale, sia pur rifuggendo da ogni tentazione estetica, l’autore ci fa sentire il profumo delle passioni e dell’intelligenza. Sicché L’isola misteriosa (Solfanelli, pp. 140, € 12,00) è un’opera sofisticata e affascinante sotto molti punti di vista, in particolare per l’affresco di vita e cultura siciliane dei primi decenni del secolo scorso che offre al lettore il quale si troverà sbalzato in un mondo nel quale l’intelligenza più viva dell’Isola è impegnata in un confronto a tutto campo sui grandi temi sociali e religiosi, non privi di riferimenti politici.

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Animano i tre racconti personaggi di grandi qualità morali accanto a qualcuno che apertamente tradisce gli insegnamenti ricevuti operando nel seno nel cattolicesimo che intende stravolgere secondo le deprecabili mode culturali del tempo. Spiccano in particolare le figure storiche di sant’Annibale Maria di Francia, di sir Alexander Nelson Hood (discende del grande ammiraglio), il cardinale Giuseppe Francisca-Nava, Don Orione, un manipolo di gentiluomini e nobildonne, ma sopra tutti un professore di igiene di Catania, del quale de Mattei non fa il nome, che “cuce” si potrebbe dire, la vasta narrazione che l’autore propone come una vera e proprio a meditazione sullo sfondo del terrificante terremoto di Messina del 28 dicembre 1908.

La trilogia è fondata su documenti autentici e i racconti si dispiegano nell’ambito della filosofia e della teologia della storia. Il tutto è avvolto nel “mistero” di una Sicilia che conserva il suo fascino tanto nel tormento originato dal Male, quanto nella luce della Rivelazione fornita da alcuni protagonisti.

Sicché il libro è complesso nella fattura, ma estremamente suggestivo. È come se vedessimo muoversi davanti a noi, ad oltre cento anni di distanza, gli attori di una lunga e dirompente disputa su ciò che la modernità produceva e che si è allungato, esplodendo violentemente, fino ai noi nostri giorni.

Alcuni comprimari di grande valore storico, come il clinico Antonio Cardarelli ed il suo assistente Giuseppe Moscati, poi santificato, accentuano l’interesse sulle dispute che s’intrecciano nei racconti di de Mattei e danno vita a riflessioni su scienza e fede la cui attualità è straordinariamente evidente. Cardarelli dice al professore: “Il rischio che vedo è quello di ridurre la medicina a un metodo meccanico, dimenticando la persona del paziente”. Ecco il centro della questione ora come allora: la persona. E su di essa s’intreccia una dinamica dialettica che coinvolge tutti i protagonisti delle storie narrate, a cominciare da Moscati, il quale s’inserisce nella discussione tra i due cattedratici osservando: “La scienza medica, come tutte le scienze, è per sua natura fallibile. E nell’ultimo secolo mi sembra che abbia imboccato una strada sbagliata, quella del materialismo meccanicista, che ignora l’esistenza dell’anima del malato e lo considera un puro ammasso di cellule”. Aggiungendo: “La conseguenza è che gli studi medici sono orientati verso la patologia e non siamo preparati a educare il prossimo alla prevenzione della malattia, che non è solo igiene fisica, ma anche equilibrio psichico e morale del paziente”. Parole definitive. Parole che avrebbero fatto strada nel nostro tempo, ma in maniera distorta o semplicemente asseverando un meccanicismo di tipo materialista. Se l’anima è malata, non può che ammalarsi anche il corpo.

Il capovolgimento dell’assunto ha offerto allo scientismo il destro per relativizzare fino ad annullare gli aspetti spirituali connessi alle patologie umane e ai disastri naturali, fondando in un certo modo quell’ideologia ecologista che non tiene conto della conservazione della natura e dunque del creato, ma mette sullo stesso piano ogni cosa dimenticando l’uomo, e naturalmente Dio, al centro dell’universo, come se la preservazione della natura dovesse essere un “fatto” politico, anzi, un pretesto per modificare la struttura del mondo secondo i canoni di un progressismo senz’anima votato all’utilitarismo ed al relativismo.

Ma è il progresso, appunto, l’altro grande tema le pagine dell’Isola misteriosa. Unitamente al disastro di Messina esso apre lo scenario del grande inganno che si perpetua in Europa dalla Rivoluzione francese. E tocca ad un uomo di scienze, quale il professore di Igiene catanese, mettere a posto le idee. In una prolusione universitaria, egli dice: “La scienza accompagna e facilita il Progresso, ma scopre le impronte funeste che esso lascia su larghi strati della società e segnala i virgulti di dolore che si avvinghiano tenaci al tronco fronteggiante della civiltà. Strappate un ramo di questo albero meraviglioso e goccioleranno lacrime e sangue”. Un prezzo gravosissimo che l’uomo paga al progresso. Al punto che esso riverbera i suoi danni nell’urbanesimo, “triste fenomeno più psichico che materiale, demografico e sanitario insieme.

“Si abbandona così la campagna – dice il professore -, ossia la terra, gli alberi, il sole, per affollarsi e soffocarsi nelle città polverose, rumorose, febbrili, dove lo spazio, la luce, l’aria stessa sono contesi, dove intere famiglie si ammassano in spazi ristretti, dove le infezioni divampano senza riparo, dove il rallentamento dei freni morali , i cresciuti bisogni, la corsa al piacere, favoriscono il libero amore e le conseguenti malattie sessuali, rendono tardivi i matrimoni, esasperano l’individualismo”. Il prodotto di tutto ciò è il tipo umano “moderno”, quello che si intravedeva agli inizi dell’altro secolo e oggi domina in tutto il mondo e con lui le stigmate della civiltà si perdono mentre la menzogna penetra nella Chiesa che dovrebbe proteggere il Creato e l’uomo ed invece si affilia a culti pagani e tribali in ossequio a interessi che nulla hanno di umano, ma soltanto asserviti alla causa della distruzione e della Fabio citazione delle ragioni della vita come nei disastri che la recidono, dal terremoto di Messina alla pandemia dei nostri giorni.

Il plot narrativo è efficace e gradevole; il tratteggio dei personaggi rivela la mano e la mente di uno scrittore autentico che ha avuto un attimo maestro, suo padre; l’eccezionalità che de Mattei coglie nelle considerazioni dei personaggi e nel dispiegarsi di eventi anche minimi che connotano una società ancora sana, capace di reagire alle provocazioni moderniste è sotto ogni profilo rivelatrice di una intelligenza votata allo scandaglio del Bene e del Male.

Ne L’Isola misteriosa s’intrecciano storie che potremmo trasporre nel nostro tempo. E valgono a farci capire, una volta di più, i progressi che la decadenza ha compiuto alla quale ci si può opporre soltanto con gli strumenti della verità. Si legge ad un certo punto: “Dio ha un piano per ognuno di noi e noi dobbiamo solo cercare di uniformare la nostra volontà a quella divina”. Anche quando tutto sembra congiurare contro di noi dobbiamo sapere che il governo della Provvidenza ha approntato un piano per il quale non saremo mai soli. Ed in queste pagine c’è spazio anche per una riflessione sulla morte che frettolosamente abbiamo rimosso.