Tratto da: Radio Roma Libera
di Roberto de Mattei
Il 2 luglio la tradizione della Chiesa celebra il mistero della Visitazione della Beatissima Vergine Maria (anche se il nuovo calendario liturgico ha spostato la celebrazione al 31 maggio).
Questa festa ricorda la visita che Maria fece ad Elisabetta, sua parente, subito dopo avere ricevuto l’annuncio che sarebbe diventata Madre del Messia per opera dello Spirito Santo.
E’ l’incontro tra due Madri: una porta in grembo il Salvatore dell’umanità, l’altra il suo Precursore.
I due bimbi non hanno ancora visto la luce ma già godono la pienezza della vita spirituale. I loro corpi non sono ancora formati, ma le loro anime hanno la piena ragione e volontà per conoscere e amare Dio. Nel momento in cui la Vergine, che tra le due donne è la più umile, saluta la cugina Elisabetta, il Verbo Incarnato che stava nel suo grembo fece opere meravigliose nel bambino che stava in quello di Elisabetta; “lo mondò dal peccato originale, lo giustificò con la sua grazia, lo riempì di Spirito Santo, gli accelerò l’uso della ragione, lo fece suo profeta, gli diede luce e cognizione del mistero dell’Incarnazione, e gli comunicò tanta allegrezza, che esultava per giubilo nel seno di sua madre” (Ven. Luis de la Puente, Meditazioni, tr. it., Marietti, Torino 1927, vol. II, p. 157).
Contemplando questo mistero non possiamo rimanere indifferenti di fronte allo spettacolo di decine, centinaia milioni di bambini che ogni anno, in tutto il mondo vengono soppressi nel grembo materno e dobbiamo ringraziare la Divina Provvidenza per la storica sentenza con cui il 24 giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha indicato al mondo la possibilità di un’inversione di rotta. L’aborto non è irreversibile. Si può voltare pagina.
Papa Francesco ha spesso definito l’aborto un omicidio, ma non si è pubblicamente rallegrato per la sentenza della Corte Suprema. Il Papa ha taciuto e hanno taciuto i vescovi italiani, con l’eccezione di mons. Antonio Suetta, che ha dichiarato: “Quella della Corte Suprema è una sentenza vera e giusta e speriamo faccia scuola anche da noi”.
Il Papa avrebbe dovuto non solo salutare con gioia l’evento, ma invitare a Roma e ricevere con tutti gli onori i giudici della Corte Suprema, a cominciare da Samuel Alito, il coraggioso estensore della sentenza. A Roma è invece giunta Nancy Pelosi, la speaker della Camera degli Stati Uniti, che ha definito la sentenza della Corte “una decisione crudele, scandalosa, oltraggiosa e straziante. Un insulto. E’ uno schiaffo in faccia alle donne che vogliono usare il proprio giudizio per prendere le proprie decisioni sulla loro libertà riproduttiva”.
Nancy Pelosi si dice cattolica praticante, ma appoggia pubblicamente l’aborto. Eppure il 29 giugno ha fatto la comunione durante la messa presieduta da papa Francesco per la festività dei Santi Pietro e Paolo nella basilica di San Pietro.
Pelosi ha ricevuto la comunione da un sacerdote e prima della cerimonia ha incontrato e ricevuto la benedizione dallo stesso Pontefice. Non è possibile che papa Francesco, la Segreteria di Stato, la Prefettura pontificia che organizza le cerimonie, ignorasse che lo scorso 20 maggio, l’arcivescovo Salvatore Cordileone di San Francisco, che è la diocesi di appartenenza della Pelosi, avesse vietato alla speaker della Camera di ricevere la comunione, a meno che e fino a quando non ripudierà pubblicamente il suo sostegno ai “diritti” dell’aborto, non si confesserà e riceverà l’assoluzione per la sua cooperazione a questo male nel sacramento della Penitenza”.
Mons. Cordileone si è dimostrato un vero pastore della Chiesa e delle anime. Se, a sua volta, papa Francesco avesse proibito a Nancy Pelosi di ricevere la santa comunione e se, contemporaneamente, avesse intonato un Magnificat per la sentenza della Corte Costituzionale americana, avrebbe compiuto un gesto profetico, rompendo il clima di farisaismo e di complicità in cui sono immerse oggi le autorità ecclesiastiche del mondo intero.
Così non è stato e ciò è occasione di profonda tristezza per i cattolici. Il nostro cuore però si rallegra nel giorno della Visitazione, che è il giorno in cui dal Cuore della Madonna prorompé il cantico del Magnificat, che si conclude con queste parole: “ Suscipet Israel puerum suum recordatus misericordiae suae; sicut locutus est ad patres nostros, Abraham et semini ejus in saecula”. “Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per tutti secoli”.
Dio mantiene le sue promesse ed assisterà fino alla fine dei secoli chi è a lui fedele, nei giorni della tempesta. Per questo il canto del Magnificat continua a risuonare sulle nostre labbra nei tempi oscuri e tempestosi che la Provvidenza ci ha dato di vivere. (Roberto de Mattei)