di Pucci Cipriani
“(…) Il sole,voglio dire, risorgerà, tornerà,dopo la notte, a brillare,a rallegrar dal cielo la terra, perché,perché è il sole e Dio ha disposto che così fosse a nostra vita e conforto.Così, aggiungevo, è e sarà della Messa-la Messa “nostra” cattolica, di sempre e di tutti: il nostro sole spirituale, così bello e santo e santificante – contro l’illusione dei pipistrelli, stanati dalla Riforma, che la loro ora, l’ora delle tenebre,non debba finire;e ricordo: su questa mia ampia terrazza eravamo in molti, l’altr’anno a guardar l’eclisse totale del sole; ricordo, e quasi mi par di risentire, il senso di freddo, di tristezza e quasi di sgomento, a vedere, a sentir l’aria incaliginirsi e addiacciarsi via via,ricordo il silenzio che si fece sulla città,, mentre le rondini, mentre gli uccelli scomparivano,impauriti, e ricomparivano svolazzando nel cielo i ripugnanti chirotteri. A uno che disse quando il sole fu interamente coperto:- E se non si rivedesse più? – rammento che nessuno rispose,quasi non si addicesse, in questo lo scherzo…
Il sole (la nostra Messa, di sempre e di tutti n.p,c) si rivide, infatti, il sole risorse dopo la breve diurna notte, bello come prima e, come ci parve, più di prima, mentre l’aria si ripopolava di uccelli e i pipistrelli tornavano a rintanarsi.”
Cfr: Tito Casini :”Nel fumo di satana, Verso l’ultimo scontro” Ed LEF Firenze 1976
Eravamo una trentina l’altro giorno davanti alla cappellina della SS.Annunziata presso la Villa de “Gli Ochi” a Borgo San Lorenzo ed io ricordo – e gli occhi mi si riempion di lacrime – quando, una volta all’anno, lo zio, Giangiacomo Castri, proprietario della Villa, faceva celebrare in quella stessa cappellina, che porta il nome della sua mamma e della mia nonna Annunziata (Nunziatina), la S.Messa in latino da don Mario Faggi per i defunti della famiglia Castri.
E don Mario Faggi “saliva all’altare”, intonando quella meravigliosa laude che non conoscevamo,la sapeva solo lui…io l’ho imparata a Ronta, tanti anni dopo, al termine della Messa di don Hernan che fu offeso,perseguitato, aggredito, umiliato e cacciato dai modernisti(farò in seguito nomi e cognomi degl’infami!) per il suo amore per l’antica liturgia:
Giglio intatto e purissima rosa
che rallegri la terra ed il cielo
tu che sempre, qual madre amorosa,
consolasti l’umano dolor
Deh sorridi sul nostro Mugello
bella Vergine Madre d’amor(bis)
…………………………
Ti ricorda che questo bel suolo
ove Giotto e l’Angelico nacque
ti ricorda dei Santi lo stuolo
che in Valcava morian pel Signor!
Siamo qui ed attendiamo l’inizio della S.Messa che segna l’inizio dell’attività per l’anno sociale 2024 – 2025 della Comunione Tradizionale; si potrebbe credere di avere a che fare con un gruppo di attempati nostalgici…e invece son tutti giovani o giovanissimi, innamorati di questo Sacro Rito Antico, il più importante della Chiesa (la Chiesa vivrà finché esisterà una particola validamente consacrata!) per cui il pane e il vino , dopo le parole della formula, diventeranno Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signor Gesù Cristo.
Mi sento quasi a disagio, con i miei 79 anni, mentre arrivano giovani papà e mamme con nelle carrozzine i loro bambini e Dea,sposatasi con Francesco Atria, nove mesi fa, con la Messa tradizionale;ora, con il “pancione”, perché sta per nascere, tra pochi giorni, una nuova Maria (Maddalena Maria), che, con le altre due bimbe di Guido e Marianna (Maria Vittoria e Maria Lucilla) saranno le “Tre Marie” che cantano le lodi dell’Altissimo. Lorenzo Gasperini, che vive nel suo Empireo insieme ad Aristotele e a San Tommaso, e che, dopo il sacro rito, ci parlerà dell’importanza e della bellezza della Messa tradizionale, ha voluto portare, da Cecina, la sua nonna, la signora Laura (94 anni e fino a pochi anni fa gestiva una merceria che apriva al mattino e chiudeva, a sera, tirando giù la Saracinesca), Lorenzo la chiama la ” mia nonnina” e nel cristianesimo è bello l’uso del vezzeggiativo ed è un segno distintivo del buon cattolico l’amore per i genitori e per i nonni. Le ultime parole di Gesù sulla croce furono : “Eli, Eli lama sabactani” ovvero il Figlio si rivolge al Padre chiamandolo : “Babbino…Babbino…”
Per trovare un sacerdote per celebrare la S.Messa ci siamo dati da fare – i nostri cari don Stefano Carusi e don Luigi erano occupati in Abruzzo per il loro apostolato, i sacerdoti della FSSPX erano ad Econe per gli esercizi spirituali – e il nostro celebrante don Mario era libero solo il 5 settembre che,guarda caso, è il giorno del mio compleanno – e forse anche per questo mi sono deciso di chiedere allo zio permesso di usare la cappellina – che, credetemi, non ho mai festeggiato (festeggio solo l’onomastico il 19 marzo il giorno di San Giuseppe)perché questa festa americanpaganeggiante mi disturba con l’imbecillità dei coretti augurali, delle candeline e delle torte)…Mi viene in aiuto Ascanio Ruschi, un giovanissimo avvocato fiorentino, che io considero un po’ l’anima della Controrivoluzione Toscana ovvero il naturale continuatore della Tradizione che ha avuto in Firenze il suo “Patriarca” nel Conte Neri Capponi : “Facciamo una giornata di ringraziamento alla Madonna per i tuoi 79 anni e per i 63 anni della tua milizia nella Tradizione chiedendo alla cara Mamma celeste l’aiuto per le battaglie che sosterremo in questo anno sociale , ricordando anche i nostri morti, senza pacchianate moderne”
E sia!
Dopo la laude alla Madonna :”Mira il tuo popolo oh bella Signora / che pien di giubilo oggi ti onora…”
il sacerdoto inizia la celebrazione davanti a fedeli attenti e commossi in questa cappellina “fiorita d’occhi di bambini” con l’altare ornato da Luca Margheri con tanti gigli bianchi.
Introibo ad altare Dei – “ad Deum qui laetificat juventutem meam
Già, il Signore che allieta la mia giovinezza e – scrive il prefatore al mio libro “La memoria negata” Ed.Solfanelli Chieti 2020- “(una frase) che la Santa Chiesa fa recitare a tutti, vecchi o giovani d’anagrafe, perché la giovinezza è lì, in quella serenità di cuore che supera tutte le prove che la vita ci impone, è in quel coraggio e in quella Fede sicura e testarda, che non accetta di piegarsi alla ‘moda’ , di rendersi gradita al salotto. E’ la giovinezza che rende la vita bella e luminosa”
E poi il “Memento” la parte più solenne “Memento Domine famulorum famularumque tuarum…”
Sì, ricordati o Signore dei nostri morti, in particolare – come don Mario ha già sottolineato nell’omelia – dei miei nonni Brunetto ed Annunziata Castri, ai quali dedicherò stasera il Rosario quotidiano, e anche del prof.Luciano Cavasicci (è presente la vedova Arch.Maria Pia Roselli e la figlia Caterina)che ha insegnato per quarant’anni, insieme alla moglie, nel Liceo di Borgo… ed era innamorato della Tradizione; e del fornaio di Borgo Francesco Viliani, un personaggio chestortoniano, che veniva alle nostre “Messe clandestine”, pieno di gioia, durante il Covid e che, in occasione della presentazione del libro del prof. Roberto de Mattei sul Beato Pio IX, ci portò una torta grandissima con sopra scritto Viva Pio IX – Viva il Papa Re.
Sciamiamo al canto, fatto con il cuore a “Una voce”, del “Salve Regina” mentre la bravissima Cecilia Scaffardi ci immortala con il suo obiettivo e riecheggia nella mia mente, in questi tempi di persecuzione e di apostasia che fanno tremare, la supplica che negli anni Settanta l’amico scrittore Tito Casini,firenzuolino, rivolse al Santo Padre Paolo VI perché ci rendesse la nostra Messa, di sempre e di tutti, una supplica che, pari pari, senza però sperare nel buon esito, potremmo rivolgere, oggi, a Papa Francesco:
“A voi perciò – e a chi potremmo? a chi andremmo, se non a voi? – leviamo tra le lacrime la nostra supplica: (…)Rendete alla Chiesa la sua Messa!
Rendeteci la nostra Messa: quella “dei nostri antenati e dei nostri Santi”(…)dei nostri Martiri.
Rendeteci la nostra Messa,e finisca così, il “martirio” – a Voi forse ignoto- il “martirio” dei sacerdoti che invocano Dio, per grazia, di non giungere a quell'”Avvento del 1971″ che dovrebbe segnar per tutti la fine della Messa per cui le loro mani furono e restano consacrate.
Dovrebbe, E noi vogliamo creder che non sarà: che, se impedito in questo di imitare un Pasquale II. di dir come lui,”ciò che io feci da uomo lo feci e lo condanno”, Voi imiterete, e come no? nella magnamimità propria della verità, l’altro dei Vostri antecessori – il Santo cui follemente vi hanno opposto e contrapposto- largendo a tutti e in perpetuo la ” dispensa” , la facoltà di celebrar la “Messa di sempre”,con la sua lingua, i suoi riti, il suo canto, che sarà il Credo di sempre, il Credo della Vostra
Profissio fidei, in funzione di Adoro.
Esauditeci Padre Santo, fate che il sogno, il bello, s’inveri presto, e la mano che, paternamente severa,si levò a riprendere si levi ancora(…) a consolare a benedire”
(Cfr. Tito Casini in “L’ultima Messa di Paolo VI” (ed “Il Carro di San Giovanni” Firenze 1971
PUCCI CIPRIANI